lunedì 28 dicembre 2009

DOMENICA 10 GENNAIO ALLE ORE 10.00: INCONTRO D’INIZIO ANNO CON BRINDISI DI AUGURI



Grugliasco, 7 Dicembre 2009

Ø A tutti gli iscritti della Sezione A.N.P.I. “68 Martiri” di Grugliasco
Ø A tutti i cittadini

OGGETTO: INCONTRO D’INIZIO ANNO CON BRINDISI DI AUGURI, IL GIORNO DOMENICA 10 GENNAIO ALLE ORE 10.00, PRESSO LA SEDE ANPI


Siamo ormai entrati nel 65° anniversario della Liberazione: non è l’Italia che noi volevamo ma malgrado questa grande delusione, noi Partigiani sentiamo il dovere nei confronti di tutti i Caduti per la Libertà e la Pace dei popoli. Se restassimo inermi di fronte ad una serie di tendenze degeneratici che si vanno manifestando nella situazione nazionale ed internazionale: rimane ferma la nostra passione contro tutte le guerre, contro il terrorismo che non ha nessuna giustificazione, pazzesca violenza che colpisce soprattutto innocenti ai quali va la nostra solidarietà e condivisione nel loro dolore.
Migliaia di bambini muoiono privati di sostentamenti e medicine, troppa fame, troppe ingiustizie, troppe guerre, dove vi è solo odore di morte.
Di fronte a questa situazione l’A.N.P.I. ha ancora un importante ruolo da svolgere. Condanniamo il tentativo di coloro che vorrebbero cancellare e abolire la festa nazionale del 25 Aprile, ennesima iniziativa di fare violenza della storia italiana e di quella europea, colpendo i simboli e gli ideali dei protagonisti della lotta vittoriosa contro il nazifascismo.

Per legge fisiologica, gli artefici della Liberazione di 65 anni fa vanno scomparendo, ma l’A.N.P.I. deve continuare a vivere come baluardo di Libertà; nuove forze si sono unite a noi Partigiani per garantire un futuro ed effettuare il delicato passaggio per “la nuova stagione dell’A.N.P.I.”: da un anno circa, alcuni giovani studenti universitari hanno seguito le attività della Sezione, affiancando i Partigiani e impegnandosi ad assumere responsabilità, partecipando sia ad iniziative locali, come il presidio antifascista in piazza a Grugliasco, e sia ad eventi di rilievo nazionale, come la Conferenza Nazionale di Organizzazione tenuta a Chianciano.
Facciamo tutti insieme un’azione di proselitismo per stimolare la partecipazione di più cittadini, per una nuova Resistenza: lanciamo un appello a lottare insieme affinché non sia compromesso il bene prezioso rappresentato dai grandi principi di Democrazia e progresso della nostra Costituzione repubblicana, quotidianamente a rischio.
Teniamo viva la nostra associazione, aderite all’A.N.P.I. – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia!

A tutti gli iscritti un caloroso invito a:

v partecipare, insieme a familiari ed amici, al TRADIZIONALE INCONTRO CON BRINDISI DI AUGURI PER IL PROSSIMO ANNO, IL GIORNO DOMENICA 10 GENNAIO ALLE ORE 10.00, PRESSO LA SEDE ANPI DI GRUGLIASCO, via La Salle 4;

v PARTECIPARE ATTIVAMENTE alle riunioni dell’A.N.P.I. di Grugliasco e alle celebrazioni in ricordo dei Caduti per la Libertà.

v rinnovare sollecitamente la TESSERA PER IL 2010;

v sottoscrivere un abbonamento a PATRIA, il giornale mensile dell’A.N.P.I.;


Ricordiamo che la sede A.N.P.I., sita in via La Salle 4, è come consuetudine aperta ogni venerdì pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 18.00.
Domenica 13/12 l’ANPI sarà presente in piazza 66 Martiri dalle 10.00 alle 12.30 con un Presidio Antifascista (gazebo): passate a trovarci!

ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Fraterni saluti

p. IL COMITATO DIRETTIVO
A.N.P.I. GRUGLIASCO
(il Presidente)
Antonio Falbo

I Sette Fratelli Cervi fucilati 66 anni fa dai fascisti



Ricordiamo con questa canzone i Sette Fratelli Cervi, fucilati il 28 Dicembre 1943 dai fascisti:
- informazioni su Wikipedia
- informazioni sul sito Anpi Nazionale
- sul sito del Museo Cervi di Gattatico (RE)


"La pianura dei sette fratelli"
dei Gang, 1995

E terra e acqua e vento,
non c’era tempo per la paura
nati sotto la stella
quella più bella della pianura,
avevano una falce
e mani grandi da contadini
e prima di dormire
un padre nostro
come da bambini.

Sette figlioli sette
di pane e miele
a chi li do
sette come le note
una canzone gli canterò.
E pioggia e neve e gelo
e fola e fuoco insieme al vino
e vanno via i pensieri,
insieme al fumo su per il camino.

Avevano un granaio,
e il passo a tempo
di chi sa ballare
di chi per la vita
prende il suo amore
e lo sa portare.

Sette fratelli sette
di pane in miele,
a chi li do
non li darò alla guerra
all’uomo nero non li darò.

Nuvola lampo e tuono,
non c’è perdono per quella notte
che gli squadristi vennero
e via li portarono coi calci e le botte.

Avevano un saluto,
e degli abbracci quello più forte
avevano lo sguardo
quello di chi va incontro alla sorte.

Sette figlioli sette,
sette fratelli
a chi li do
ci disse la pianura
questi miei figli
mai li scorderò.

Sette uomini sette
sette ferite
e sette solchi
ci disse la pianura
i figli di Alcide
non sono mai morti.

In quella pianura,
da Valle Re ai Campi Rossi
noi ci passammo un giorno
e in mezzo alla nebbia
ci scoprimmo commossi.

giovedì 24 dicembre 2009

Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa esalta la Decima Mas



In data 23 dicembre 2009 il Ministro della Difesa della Repubblica Italiana Ignazio La Russa si trovava nella caserma Vannucci della Brigata Folgore (Livorno), per pronunciare il suo discorso di auguri di Natale e di fine anno nei confronti della Forze Armate, e affermava:

"C'è l'orgoglio di sapere che le nostre forze armate sono una vera eccellenza, un esempio per le nuove generazioni. La stragrande maggioranza degli italiani guarda a voi con affetto e si sente rappresentata da questi uomini e donne che hanno scelto di servire la patria in armi. Purtroppo abbiamo anche quest'anno avuto dei lutti e pianto la scomparsa di uomini valorosi che si sono spinti fino all'estremo sacrificio nella meritoria opera di consolidamento della pace. Tra i reparti schierati in questo piazzale c'è l'elite delle nostre forze armate, come il Comsubin della marina, erede della non dimenticata Decima Mas".

Ad ascoltare erano presenti i reparti della Brigata Folgore, dell'Aeronautica Militare, della Marina Militare e dei Carabinieri, il discorso ha rivestito quindi carattere di ufficialità.
Il reparto militare denominato "X Mas" ("Decima Flottiglia Mas", per esteso) fu un'unità marina della Regia Marina Italiana, all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, specializzata in incursioni e sabotaggi.
Dopo l'armistizio del 1943 fece parte della Repubblica di Salò, periodo nel quale venne riorganizzata in reparto di fanteria ed impiegata in particolar modo nella lotta antipartigiana nella quale macchiò indelebilmente il proprio nome, distinguendosi per i feroci metodi coi quali affrontò la guerriglia, schierandosi peraltro dalla parte di Hitler, contro quella che sarebbe diventata l'odierna Repubblica Italiana, democratica e antifascista.
Fucilazioni di civili, esecuzioni sommarie, sevizie di ogni tipo, torture, impiccagioni nelle pubbliche piazze (con corpi esposti a lungo) e asportazione ingiustificata di averi per profitto personale (saccheggio), sono alcuni degli aspetti più cupi delle vicende legate alla X Mas, che secondo il Ministro Ignazio La Russa sarebbe degna di essere ricordata.

Con questa petizione intendiamo rendere noto che l'Italia è una repubblica democratica le cui fondamenta poggiano sulla Carta Costituzionale, donataci dall'estremo sacrificio della lotta partigiana e da chiunque si oppose al regime fascista, e mai si dovrebbe elogiare chiunque abbia preso parte a qualsivoglia raggruppamento (civile e militare) di chiaro stampo nazifascista.
A tal proposito, la Legge n.645 del 20 giugno 1952 (Legge Scelba) indica espressamente come reato di apologia del fascismo la propaganda effettuata in favore di "esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche", e prevede condanne (pecuniarie e non) per chi la effettua.
Ribadiamo che l'Italia intera si indigna di fronte a queste affermazioni, chiediamo che il Ministro La Russa si scusi pubblicamente con le vittime della lotta partigiana, con i loro discendenti e con l'Italia intera, affinché non si ripetano in futuro tali gesti.

Chiediamo inoltre che chiunque faccia reato di apologia del fascismo venga giudicato secondo la Legge, che ogni cittadino del popolo italiano è tenuto a rispettare.


Si allega la descrizione della "X Mas", dal sito dell'ANPI Nazionale:

Il processo iniziato a Roma 1'8 febbraio 1948 contro Junio Valerio Borghese portò a conoscenza dell'opinione pubblica alcuni dei servizi più significativi resi dalla "Decima MAS" agli invasori tedeschi.
Nella sentenza di rinvio a giudizio le imputazioni erano, tra l'altro, di aver compiuto "continue e feroci azioni di rastrellamento di partigiani e di elementi antifascisti in genere, talvolta in stretta collaborazione con le forze armate germaniche, azioni che di solito si concludevano con la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e la uccisione degli arrestati, e tutto ciò sempre allo scopo di contribuire a rendere tranquille le retrovie del nemico, in modo che questi più agevolmente potesse contrastare il passo agli eserciti liberatori".
Diversi gli episodi di violenza criminale addebitati alla formazione di Junio Valerio Borghese. Tra questi quelli di Valmozzola, con uccisione di dodici partigiani in combattimento ed esecuzione sommaria di altri otto partigiani catturati; di Crocetta del Montello, con uccisione di sei partigiani e sevizie efferate di altri arrestati; di Castelletto Ticino, con l'uccisione di cinque ostaggi; di Borgo Ticino, con l'uccisione di dodici ostaggi, oltre a "ingiustificate azioni di saccheggio ed asportazione violenta ed arbitraria di averi di ogni genere, ciò che il più delle volte si risolveva in un ingiusto profitto personale di chi partecipava a queste operazioni".
Condannato a una pena più che mite, Borghese poté riprendere, dopo un breve soggiorno in carcere, le sue attività contro la Repubblica.


venerdì 18 dicembre 2009

Giovani del PDL come i fascisti: la Giovane Italia di Treviso vuole abolire Italia dei Valori e Rifondazione Comunista



I giovani militanti del PDL Treviso, riuniti nella Giovane Italia di Treviso, hanno diffuso un comunicato che propone un intervento legislativo volto ad abolire alcune forze di opposizione, IDV e Rifondazione Comunista.
Ricordando come ciò riporti indietro la memoria al Ventennio e alle leggi fasciste di censura e violenta repressione del dissenso volute da Mussolini, riportiamo il comunicato:

«Alla luce dell’ignobile attentato al presidente del consiglio, i giovani del PDL non intendono più tollerare una politica che vede nella violenza fisica e verbale contro l’avversario il suo unico programma. Siamo fermamente convinti della necessità di un intervento istituzionale molto forte che si traduca in una legge abolitiva di quei soggetti politici che hanno come unico scopo l’inneggiare alla violenza e alla disobbedienza civile che in Italia sono IDV e Rifondazione Comunista, nonchè nel sanzionare quei personaggi pubblici che fanno un uso criminoso della loro risonanza mediatica. Porteremo ai rappresentati politici del partito questa istanza. Siamo ad un punto di non ritorno in cui è necessaria la più ferma presa di posizione contro partiti che non hanno nulla a che fare con la democrazia, le parole di Di Pietro subito dopo l’attentato lo confermano. Risulta oramai palese che l’obbiettivo di questi eversivi è quello di scatenare una vera e propria guerra civile. Faremo di tutto per far in modo che il paese non scivoli nel baratro ma oggi più che mai urgono provvedimenti legislativi. Da oggi non faremo sconti a questi seminatori d’odio che vanno estromessi dal quadro politico costituzionale. Abbiamo già dato disposizione a tutti i nostri militanti di segnalarci le generalità di coloro che in provincia di Treviso risultano iscritti ai gruppi che inneggiano all’attentatore, nei prossimi giorni presenteremo in procura nomi e cognomi».

Firmato: Coordinameto Provinciale Giovane Italia Treviso


La risposta di Flavio Arzarello, coordinatore nazionale della Fgci (Federazione Giovanile Comunisti Italiani)

Una proposta che porta alla memoria il periodo fascista. Così almeno la pensa Flavio Arzarello, coordinatore nazionale della Fgci (Federazione Giovanile Comunisti Italiani).
“Quanto chiesto dai giovani del Pdl di Treviso lo abbiamo già sentito durante il ventennio – commenta il giovane comunista – quando le sedi dei partiti antifascisti venivano chiuse per legge o con il manganello”.
“L’uso della parola libertà nel nome della loro organizzazione è davvero uno stupro verbale – aggiunge Arzarello -. Chiediamo al presidente dei giovani del Pdl, nonché ministro che ha giurato sulla Costituzione democratica se è d’accordo con questa richiesta. Un suo silenzio getterebbe un’ombra inquietante anche su di lei”.



La risposta di Paolo Ferrero, portavoce della Federazione della Sinistra

La presa di posizione dei giovani del PdL di Treviso di abolire Rifondazione Comunista e IdV è identica a quella dell’ayatollah Khamenei che vuole abolire l’opposizione in Iran. Per i giovani del PdL come per Khamenei l’opposizione è un insopportabile fardello e la democrazia un fastidio. La differenza è nelle motivazioni: Khamenei vuole abolire l’opposizione in nome della fedeltà all’islam più integralista. I giovani del PdL in nome della libertà. Infatti i giovani del PdL, come i fascisti e i nazisti del secolo scorso, contrappongono la libertà alla democrazia. Libertà di impresa, di reprimere chi dissente, di cacciare i migranti, di favorire i mafiosi e gli evasori con lo scudo fiscale e di sfruttare i lavoratori. La libertà sganciata dalla democrazia è la madre di tutte le dittature e infatti la cosa che sta avvenendo in Italia è la crescita di un movimento fascista che si ammanta dell’idea di libertà.


La risposta di Antonello De Pierro, Presidente dell'Italia dei Diritti

“Ci vuole una bella faccia tosta da parte della Giovane Italia di Treviso a lanciare proposte del genere, questo sempre se la proposta sia stata avanzata seriamente”.
È uno dei passaggi chiave del commento pronunciato da Antonello De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, in merito all’iniziativa alquanto singolare e provocatoria promossa dalla Giovane Italia di Treviso, il movimento giovanile del Popolo della Libertà: abolire per legge quei partiti e quei personaggi pubblici che, a loro dire, inneggiano all’odio verso il premier Silvio Berlusconi. I giovani pidiellini puntano naturalmente il dito contro l’Italia dei Valori e Antonio Di Pietro, contro Rifondazione comunista, Marco Travaglio e Michele Santoro, rei con le loro accuse di aver istigato la violenza contro il Cavaliere.
Se, invece, si tratta solo di una manovra pubblicitaria per ottenere un pizzico di visibilità, allora ci facciamo una risata, anche se ai promotori vanno i complimenti per aver ottenuto il loro scopo. Ma, partendo dal presupposto di seriosità dell’iniziativa, la cosa mi preoccupa non poco. Nascendo poi il tutto in una provincia dove il PdL coesiste in alleanza con la Lega Nord, molto rappresentativa, la proposta assume i contorni del paradosso".
Poi, il massimo esponente dell’Italia dei Diritti rincara la dose sulla Lega Nord: “Stiamo parlando di un partito che da sempre inneggia al razzismo, all’omofobia e, quindi, all’odio verso persone considerate, secondo il loro pensiero distorto, ‘diverse’. Non dimentichiamo, per ultimi, i cori di Matteo Salvini contro i napoletani e le sempre forti e discutibili frasi pronunciate dal vicesindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini. E se odio genera inevitabilmente violenza, per quanto riguarda la Lega l’equazione è stata da sempre esplicitata da frasi che non lasciano spazio a dubbi di sorta, su tutte vorrei ricordare le seguenti ‘Il tricolore lo uso per pulirmi il culo’, ‘Imbracceremo i fucili per fermare i romani’, ‘Pulizia etnica contro i culattoni’. Perciò – prosegue deciso De Pierro – se tolleriamo, seppur a mio parere in maniera indecorosa, un partito come quello di Bossi addirittura al governo, dove occupa quelle poltrone tanto demonizzate al grido di ‘Roma ladrona’, ma che poi diventano molto comode per le terga padane, allora non vedo come si possa chiedere l’abolizione di altri partiti democratici”.



Inoltre è possibile osservare nel seguente video del 13/12/09, dal minuto 2:40 in poi, giovani berluscones inneggiare al Duce e augurare la morte ai manifestanti del dissenso al governo presentatisi in piazza:



Proprio come nel 2006, con gli stessi slogan "Viva il Duce!", i berluscones (non solo i giovani) inneggiavano al Duce ad un comizio elettorale di Berlusconi in occasione della campagna elettorale per le politiche del 2006:



Per maggiori e dettagliate informazioni sui legami tra il governo Berlusconi e le organizzazioni neofasciste e neonaziste consigliamo di prendere visione del documentario Nazirock di cui proponiamo un estratto:




ORA E SEMPRE RESISTENZA!

giovedì 17 dicembre 2009

Commemorazione di Partigiani fucilati al Martinetto nell'inverno 1944-45

Carissimi genitori, parenti e amici tutti,
devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt’e due, siamo stati condannati a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi. Dopo tante vitacce, in montagna, dover morire così … Ma, in paradiso, sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te, mammina.
Vado alla morte tranquillo assistito dal cappellano delle carceri che, a momenti, deve portarmi la comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno seppellito. Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dispiaceri. Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po’ di denaro. Prendetelo e fate dire una messa per me. La mia roba datela ai poveri del paese. Salutatemi il parroco e il teologo e dite loro che preghino per me. Voi fatevi coraggio. Non mettetevi in pena per me. Sono in cielo e pregherò per voi. Termino con mandarvi tanti baci e tanti auguri di buon natale. Io lo passerò in cielo.
Arrivederci in paradiso.
Vostro figlio Armando
Viva l’Italia! Viva gli Alpini!

Dal carcere il 22 dicembre 1944


ANPI Giaveno-Valsangone

in collaborazione con

Comune di Coazze
ANPI Martiri del Martinetto

invita tutti alla

COMMEMORAZIONE DELLE FUCILAZIONI DI
ARMANDO AMPRINO E CANDIDO DOVIS (22-12-1944)
RUGGERO VITRANI (16-1-1945)


appartenenti alla 43a Divisione Autonoma Valsangone "Sergio De Vitis"


La manifestazione si terrà
martedì 22 dicembre ore 15.30
presso il Sacrario del Martinetto in corso Svizzera ang. via Appio Claudio a Torino

lunedì 14 dicembre 2009

ANPI Nazionale: decisa condanna per il ferimento di Silvio Berlusconi


Roma, 14 dicembre 2009

La Presidenza e la Segreteria Nazionale dell’ANPI esprimono la loro decisa condanna nei confronti del gesto insano con il quale è stato ferito il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Nell’esprimere un augurio per un pronto ristabilimento in salute, l’ANPI rileva che, allorché il contrasto e perfino il conflitto tra diverse concezioni della politica sfociano nella violenza, si verificano un imbarbarimento e un degrado dei rapporti dai quali non possono che derivare profondi guasti per l’intera comunità nazionale. Questa è la lezione che il passato doloroso della nostra storia insegna.
Ciò sia detto quale ammonimento, anche se il gesto che ha colpito il Presidente del Consiglio è stato compiuto da uno squilibrato. La dialettica e le contrapposizioni politiche, sia detto una volta per tutte, debbono sempre essere esercitate in forma democratica, per una elementare ragione di coerenza con la conquista delle libertà sancite dalla nostra Costituzione.

Presidenza e Segreteria Nazionale Anpi

domenica 13 dicembre 2009

Discorso di Armando Cossutta alla manifestazione di Mirano: "Gli antifascisti hanno buona Memoria"

Video discorso Cossutta a Mirano 12/12/09 - parte 1



Video discorso Cossutta a Mirano 12/12/09 - parte 2


Carissimi,

l’ANPI – l’associazione dei partigiani e degli antifascisti – si sente di avere tutti i titoli (storici, politici e morali) per potersi rivolgere al nostro popolo e chiedergli di unirsi contro i pericoli del razzismo. Sono pericoli reali, sono pericoli gravi, che si inquadrano in un contesto generale di attacco al regime democratico.

La situazione è molto seria. Ed io sento una grande responsabilità. Di esprimere qui innanzi tutto una volontà di protesta, anzi di resistenza e nello stesso tempo di attenta riflessione. Oggi la democrazia è in pericolo per l’attacco aperto delle destre ed anche perché è stata indebolita una battaglia culturale considerata non fondamentale, giudicata persino in parte ormai “antica”, rendendo inadeguata la consapevolezza del pericolo.
Le destre di cui parliamo sono destre “costituzionalmente eversive”: un giudizio lucido, tremendo.
Sono costituzionalmente eversive perché, per la prima volta nella storia della Repubblica, sovvertono apertamente la forma e la sostanza del dettato costituzionale, come dimostrano gli attacchi ai soggetti storici della rappresentanza, dal Parlamento, ai sindacati, ai partiti e persino alla Corte Costituzionale ed al Capo dello Stato, in un conflitto senza precedenti sulla giustizia. E l’attacco violentissimo di ieri da parte di Berlusconi rasenta persino l’alto tradimento.
I connotati di questa destra sono il plebiscitarismo ed il populismo, che in nome del valore del suffragio universale scardinano gli assetti costituzionali dei poteri. Sono i connotati dei nuovi regimi autoritari di massa dai quali derivano le politiche economiche e sociali “di classe”; l’attacco alla scuola pubblica ed alla stessa laicità dello Stato, ai diritti fondamentali di espressione, al costume ed al tenore di vita del popolo italiano; l’attacco all’eguaglianza, che è fondamento di libertà e di giustizia. Fondamento della democrazia.

Intanto la crisi continua a colpire i più deboli, i licenziamenti si susseguono, i disoccupati aumentano. Ed i poveri sono ormai milioni e milioni, cittadini disperati di ogni regione, di ogni sesso, di ogni età, di ogni colore.
Non insisto. Ma desidero aggiungere che io considero grave la situazione anche perché, come ho detto all’inizio, c’è stata una inadeguata consapevolezza delle trasformazioni profonde che stavano avvenendo, delle cause, delle responsabilità,e che ritengo derivi dall’indebolimento di quello che considero il “pensiero forte”, quello costituzionalista, che nei decenni passati aveva permeato la società, che non solo aveva costruito emancipazione sociale, crescita civile, ma che aveva anche rappresentato una bussola per una cultura critica, una cultura politica rigorosa.
Dentro a questo pensiero c’era la memoria della nostra storia, c’erano principi, valori, l’idea di una società ma anche di una comunità, la difesa di un patto sociale che aveva costruito non solo diritti e conquiste di libertà, ma che aveva anche saputo costruire convivenza tra le persone. Da tempo questo “pensiero forte” si è disperso, accanto all’idea di una modernizzazione che tutto avrebbe cambiato.

Nella nostra protesta, nella nostra resistenza, intendiamo recuperare questa riflessione, per tutti, e lo diciamo anche per le forze democratiche e di sinistra!
In questo senso ritengo che la manifestazione di sabato scorso a Roma sia stata un’occasione importante. Migliaia e migliaia di giovani, di anziani, di cittadini hanno sfilato, rispondendo ad un appello “in rete”, al di fuori dei partiti.
Una straordinaria dimostrazione di forza e di consapevolezza, in nome della difesa della legalità, della democrazia, dei diritti. E che è stata anche l’espressione di una critica alla politica, ai partiti, ai loro ritardi, tatticismi, autoreferenzialità. Questa critica deve essere ascoltata.
Ma occorre oggi andare avanti, guardare avanti, occorre ascoltare ma anche unire, allargare la mobilitazione, unire le proteste, l’indignazione, per costruire insieme una straordinaria stagione di resistenza politica, culturale, di passioni, impegno, intelligenze. In nome di quel “pensiero forte” che non può essere disperso, e che deve essere per tutti prioritario. A questa responsabilità l’Anpi si intende spendere.

Per questo oggi abbiamo scelto di parlare di razzismo, di nominare il razzismo come la conseguenza più devastante delle derive antidemocratiche. Il razzismo non è fenomeno episodico, tutt’altro. Il razzismo è la manifestazione più devastante della perdita delle radici fondamentali della convivenza civile, il segno della trasformazione della cultura dominante, di un pensiero pervasivo delle coscienze che rischia di inficiare ogni prospettiva di progresso, di emancipazione sociale, di sviluppo democratico.
L’Italia ha già conosciuto il razzismo, durante il fascismo con le vergognose leggi razziali, ma anche durante le trasformazioni economiche negli anni del boom economico, con gli immigrati dal Sud al Nord, con i “terroni” vilipesi e discriminati.
Sappiamo che il razzismo è stato il prodotto tragico di regimi autoritari, ma è anche il prodotto di società che restano istituzionalmente e formalmente democratiche, quando il tessuto sociale si collassa, e le sue parti si separano, si divaricano.
La crisi economica, le paure sociali, quando non trovano risposte di progresso, generano mostri. E la violenza, l’intolleranza, il razzismo rischiano di diventare il cemento di un nuovo pensiero costruito sul “noi” e sul “loro”, gli uni contrapposti agli altri, in un’idea di società e di comunità ristretta, su sentimenti di appartenenza ristretta.

Oggi la Lega cavalca queste tendenze. Si pone alla testa di un movimento reazionario, xenofobo, oscurantista, volgare, rozzo; rappresenta il condiziona mento più pesante della politica del governo e fa del territorio, del sangue, della razza la sua nuova bandiera; perseguita, irride, denigra e divide.
“Noi” e “loro”, è la sua concezione.
Ed il “noi” diventa l’unica maggioranza che interessa, quella fatta da “uguali a noi”. I diritti diventano “nostri” contro quelli di qualcun altro. E solo i diritti “nostri” sono i diritti. I diritti non sono più i diritti di tutti.
Ed ecco allora i diritti del Nord contro il Sud, i diritti della scuola privata piuttosto che pubblica. I diritti delle famiglie “normali” contro quelle dei gay o delle lesbiche. I diritti degli italiani contro quelli degli immigrati.
Qui sta la legittimazione culturale del razzismo.
Ma qui sta anche la legittimazione culturale e sociale dell’autoritarismo per cui i diritti della maggioranza politica valgono di più di quelli della minoranza dell’opposizione; per cui il presidente del Consiglio può confondere il consenso con l’immunità, può pensare che con la maggioranza si possono cambiare le regole, si può decidere di fare qualunque cosa.
Autoritarismo, populismo, razzismo chiamano il nostro popolo ad un allarme democratico.

Quando un ragazzo che si drogava viene picchiato a morte in cella; quando a Roma bande organizzate escono alla caccia di gay o di rumeni; quando si respingono barconi di immigrati con donne e bambini; quando in una città si costruiscono muri per dividere i quartieri; quando si gettano sulla strada i bambini rom; quando si chiede di celebrare il “Natale bianco” e si attacca persino il cardinale Tettamanzi, accusandolo di essere un “iman”; quando il Parlamento vota il reato di immigrazione clandestina e il lodo Alfano e poi cerca di imporre leggi che comunque garantiscano al premier di non andare mai in tribunale – mai, né per i soldi mal acquisiti né per provata corruzione, e neppure per probabile collusione con la mafia; quando avviene tutto questo la democrazia è in pericolo.
Sotto il fascismo le camicie nere, le squadracce, le leggi razziali hanno trovato per un lungo periodo una legittimazione diffusa; oggi questo pericolo ritorna. Attorno a queste appartenenze identitarie tornano le ideologie dell’esclusione: in passato per censo, per razza, per sesso; oggi per “diversità”!
Il pericolo è grave e ci colpisce tutti.

Mai vi è stato un momento così difficile per la democrazia italiana. Il Paese è in abbandono. Per questo è importante la vostra presenza qui. Voi siete le forme autorganizzate della partecipazione sociale, della consapevolezza sociale che resiste. Spetta a voi, spetta all’ANPI – forte di un prestigio morale immenso – non fare disperdere la memoria storica, ma anche il compito di continuare la battaglia: ieri per la libertà e l’indipendenza della patria, oggi per la difesa della democrazia, per l’attuazione rigorosa della Costituzione, per lo Stato di diritto, per il lavoro, per la solidarietà umana (solidarietà non intesa come carità ma come responsabilità di tutti, gli uni per gli altri e verso la società), per l’eguaglianza, intesa innanzitutto come reciprocità.

L’ANPI è coscienza critica della Nazione. Essa non è soltanto una antica, grande associazione commemorativa, ma è una moderna associazione di massa, democratica, nazionale, popolare, che guarda ai bisogni del Paese, che guarda con fiducia e con grande impegno ai propri figli, quali costruttori di un futuro nobile e giusto.

L’ANPI chiama oggi i partigiani, i patrioti, gli antifascisti e tutti i democratici a scendere in campo. Basta! È ora di cambiare. Come vecchio partigiano ed uomo di sinistra ho sempre pensato alla democrazia come bene supremo, condizione di un progresso fondato su una politica eticamente forte, e penso ancora oggi alla democrazia, minacciata e calpestata, come condizione della convivenza tra le donne e gli uomini, in un mondo plurale, multietnico e multi religioso, e perciò profondamente, veramente unitario: il mondo che abbiamo voluto costruire con la vittoria del 25 aprile, la nascita della Repubblica, l’approvazione della Costituzione. E che rimane il nostro obiettivo.

Viva la Repubblica nata dalla Resistenza, fondata sul lavoro, sulla libertà, sulla giustizia,sull’eguaglianza; viva la Repubblica democratica italiana!

Armando Cossutta,
Vicepresidente Nazionale Vicario ANPI

Oggi settima giornata di Presidio Antifascista a Grugliasco!



Oggi settima giornata di Presidio Antifascista!

Piazza 66 Martiri dalle 10.00 alle 12.30

venerdì 11 dicembre 2009

ANPI Nazionale: Berlusconi eversivo aggredisce la Democrazia!


"Le eversive e volgari aggressioni del Presidente del Consiglio alla Corte Costituzionale ed alle istituzioni di garanzia suscitano la giusta, forte e indignata riprovazione e protesta di tutti gli antifascisti e di tutti i democratici.
Per la democrazia italiana il momento è difficile.
In nome della Resistenza e della Costituzione si levi forte il monito dei Partigiani, dei Patrioti, e della più ampia unità degli antifascisti e dei democratici."

Presidenza e Segreteria Nazionale ANPI

Su Piazza Fontana - di Daniele Biacchessi



Daniele Biacchessi
Radio24-IlSole24ore

In questi giorni di scontro politico - istituzionale, di forti contrasti tra poteri dello Stato, mi sono chiesto qual'è il valore che un familiare delle vittime della strage di piazza Fontana può dare alla parola giustizia.
A quarant'anni dal 12 dicembre 1969, dal giorno in cui gli italiani persero l'innocenza, per l'eccidio alla Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano, c'è una verità storica ma non una verità processuale.
Il mancato accertamento giudiziario è stato condizionato da numerosi fattori.
Gravissimi depistaggi vennero organizzati dall' Ufficio Affari Riservati del ministero dell'Interno.
Altri, ancora più gravi, furono ordinati dai vertici del SID, il servizio segreto di allora.
Sparirono documenti, testimoni, indizi, prove.
I processi vennero scippati ai legittimi tribunali.
Investigatori vennero allontanati dalle inchieste.
Dunque.
Cosa potranno mai pensare i parenti delle vittime della parola giustizia, dopo che l'ultima sentenza di Cassazione del 2005 li ha condannati a pagare le spese processuali in forza dell'assoluzione degli imputati neofascisti delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni?

A quarant'anni della strage di Piazza Fontana, lo Stato potrebbe compiere l'ultimo atto di riscatto: togliere il segreto di stato ed aprire gli armadi della vergogna, quelli che ancora sono disseminati nel nostro paese.

Perchè un'ingiustizia così grande non debba mai più ripetersi.

mercoledì 9 dicembre 2009

Incontro di fine anno 12/12/09- sezioni A.N.P.I. zona Ovest di Torino



Incontro di fine anno - sezioni A.N.P.I. zona Ovest di Torino

SABATO 12 DICEMBRE 2009

PROGRAMMA

ore 15.00
Apertura

ore 15.15
Saluto di apertura dell'incontro: Giuseppe Tarozzo, Presidente ANPI di Rosta

Saluto di benvenuto: Andrea Tragaioli, Sindaco di Rosta

Interverrà la banda musicale di Rosta.

Intervento ufficiale di Roberto Placido, Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte, sul tema QUALI VALORI CIVILI E MORALI TRASMETTE AI GIOVANI LA COSTITUZIONE ITALIANA?

Saluti conclusivi ed augurali ai convenuti: Gino Cattaneo, Vicepresidente ANPI Nazionale

Presiede: Ezio Montalenti, Presidente Onorario ANPI di Rosta

ore 17.45
Rinfresco e brindisi di fine anno, offerto dalle sezioni ANPI per il 2010, all'insegna della Pace, del Progresso, della Giustizia e della Democrazia, della Libertà e del Lavoro

lunedì 7 dicembre 2009

ANPI Nazionale: Manifestazione contro il razzismo, in ricordo delle vittime delle leggi razziali e della barbarie nazifascista



Gli antifascisti hanno buona memoria.
Manifestazione nazionale contro il razzismo, in ricordo delle vittime delle leggi razziali e della barbarie nazifascista.


Siamo un popolo che ha radici nell’emigrazione. Ne conosciamo la storia, l’urgenza. Il dolore del distacco, l’accoglienza sospettosa, denigratoria. Persecutoria.
Siamo un popolo che ha subito l’assurdità e la violenza di un regime. Un regime che ci ha imposto la guerra e l’oppressione straniera, strappandoci la libertà e la parola per esprimerla.
Un regime che ci ha imposto per legge l’odio razziale.
Siamo un popolo che ha perso i suoi figli migliori, per reagire e riconsegnarci a una possibile storia migliore: democrazia, diritti, pace.
Chi ci governa sembra aver perso la memoria.
E tra noi c’è chi con un silenzio cieco, distratto, anche codardo sta trascorrendo indifferente giorni d’abominio.
Aprono galere per i mendicanti di pane e libertà. Li respingono alla morte quando chiedono accoglienza. Improvvisano squadre notturne per scovarli. Li denunciano quando hanno bisogno di cure.

Siamo un popolo che, contro tutto questo, ha il dovere di reagire.
Gli antifascisti hanno buona memoria.
L’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, dà a questo popolo appuntamento per ritrovare la strada. Insieme. E con la Resistenza e la Costituzione lavorare per il futuro.


Incontriamoci a Mirano (Venezia), Piazza Martiri, sabato 12 dicembre, alle ore 15.

Mirano, tra il 25 luglio 1943 e il 27 aprile 1945: 15 partigiani, per lo più sotto i 23 anni, cuori di libertà, vengono trucidati.
Vogliamo ripartire da qui.

sabato 5 dicembre 2009

venerdì 4 dicembre 2009

L'A.N.P.I. e il NO BERLUSCONI DAY


L'A.N.P.I. e il NO BERLUSCONI DAY

Roma, 2 dicembre 2009

La Presidenza e la Segreteria Nazionale dell’ANPI, nel sottolineare l’esigenza dell’unità tra tutte le forze antifasciste e democratiche, auspica che la manifestazione “No B day” del 5 dicembre prossimo possa costituire una positiva occasione per riaffermare con compostezza, serietà e forza:

- il valore irrinunciabile della legalità e dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge;

- l’urgente necessità di una politica economica e sociale adeguata alla tutela dell’occupazione, del lavoro e delle fasce più deboli;

- il più rigoroso rispetto della Costituzione e delle autonome funzioni delle istituzioni repubblicane e dei poteri di garanzia, presupposto essenziale su cui si fonda la nostra democrazia conquistata dalla Resistenza.

PRESIDENZA E SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

sabato 28 novembre 2009

Donne, Antifascismo, Democrazia: l'A.N.P.I. ricorda Nilde Iotti a 10 anni dalla sua scomparsa



“Donne, antifascismo e democrazia”
Dalla memoria al futuro, ricordando Nilde Iotti

Campagna nazionale dell’ANPI

Interverranno: ELETTA BERTANI, MARISA OMBRA, MARISA RODANO, LIVIA TURCO

Condurrà: CONCITA DE GREGORIO (direttore de l’Unità)

Saranno presenti personalità del mondo politico, culturale e sindacale


Sabato, 28 novembre 2009 • ore 15,00

Palazzo Valentini • Aula del Consiglio Provinciale •

via IV Novembre, 119 • Roma
Per l'ANPI di Grugliasco, convocata dal Comitato Provinciale, è presente Laura Antiquario.

venerdì 27 novembre 2009

L'ANPI a Don Ciotti: i beni confiscati ai mafiosi non devono tornare alla criminalità



Roma, 27 novembre 2009

alla cortese attenzione di Don Luigi CIOTTI, Presidente Libera


Carissimo,

i 3213 beni confiscati, frutti miliardari di crimini mafiosi e camorristi e pagati da tanti morti, non debbono tornare ai criminali. Chiediamo che la Camera dei Deputati cancelli la norma vergognosa votata al Senato.

L’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) con i partigiani, gli antifascisti e i democratici, in questa esemplare battaglia unitaria e non di parte è con Te e con Libera a sostegno delle vostre cinque richieste domenica a Roma ed in ogni parte d’Italia.


Marisa Ferro
Segreteria Nazionale ANPI

giovedì 26 novembre 2009

ANPI Giaveno-Val Sangone: Commemorazione dei Caduti del rastrellamento del Novembre 1944



ANPI GIAVENO-VALSANGONE

in collaborazione con il comune di GIAVENO



DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009
COMMEMORAZIONE DEI CADUTI DEL RASTRELLAMENTO DEL NOVEMBRE 1944


65° ANNIVERSARIO


GIAVENO
ore 14.30 ritrovo piazza S. Lorenzo
Deposizione dei fiori alla lapide dei caduti dell'ex-albergo Torchio

Prosecuzione su mezzo proprio con deposizione dei fiori alle lapidi in via Beale angolo via Ruata Sangone, borgata Tetti Via, borgata Mollar dei Franchi

ore 15.30 borgata Provonda
Messa

A fine messa corteo fino al cimitero, deposizione corona e orazione conclusiva al monumento ai caduti



lista dei caduti (indicativa):


1. 66 anni, (civile) Prudente Sala, Avigliana, 25-11-1944 a Trana

2. 38 anni, (civile) Battista Giacone, Coazze, 27-11-1944 in borgata Giaconera a Coazze
3. 36 anni, (civile) Giovanni Giacone, Coazze, 27-11-1944 in borgata Giaconera a Coazze
4. 31 anni, (partigiano) Michelangelo Giacone, Coazze, 27-11-1944 in borgata Giaconera a Coazze


5. 24 anni, (partigiano) Ernesto Comoretto, Rivoli, 27-11-1944 sulla strada della Colletta a Cumiana
6. 25 anni, (partigiano) Ilio Biagi, Piombino/Torino, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
7. 18 anni, (partigiano) Tiziano Chiabai, Udine/Torino, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
8. 25 anni, (partigiano) Giovanni Lupo, Grugliasco, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
9. 24 anni, (partigiano) Angelo Russeglia, Ciriè, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
10. (partigiano) Johan Wischosky, Polonia, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
11. (partigiano) Jerzi Zchaj, Polonia, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno


12. 18 anni, (partigiano) Augusto Picco, Vaie, 28-11-1944 a prese Biancero a Coazze
13. 18 anni, (partigiano) Anselmo Segontino, S. Antonino, 28-11-1944 a prese Biancero a Coazze
14. 25 anni, (partigiano) Giuseppe Usseglio Prinsi, S. Antonino, 28-11-1944 a prese Biancero a Coazze
15. 18 anni, (partigiano) Renato Valenzano, S. Antonino, 28-11-1944 a prese Biancero a Coazze


16. 33 anni, (partigiano) Mario Pierino Battagliotti, Giaveno, 28-11-1944
17. 19 anni, (partigiano) Michele Gallino, Torino/Piossasco, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno
18. 20 anni, (civile) Aldo Moschietto, Giaveno, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno
19. 22 anni, (civile) Eugenio Moschietto La Franza, Giaveno, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno
20. 25 anni, (civile) Ferdinando Moschietto, Giaveno, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno
21. 17 anni, (civile) Giuseppe Moschietto, Giaveno, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno


22. 42 anni, (partigiano) Carlo Barrera, Rivoli, 29-11-1944 all’Indiritto di Coazze


23. 17 anni, (civile) Renato Cena, 29-11-1944 in borgata Pomeri a Giaveno
24. 70 anni, (civile) Felice Usseglio Viretta, 29-11-1944 in borgata Viretta di Giaveno
25. 22 anni, (civile) Felice Viretto Cit, 29-11-1944 alle prese Viretto di Giaveno
26. 33 anni, (civile) Giuseppe Viretto, 29-11-1944 alle prese Viretto di Giaveno
27. 51 anni, (civile) Giovanni Ferlanda, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
28. 44 anni, (civile) Lorenzo Gattino, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
29. 37 anni, (civile) Costantino Merlo, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
30. 59 anni, (civile) Giovanni Merlo, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
31. 60 anni, (civile) Prudente Merlo Nanot, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
32. 39 anni, (civile) Mario Ughetto, 29-11-1944 al Col du Gei di Giaveno
33. 41 anni, (civile) Umberto Dalmasso, 29-11-1944 in borgata Dalmassi a Giaveno
34. 45 anni, (civile) Andrea Portigliatti, 29-11-1944 in borgata Barbos a Giaveno
35. 56 anni, (civile) Celeste Moschietto, 29-11-1944 in borgata Franza a Giaveno
36. 36 anni, (civile) Carlo Moschietto, 29-11-1944 in borgata Mador a Giaveno
37. 22 anni, (civile) Mea Elda Moschietto, 29-11-1944 in borgata Provonda a Giaveno
38. 22 anni, (partigiana) Irene Usseglio Nanot, 29-11-1944 in borgata Provonda a Giaveno
39. 45 anni, (civile) Esterina Barone Galet, 29-11-1944 in borgata Ceca di Giaveno
40. 70 anni, (civile) Rosa Maria Ughetto Budin, 29-11-1944 in borgata Ceca di Giaveno
41. 39 anni, (civile) Esterina Cesarina Viretto, 29-11-1944 in borgata Ceca di Giaveno
42. 14 anni, (civile) Felice Bruno Viretto, 29-11-1944 in borgata Ceca di Giaveno
43. 29 anni, (civile) Riccardo Balocca, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
44. 57 anni, (civile) Camilla Barone, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
45. 34 anni, (civile) Antonio Giai Via, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
46. 59 anni, (civile) Carlo Giai Via, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
47. 51 anni, (civile) Basilio Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
48. 70 anni, (civile) Giuseppe Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
49. 61 anni, (civile) Giuseppe Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
50. 49 anni, (civile) Lorenzo Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
51. 62 anni, (civile) Stefano Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
52. 61 anni, (civile) Massimina Giai Chel, 29-11-1944 in borgata Girella di Giaveno
53. 37 anni, (civile) Carlo Gillia, 29-11-1944 in borgata Girella di Giaveno
54. 31 anni, (civile) Lorenzo Brandol, 29-11-1944 in Ruata Sangone a Giaveno
55. 41 anni, (civile) Giuseppe Pessiva, 29-11-1944 in Ruata Sangone a Giaveno
56. 41 anni, (civile) Luigi Ughetto La Croia, 29-11-1944 in Ruata Sangone a Giaveno


57. 23 anni, (partigiano) Giorgio Luciano Barella, Chiusa S. Michele, 29-11-1944 a Giaveno
58. 20 anni, (partigiano) Bruno Bauchiero, Chiusa S. Michele, 29-11-1944 a Giaveno
59. 15 anni, (partigiano) Oreste Brizio, Grugliasco, 29-11-1944 a Giaveno
60. 18 anni, (partigiano) Lodovico Brozzetti, Casale/Torino, 29-11-1944 a Giaveno
61. 21 anni, (partigiano) Domenico Caggiano, Caggiano (CE), 29-11-1944, a Giaveno
62. 22 anni, (partigiano) Nello Celvino, Almese, 29-11-1944, a Giaveno
63. 19 anni, (partigiano) Giovanni Chieppa, Minervino Murge/Torino, 29-11-1944, a Giaveno
64. 18 anni, (partigiano) Sergio Dal Bianco, Perosa Argentina, 29-11-1944, a Giaveno
65. 19 anni, (partigiano) Mario Greco, Torino/Buttigliera Alta, 29-11-1944, a Giaveno
66. 15 anni, (partigiano) Emilio Morgan, Nichelino, 29-11-1944, a Giaveno
67. 18 anni, (partigiano) Aldo Predaccino, Spotorno/Torino, 29-11-1944, a Giaveno
68. (partigiano) Remo Proiè, Milano, 29-11-1944 a Giaveno
69. 19 anni, (partigiano) Ondilio Rolando, Vaie, 29-11-1944, a Giaveno
70. 20 anni, (partigiano) Rinaldo Rosa, Giaveno, 29-11-1944, a Giaveno


71. 19 anni, (partigiano) Riccardo Tabone, Vaie, morto per ferita in rastrellamento
72. 24 anni, (partigiano) Spartaco Bertone, Grugliasco, catturato e morto in campo di concentramento
73. 28 anni, (partigiano) Giuseppe Bresso, Buttigliera d’Asti, catturato e disperso in campo di concentramento
74. 20 anni, (partigiano) Dino Dalbin, S. Pietro Barbozza (TV), catturato e morto in campo di concentramento
75. 20 anni, (partigiano) Massimo Gotto, Giaveno, catturato e morto in campo di concentramento
76. 20 anni, (partigiano) Giovanni Negro, Villanova d’Asti, catturato e morto in campo di concentramento
77. 18 anni, (partigiano) Agostino Solideo, Torino, catturato e disperso in campo di concentramento
78. 31 anni, (partigiano) Antonin Vitus, Cecoslovacchia, disperso nel rastrellamento
79. 25 anni, (partigiano) Emil Zezule, Cecoslovacchia, disperso nel rastrellamento


80. 22 anni, (partigiano) Giuseppe Giusta, Orbassano, 1-12-1944 caduto nel rastrellamento
81. (partigiano) Giovanni Martinelli, Bomba (CH), 1-12-1944 a Giaveno


82. 28 anni, (partigiano) Remo Italiano, Oria (BA), 2-12-1944, a Coazze
83. 19 anni, (partigiano) Secondo Nebiolo, Torino, 2-12-1944, a Col du Gei a Giaveno


84. 20 anni, (partigiano) Sergio Silano, Torino, 3-12-1944, a Prese Loiri a Giaveno
85. 18 anni, (partigiano) Pietro Vitrani, Torino, 3-12-1944, a Giaveno


86. 21 anni, (partigiano) Antonio Alessandrini, Civita Castellana (VI), 4-12-1944 a Prafieul Giaveno
87. 18 anni, (partigiano) Ignazio Colla, Orbassano, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
88. 19 anni, (partigiano) Benito Di Nola, Lerici/Collegno, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
89. 20 anni, (partigiano) Celestino Gillia, Trana, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
90. 15 anni, (partigiano) Francesco Morello, Candiolo, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
91. 21 anni, (partigiano) Ottavio Mossa, Nuraminis (CA), 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
92. 20 anni, (partigiano) Rino Rolfo, Murisengo (AL), 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
93. 37 anni, (partigiano) Luigi Usseglio Min, Giaveno, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno


94. 30 anni, (partigiano) Sabela Vilem, Cecoslovacchia, 6-12-1944 in borgata Rosa a Coazze


Mauro Sonzini
ANPI Giaveno-Valsangone

sabato 21 novembre 2009

venerdì 20 novembre 2009

Chiudere Casa Pound! No al Nazifascismo!



Mentre tagliano cultura e formazione danno soldi (tanti) all’ignoranza

Mentre tagliano cultura e formazione danno soldi (tanti) all’ignoranza
Verso la manifestazione antifascista di sabato 21 novembre a parma
Diciamolo chiaramente Casa Pound non è la causa dell’intolleranza e del razzismo, e neanche del populismo in chiave neofascista che sta sviluppandosi a macchia d’olio nelle nostre città.
E’ più semplicemente la conseguenza dell’impoverimento culturale e sociale che da anni, molti di più di quelli che ha l’organizzazione neofascista Casa Pound , si avverte nel nostro paese.
Un impoverimento che ha alle spalle un teorema ben chiaro: l’annientamento di ogni forma critica e l’asservimento di un intero paese a logiche di sudditanza. Cose che hanno poco a che vedere con la libertà, con l’espressione delle differenze che compongono le nostre città, con la potenza creativa del dissenso.
Questo è il nostro paese. Un paese che vive da anni di tagli alla cultura e alla formazione, che è costretto a sentire personaggi come Brunetta parlare di “culturame” riferendosi a coloro che sperimentano nuove forme di arte e che creano innovazione culturale.
Un paese nel quale ci tocca subire le leggi della ministra dell’ignoranza Gelmini che attua tagli indiscriminati alla formazione, rendendo scuole e università luoghi nei quali il servilismo e l’omologazione sono i caratteri principali. Trasformando il diritto al sapere in un desiderio irraggiungibile, sostituendo alla conoscenza l’ignoranza e rendendola non una risorsa abbondante ma un bene scarso acquisibile solo cedendo la propria libertà e dimostrandosi meritevoli (con notevole capacità di genuflessione).
In questo contesto appare chiaro che Casa Pound è un prodotto, null’altro.
Un prodotto che assimila tutte le caratteristiche del teorema con cui vorrebbero governarci. La figura del “grande capo”( Iannone ) e dell’esercito ai suoi piedi, la linea da seguire senza elementi di critica.
Il tutto condito da slogan e comportamenti che solo apparentemente sembrano nuovi ma che invece nascondono l’incapacità di questo neofascismo di riciclarsi nel terzo millennio: il “né rossi né neri ma liberi pensieri”, il “siamo tutti contro la Gelmini”, l’incontro con la Concia del Pd per parlare di diritti degli omosessuali, la finta spinta innovatrice di Blocco Studentesco e il vecchio che ritorna (Adinolfi e terza posizione protagonisti dello stragismo nero degli anni ‘70), ma anche la cacciata di una cronista de L’Unità da Casa Pound durante un dibattito con Dell’Utri, tipica dello squadrismo della peggior specie.
La pericolosità di Casa Pound si manifesta pienamente quando su di essa iniziano a piovere finanziamenti dal governo sottratti a tutte quelle associazioni che sui territori sviluppano progetti di integrazione sociale e di lotta all’intolleranza.
Questo è il modello inquietante che il governo e vari ministri stanno costruendo. Togliere terreno (quindi soldi) alle idee ed ai progetti che intendono trasformare in chiave aperta e solidale le nostre città. Basti pensare che il 18 agosto 2009 a Roma è stato approvato dal consiglio comunale, senza prendere in considerazione l’opposizione, una delibera che ha stanziato 1,5 milioni di euro per attività culturali, che sono finiti in gran parte nelle tasche di Iannone e Casa Pound. Per fare cosa? Per invitare Dell’Utri a rileggere i diari di Mussolini! E’ questa la cultura di cui il nostro paese ha bisogno?
Prima dell’estate il governo ha tagliato più del 40% il Fondo Unico per lo Spettacolo e migliaia di lavoratori soprattutto precari a causa di ciò hanno perso il lavoro senza poter usufruire di nessun tipo di ammortizzatore sociale. E’ questo l’investimento che il governo intende fare sulla cultura?
Ciò nasconde secondo noi un disegno razionale. La crescita di Casa Pound e l’apertura di sedi in tutta Italia, danno la possibilità di dirottare soldi su tutto il terreno nazionale ad un’organizzazione che sottrae fondi a chi già svolge lavoro sul territorio ma è scomodo al governo. Rischiamo di vedere tra pochi anni la costruzione di una rete di associazioni legate alla destra cosiddetta “sociale” e all’associazionismo cattolico più conservatore e reazionario a cui saranno affidati progetti sociali, ben finanziati, nei quali il “disagio giovanile” verrà affrontato costruendo un rapporto basato sulla sudditanza e l’obbedienza.

Per bloccare questo disegno è necessario chiudere Casa Pound!

Brigata Antifascista di Parma




Chiudiamo Casa Pound!

Casa Pound... ci sono tante cose da dire... per descrivere nella maniera più semplice che cos'è casa pound leggete l'articolo fatto dai ragazzi del collettivo degli studenti medi estampida:

Un altro orientamento fascista è venuto alla luce. Quello che nelle parole dei suoi principali animatori si chiama fascismo del terzo millennio. Quello che il fondatore, Gianluca Iannone, ha chiamato Casa Pound.
Uno sfrenato populismo è il giusto trucco per nascondere, dietro grandi e nuovi paroloni, la vecchia mentalità fascista: Dio, Patria, Famiglia. Perché questo è ciò che Casa Pound usa per attirare un numero sempre maggiore di ragazzi disinformati e pronti a prendere qualsiasi verità rivelata per buona. Un esempio pratico: nel volantino che distribuiscono qui, a Parma, da settembre chiedono l’aumento delle ore settimanali di educazione fisica da 2 a 5, e l’apprendimento di sport quali tiro o lotta. Qualsiasi studente sarebbe felice di fare 3 ore in meno di latino o matematica alla settimana, ma questa è semplicemente una richiesta senza senso logico e che riconduce al tipico atteggiamento violento e repressivo del partito fascista. Questo per quanto riguarda la patria.
Recentemente Casa Pound ha dato vita, grazie alla moglie di Iannone, Maria Bambina, a un movimento chiamato DEA (Donne e Azione): un gruppo di donne neofasciste che si definiscono “Nuove Femministe”; leggendo però il documento che hanno redatto risalta evidentemente la visione di donna come incubatrice per bambini e tuttofare per la casa, e ovviamente questo movimento non tollera donne immigrate o donne che decidono di praticare un’interruzione di gravidanza.
Per capire bene quali siano le finalità ultime dei “fascisti del terzo millennio” non bisogna leggere semplicemente ciò che scrivono su volantini e documenti o lasciarsi imbambolare dalle parole astruse che usano per girare attorno ai temi più scottanti, ma domandarsi il motivo per cui richiedono cose come l’esempio di quanto sopra. Non bisogna lasciarsi fuorviare dalle meschinità che utilizzano per coprire gli episodi più eclatanti nei quali si mostrano per quello che sono veramente: un gruppo di violenti e convinti attivisti neofascisti. Un caso tra i tanti? Piazza Navona (video che vi consigliamo di vedere per fare maggiore chiarezza sui fatti realmente accaduti).
Noi come collettivo studentesco antifascista abbiamo deciso di combattere, oltre Casa Pound e tutto ciò che le fa da satellite, anche la disinformazione dilagante riguardo a questo tema. Non vogliamo vedere studenti confusi lasciarsi andare alla corrente fascista dal volto attraente e dalle proposte ingannevoli. Crediamo fermamente che portando la documentazione che abbiamo raccolto, all’interno di tutte le scuole di Parma, non solo con assemblee di istituto, ma anche tramite il passaparola tra compagni di classe e lo scambio di opinioni, eviteremo di compiere errori già commessi in passato e riusciremo a bloccare sul nascere questa organizzazione anticostituzionale. Sì. Perché nella costituzione sta scritto che l’Italia è un paese antifascista.
Ci preme che ogni singolo studente si renda conto che non può lasciarsi abbagliare da questo fuoco fatuo che è Casa Pound, sappiamo bene che non è tutto oro ciò che luccica. Vorremo che questo documento aiutasse a prendere coscienza sulla realtà che stiamo vivendo e della quale facciamo parte, vogliamo che da questa presa di coscienza nasca la voglia di combattere per quelli che sono i nostri diritti, vogliamo che ognuno nel suo piccolo si opponga in prima persona alle frasi, alle scritte sui muri, alle ideologie e alle azioni che violano i nostri fondamentali diritti.

LA STORIA NON SI RISCRIVE, SEMPRE ANTIFASCIST*!

Collettivo Studenti Medi Estampida

giovedì 19 novembre 2009

L'ANPI aderisce all'appello di Roberto Saviano contro il "processo breve"




L'ANPI aderisce all'appello di Roberto Saviano lanciato su la Repubblica, nella ferma convinzione che l'eguaglianza di ogni cittadino rispetto alla legge, regola fondamentale dello stato di diritto, non possa essere forzata e deviata per favorire interessi particolari come sta accadendo con tutta e grave evidenza nel caso della proposta di legge sul "processo breve".


SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO

mercoledì 18 novembre 2009

Bloccata iniziativa neofascista di Forza Nuova

Segnalazione di Raffaele Bianco, consigliere comunale di Grugliasco per il Partito Democratico


INIZIATIVA NEOFASCISTA CON NICK GRIFFIN
“Relativamente alla notizia secondo la quale sarebbe convocata a Torino dal movimento politico neofascista denominato Forza Nuova, nella giornata del 20 novembre, un’iniziativa alla quale risulta invitato fra gli altri l’esponente politico inglese di estrema destra Nick Griffin (noto per le posizioni dichiaratamente razziste e per il sostegno alle tesi di negazione dell’Olocausto e per questo già condannato, nel suo Paese, per incitamento all’odio razziale), abbiamo presentato quest’oggi un’Interpellanza chiedendo al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Interno di sapere:

· se di tale iniziativa siano informate le Autorità locali di Pubblica Sicurezza e, per loro tramite, il Ministro dell’Interno;

· se il Ministro non ritenga utile ed opportuno richiedere al Prefetto e al Questore di Torino di non consentire, per evidenti ragioni di ordine pubblico, lo svolgimento della predetta iniziativa, alla luce degli effetti e delle conseguenze che analoghe e precedenti iniziative hanno determinato nella città di Torino, distogliendo ingenti contingenti delle Forze di Polizia da compiti e funzioni ben più urgenti e utili per la collettività, nonché della particolare e delicata situazione dell’ordine pubblico in Torino, connessa alla vicenda delle occupazioni di stabili da parte dei Centri Sociali e di cui è stato interessato nelle scorse settimane il Comitato Provinciale per l’ordine e la Sicurezza e lo stesso Sottosegretario Michele Davico.


Bufera sul negazionista Griffin “Quell’incontro non s´ha da fare”
FEDERICA CRAVERO - Repubblica


Quell´incontro non s´ha da fare. Senza tanti giri di parole, il tam tam che si è diffuso tra gli uffici della sinistra di partito, l´ANPI, la comunità ebraica e il movimento antagonista da giorni chiede una sola cosa: che non si tenga l´incontro di Forza Nuova previsto per domani sera nella sala consiliare della circoscrizione 10, cui è invitato Nick Griffin, parlamentare europeo del British National Party e noto per le sue tesi negazioniste a proposito dell´Olocausto. Con lui il segretario di Forza nuova, Roberto Fiore. Tema della serata «Tradizioni ed identità nazionali contro immigrazione e islamismo». Ad introdurre il dibattito Renzo Rabellino, consigliere provinciale della lista No euro. Ed è stato proprio attraverso una consigliera No euro in circoscrizione, Stefania Franchi, che è stata chiesta la sala in strada Mirafiori 7.

Una richiesta che ha fatto tremare la circoscrizione, a partire da Maurizio Trombotto, presidente di una giunta di centrosinistra. «Da quando abbiamo saputo dell´incontro - ha detto Trombotto - ci siamo mossi, abbiamo anche chiesto alla consigliera di ripensarci, abbiamo cercato soluzioni, ma dal punto di vista del regolamento avevamo le mani legate». E ieri mattina, quando la giovane consigliera No euro si è presentata agli uffici cassa con gli 84 euro per l´affitto di 4 ore della sala, non hanno potuto negarle l´autorizzazione. Salvo scrivere subito dopo una lettera a sindaco, prefetto e questore per «esprimere preoccupazione per la possibile turbativa dell´ordine pubblico». In altre parole, dal livello politico la questione si è spostata sul timore che i centri sociali, soprattutto in questo momento di tensione per gli sgomberi, possano organizzarsi per impedire l´incontro. «Visto ciò che hanno determinato analoghe iniziative, distogliendo le forze di polizia da funzioni ben più utili, riteniamo opportuno che non si consenta lo svolgimento dell´iniziativa», dicono in una lettera alle istituzioni i deputati del Pd Stefano Esposito e Antonio Boccuzzi, che hanno presentato anche un´interpellanza in parlamento.

Cori di «no» alla presenza di Griffin anche da Luca Cassano di Rifondazione e Vincenzo Chieppa, dei Comunisti italiani. Indignazione pure dal presidente provinciale dell´ANPI, Gino Cattaneo: «A noi che siamo vecchi combattenti queste cose non vanno giù». Così Tullio Levi, presidente della comunità ebraica di Torino: «Nick Griffin è già stato condannato per incitamento all´odio razziale, detenzione di esplosivo e raid contro ebrei e stranieri. La comunità ebraica di Torino deplora che una sala del Comune venga concessa per tale iniziativa». «Siamo consapevoli delle polemiche che abbiamo scatenato - spiega Rabellino - ma non si può negare che ci sia un problema islamico e non è corretto lasciarlo sono in mano alla Lega Nord. Noi dialoghiamo con tutti, questa è la democrazia».


L'incontro, come richiesto, è stato cancellato.

lunedì 16 novembre 2009

Comunicato dall'ANPI Provinciale di Salerno



Abbiamo ricevuto questo comunicato dell'ANPI Provinciale di Salerno in data 15 Novembre


Comunicato dall'ANPI Provinciale di Salerno

alle organizzazioni sindacali,
alle associazioni laiche e religiose,
alle forze politiche, alle istituzioni,
a quanti hanno a cuore la dignità dell'essere umano.


10 Novembre 2009: La stagione del raccolto nelle campagne della Valle del Sele e’ finita. Accampati come bestie, mille giovani, per lo più provenienti dal Marocco e sfruttati per 11 mesi nell’agricoltura, temono l'arrivo della forza pubblica.

11 Novembre alle 8.30, centinaia di agenti di polizia e carabinieri hanno reso esecutivo lo sgombero dei 14 ettari dell’area di San Nicola in Varco, che si trova nel cuore della Piana del Sele, ad Agro Eboli, in provincia di Salerno. Il campo di San Nicola in Varco, dove piu' di mille lavoratori immigrati vivevano in condizioni disumane, esisteva da una decina di anni, fonte di arricchimento, miniera d'oro perche' serbatoio di manodopera quasi gratis.
La domanda e': perche' lo si sgombera solo oggi? Per motivi umanitari? Qualcuno si e' ricordato di queste persone?

Ma nessuno pensa al destino di questi lavoratori, con o senza permesso di soggiorno, che lavorano, al nero e sotto caporalato, anche per 14 ore al giorno per pochi euro. Molti lavoratori, allarmati già da ieri, avevano lasciato il campo in cui vivevano, quasi 200 sono rimasti perché non hanno altro posto in cui andare. Una parte è già in questura, molti rischiano di finire nei Centri di Identificazione ed Espulsione, colpevoli solo di lavorare.

12 Novembre, le forze dell'ordine si sono recate a Sicigniano dove il Sindaco aveva messo a disposizione una struttura per due giorni per l'accoglienza dei lavoratori di San Nicola Varco ed hanno portato in questura circa 20 persone, tra irregolari e colpevoli di crimini comuni.
Nei campi della piana del Sele centinaia di lavoratori migranti sono dispersi senza dimora, dormono in capanne o all'aperto. Saranno nuovamente ingaggiati dai caporali e trattati come schiavi, come sempre accaduto in questi anni. Le istituzioni, tutte, sono latitanti.
Nessuno, tranne la CGIL, l'ARCI, e altre associazioni umanitarie, si preoccupa di trovare una soluzione alla ``diaspora'' e alle condizioni, se possibile, ancora piu' disumane in cui centinaia di uomini si trovano.
Prefetto e Questore sono obbligati ad applicare la legge per i migranti irregolari.
Non possono non farlo, per legge. Nessuno chiede loro di venir meno al loro dovere.
Evidentemente nessuna istituzione e' pero' obbligata, per legge, a preoccuparsi della salute, della dimora, dei diritti di questi uomini. Per loro la carta dei diritti dell'uomo dell'ONU e la nostra Costituzione e' carta straccia.

13 Novembre. In mattinata presidio davanti alla Prefettura. Una delegazione viene ricevuta dal Prefetto e dal Questore. La delegazione non chiede loro di venir meno al loro dovere. Ci mancherebbe, la legalita' deve essere garantita.
L'illegalita' perseguita. Sempre. Anche nei confronti dei caporali e degli sfruttatori. La riunione dura piu' di due ore. Preso atto della disponibilita'
del Prefetto e del Questore, ci si lascia con l'obiettivo comune di promuovere in tempi brevi un ``tavolo'' per affrontare i problemi urgenti posti dalla "diaspora" nella piana del Sele. In ballo c'e' la responsabilita', che sara' di tutti, nessuno escluso: o si guadagna la fiducia dei migranti, o li si consegna alla delinquenza organizzata, a sfruttatori e caporali.

Resta la domanda: perche' non si e' proceduto allo sgombero del campo di San Nicola in Varco in tutti questi anni? cosa lo impediva? perche' solo oggi?
E' vero che nel terreno adiacente deve nascere il "Cilento Village", il più grande Outlet del mezzogiorno?


Comitato provinciale ANPI Salerno

sabato 7 novembre 2009

Eutanasia di una Repubblica - dall'ANPI Omero Ciai



Abbiamo ricevuto questa lettera da parte dell'ANPI Omero Ciai in data 5 Novembre:


Eutanasia di una Repubblica

All'annuale cerimonia organizzata dall'A.N.P.I. in memoria dei caduti partigiani al Campo della gloria del cimitero Maggiore di Milano, l'intervento più applaudito è stato quello di monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della Diocesi di Milano.
L’intervento di don Gianfranco Bottoni ha provocato la reazione ringhiosa della destra fascista di Milano con una aggressione verbale virulenta.
Chi volesse comunicare il proprio sostegno a don Gianfranco Bottoni - in un momento in cui nella «chiesa gerarchica» rifulge invece il silenzio come metodo - può scrivere a:
ecumenismo@diocesi.milano.it


Il testo integrale dell'intervento di Mons. Gianfranco Bottoni

La memoria dei morti qui, al Campo della Gloria, esige che ci interroghiamo sempre su come abbiamo raccolto l’eredità spirituale che Caduti e Combattenti per la Liberazione ci hanno lasciato. Rispetto a questo interrogativo mai, finora, ci siamo ritrovati con animo così turbato come oggi. Siamo di fronte, nel nostro paese, ad una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica.
Non è per me facile prendere la parola e dare voce al sentimento di chi nella propria coscienza intende coniugare fede e impegno civile. Preferirei tacere, ma è l’evangelo che chiede di vigilare e di non perdere la speranza.

La questione democratica
È giusto riconoscere che la nostra carenza del senso delle istituzioni pubbliche e della loro etica viene da lontano. Affonda le sue radici nella storia di un’Italia frammentata tra signorie e dominazioni, divisa tra guelfi e ghibellini. In essa tentativi di riforma spirituale non hanno potuto imprimere, come invece in altri paesi europei, un alto senso dello stato e della moralità pubblica. Infine, in questi ultimi 150 anni di storia della sua unità, l’Italia si è sempre ritrovata con la “questione democratica” aperta e irrisolta, anche se solo con il fascismo l’involuzione giunse alla morte della democrazia. La Liberazione e l’avvento della Costituzione repubblicana hanno invece fatto rinascere un’Italia democratica, che, per quanto segnata dal noto limite politico di una “democrazia bloccata” (come fu definito), è stata comunque democrazia a sovranità popolare.

I fatti che hanno indebolito la tenuta democratica del Paese
La caduta del muro di Berlino aveva creato condizioni favorevoli per superare questo limite posto alla nostra sovranità popolare fin dai tempi di “Yalta”. Infatti la normale fisiologia di una libera democrazia comporta la reale possibilità di alternanze politiche nel governo della cosa pubblica. Ma proprio questo risulta sgradito a poteri che, già prima e ancora oggi, sottopongono a continui contraccolpi le istituzioni democratiche.
L’elenco dei fatti che l’attestano sarebbe lungo ma è noto. Tutti comunque riconosciamo che ad indebolire la tenuta democratica del paese possono, ad esempio, contribuire:
• campagne di discredito della cultura politica dei partiti;
• illecite operazioni dei poteri occulti;
• monopolizzazioni private dei mezzi di comunicazione sociale;
• mancanza di rigorose norme per sancire incompatibilità e regolare i cosiddetti conflitti di interesse;
• alleanze segrete con le potenti mafie in cambio della loro sempre più capillare e garantita penetrazione economica e sociale;
• mito della governabilità a scapito della funzione parlamentare della rappresentanza;
• progressiva riduzione dello stato di diritto a favore dello stato padrone a conduzione tendenzialmente personale;
• sconfinamenti di potere dalle proprie competenze da parte di organi statali e conseguenti scontri tra istituzioni;
• tentativi di imbavagliare la giustizia e di piegarla a interessi privati;
• devastazione del costume sociale e dell’etica pubblica attraverso corruzioni, legittimazioni dell’illecito, spettacolari esibizioni della trasgressione quale liberatoria opportunità per tutti di dare stura ai più diversi appetiti…

La progressiva “eutanasia” della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista
Di questo degrado che indebolisce la democrazia dobbiamo sentirci tutti corresponsabili; nessuno è esente da colpe, neppure le istituzioni religiose. Differente invece resta la valutazione politica se oggi in Italia possiamo ancora, o non più, dire di essere in una reale democrazia. È una valutazione che non compete a questo mio intervento, che intende restare estraneo alla dialettica delle parti e delle opinioni. Al di là delle diverse e opinabili diagnosi, c’è il fatto che oggi molti, forse i più, non si accorgono del processo, comunque in atto, di morte lenta e indolore della democrazia, del processo che potremmo definire di progressiva “eutanasia” della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista.
Fascismo di ieri e populismo di oggi sono fenomeni storicamente differenti, ma hanno in comune la necessità di disfarsi di tutto ciò che è democratico, ritenuto ingombro inutile e avverso. Allo scopo può persino servire la ridicola volgarità dell’ignoranza o della malafede di chi pensa di liquidare come “comunista” o “cattocomunista” ogni forma di difesa dei principi e delle regole della democrazia, ogni denuncia dei soprusi che sono sotto gli occhi di chiunque non sia affetto da miopia e che, non a caso, preoccupano la stampa democratica mondiale.

Servono proposte positivamente innovative
Il senso della realtà deve però condurci a prendere atto che non serve restare ancorati ad atteggiamenti nostalgici e recriminatori, ignorando i
cambiamenti irreversibili avvenuti negli ultimi decenni. Servono invece proposte positivamente innovative e democraticamente qualificate, capaci di rispondere ai reali problemi, alle giuste attese della gente e, negli attuali tempi di crisi, ai sempre più gravi e urgenti bisogni del paese. Perché finisca la deriva dell’antipolitica e della sua abile strumentalizzazione è necessaria una politica nuova e intelligente.
Ci attendiamo non una politica che dica “cose nuove ma non giuste”, secondo la prassi oggi dominante. Neppure ci può bastare la retorica petulante che ripete “cose giuste ma non nuove”. È invece indispensabile che “giusto e nuovo” stiano insieme. Urge perciò progettualità politica, capacità di dire parole e realizzare fatti che sappiano coniugare novità e rettitudine, etica e cultura, unità nazionale e pluralismi, ecc. nel costruire libertà e democrazia, giustizia e pace.

Far rinascere la speranza
Solo così, nella vita civile, può rinascere la speranza. Certamente la speranza cristiana guarda oltre le contingenza della città terrena.
E desidero dirlo proprio pensando ai morti che ricordiamo in questi giorni. La fede ne attende la risurrezione dei corpi alla pienezza della vita e dello shalom biblico. Ma questa grande attesa alimenta anche la speranza umana per l’oggi della storia e per il suo prossimo futuro. Pertanto, perché questa speranza resti accesa, vorrei che idealmente qui, dal Campo della Gloria, si levasse come un appello a tutte le donne e gli uomini di buona volontà.
Vorrei che l’appello si rivolgesse in particolare a coloro che, nell’una e nell’altra parte dei diversi e opposti schieramenti politici, dentro la maggioranza e l’opposizione, si richiamano ai principi della libertà e della democrazia e non hanno del tutto perso il senso delle istituzioni e dell’etica pubblica. A voi diciamo che dinanzi alla storia - e, per chi crede, dinanzi a Dio - avete la responsabilità di fermare l’eutanasia della Repubblica democratica. L’appello è invito a dialogare al di là della dialettica e conflittualità politica, a unirvi nel difendere e rilanciare la democrazia nei suoi fondamenti costituzionali. Non è tempo di contrapposizioni propagandistiche, né di beghe di basso profilo.

Prima che sia troppo tardi
L’attuale emergenza e la memoria di chi ha combattuto per la Liberazione vi chiedono di cercare politicamente insieme come uscire, prima che sia troppo tardi, dal rischio di una possibile deriva delle istituzioni repubblicane.
Prima delle giuste e necessarie battaglie politiche, ci sta a cuore la salute costituzionale della Repubblica, il bene supremo di un’Italia unitaria e pluralista, che insieme vogliamo “libera e democratica”.

Seconda giornata di Presidio Antifascista a Grugliasco!



Oggi seconda giornata di Presidio Antifascista!

viale Gramsci angolo corso Torino dalle 10.00 alle 12.30

venerdì 6 novembre 2009

Ricordiamo Enzo Biagi, Partigiano d'Italia e giornalista resistente



Il 6 novembre 2007 Enzo Biagi ci ha lasciati: una perdita notevole per l’informazione italiana.
Il giornalista, curatore sulla RAI della rubrica “Il Fatto”, affermava: «Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata».
Biagi considererà sempre quei mesi che passò da Partigiano come i più importanti della sua vita: in memoria di ciò, volle che la sua salma fosse accompagnata al cimitero sulle note di "Bella Ciao".



Ricordiamo anche l'editto bulgaro del piduista Silvio Berlusconi che allontanò Biagi dalla RAI (fonte: Wikipedia):

La prima intervista a Benigni era stata rilasciata dopo la vittoria di quest'ultimo ai Premi Oscar del 1997, la seconda nel 2001 a ridosso delle elezioni politiche che poi avrebbero visto la vittoria della Casa delle Libertà. In quest'ultima il comico toscano commentò, a modo suo, il conflitto d'interessi e il contratto con gli italiani che Berlusconi aveva firmato qualche giorno prima nel salotto di Bruno Vespa. I commenti provocarono il giorno dopo roventi polemiche contro Biagi, che venne accusato di sfruttare la televisione pubblica per impedire la vittoria di Berlusconi. Al centro della bufera c'erano anche le dichiarazioni che il 27 marzo Indro Montanelli aveva rilasciato al Fatto. Il giornalista aveva attaccato pesantemente il centrodestra paragonandolo ad un virus per l'Italia e sostenendo che sotto Berlusconi il nostro Paese avrebbe vissuto una "dittatura morbida in cui al posto delle legioni quadrate avremmo avuto i quadrati bilanci", ovvero molta corruzione.
In seguito a queste due interviste diversi politici e giornalisti attaccarono Biagi tra questi Giulio Andreotti e Giuliano Ferrara che dichiarò: "Se avessi fatto a qualcuno quello che Biagi ha fatto a Berlusconi, mi sarei sputato in faccia". La più dura arrivò però dal deputato di Alleanza Nazionale e futuro ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri che auspicò in un'emittente lombarda l'allontanamento dalla Rai dello stesso Biagi.
Biagi fu quindi denunciato all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per "violazione della par condicio" ma fu poi assolto con formula piena.
Il 18 aprile del 2002 l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, mentre si trovava in visita ufficiale a Sofia, rilasciò una dichiarazione riportata dall'Agenzia Ansa e passata poi alla cronaca con la definizione giornalistica di Editto bulgaro. Berlusconi, commentando la nomina dei nuovi vertici Rai, resi pubblici il giorno prima, si augurò che "la nuova dirigenza non permettesse più un uso criminoso della televisione pubblica" come, a suo giudizio, era stato fatto dal giornalista Michele Santoro, dal comico Daniele Luttazzi e dallo stesso Biagi. Biagi replicò quella sera stessa nella puntata del Fatto, appellandosi alla libertà di stampa:

"Il presidente del Consiglio non trova niente di meglio che segnalare tre biechi individui: Santoro, Luttazzi e il sottoscritto. Quale sarebbe il reato? [...] Poi il presidente Berlusconi, siccome non intravede nei tre biechi personaggi pentimento e redenzione, lascerebbe intendere che dovrebbero togliere il disturbo. Signor presidente, dia disposizioni di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho verso me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri [...]. Sono ancora convinto che perfino in questa azienda (che come giustamente ricorda è di tutti, e quindi vorrà sentire tutte le opinioni) ci sia ancora spazio per la libertà di stampa; sta scritto - dia un'occhiata - nella Costituzione. Lavoro qui in Rai dal 1961, ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto [...]. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci."

È l'inizio, per Enzo Biagi, di una lunga controversia fra lui e la Rai, con numerosi colpi di scena e un'interminabile serie di trattative che videro prima lo spostamento di fascia oraria del Fatto, poi il suo trasferimento su Rai Tre e infine la sua cancellazione dai palinsesti.
Biagi, sentendosi preso in giro dai vertici della RAI e credendo che non gli sarebbe mai stata affidata nessuna trasmissione, decide a settembre di non rinnovare il suo contratto con la televisione pubblica che fu risolto dopo 41 anni di collaborazione il 31 dicembre del 2002.
Nel corso del 2002 i rapporti con Berlusconi si deteriorarono sempre più a causa della pregiudiziale morale che per Biagi era imprescindibile infatti, a proposito disse: «uno che fa battute come quella di Berlusconi dimostra che, nonostante si alzi i tacchi, non è all’altezza. Un presidente del Consiglio che ha conti aperti con la giustizia avrebbe dovuto avere la decenza di sbrigare prima le sue pratiche legali e poi proporsi come guida del Paese . (Il Fatto, 8 aprile 2002)»