domenica 18 gennaio 2009

Incontro di inizio anno: discorso di Antonio Falbo, Presidente ANPI Grugliasco



Incontro di “inizio anno 2009”
Grugliasco, 18 Gennaio 2009
ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia”

Intervento di Antonio Falbo
Presidente ANPI Sezione “68 Martiri” Grugliasco



Più che un saluto formale, è un doveroso compito da parte dell’ANPI di Grugliasco, ricordare coloro che ci hanno lasciato. Altri due compagni hanno imboccato il viale senza ritorno; sono da aggiungere a questa dolorosa lista: Vittorio Losa e Sergio De Corti.

Un ringraziamento a tutti voi che siete intervenuti a questo tradizionale incontro di inizio anno, sperando sempre che sia migliore di quello trascorso. Buon inizio, per la forma, ma le prospettive non sono incoraggianti, l’Italia non è quella che noi sognavamo. Il Parlamento viene esautorato, uomini di governo esaltano il fascismo.

Ormai ho 85 anni e mi domando: è valso aver fatto la Resistenza? Perché parlare della lotta partigiana ormai che sono passati tanti anni, ma poi che significa parlare di Resistenza oggi?
Significa una lotta senza tregua all’ingiustizia sociale che, per mantenere saldo il suo dominio, fa uso della violenza, materiale e morale, in ogni campo della vita di una nazione.
La Resistenza non fu soltanto quella armata contro il nazifascismo, costata migliaia di morti.
Per rispondere, ecco la necessità di avere ben chiaro ciò che significa Resistenza vissuta nel nostro Paese. Fu Resistenza quella che vide operai e contadini opporsi alle squadracce fasciste all’inizio degli anni Venti; fu Resistenza quella dei professori universitari che si rifiutarono di prestare il giuramento loro richiesto dal fascismo; fu Resistenza quella dei volontari delle Brigate Internazionali in Ispagna; fu Resistenza quella dei condannati dal Tribunale Speciale fascista, dei confinati, degli esuli antifascisti durante il Ventennio. Poi fu la Resistenza quella che vide una minoranza armata porsi alla testa di una maggioranza del popolo italiano per abbattere la dittatura e riconquistare la libertà; fu Resistenza quella dei militari che scelsero di restare in campo d’internamento e di non arruolarsi nelle forze armate della RSI, pagando a caro prezzo quella scelta, come a Cefalonia dove è iniziata la Resistenza. Fu ancora Resistenza quella sostenuta nel Luglio ’60 contro il governo Tambroni, quella contro la “Legge Truffa” e quella che portò alla conquista dello Statuto dei Lavoratori.
Oggi è Resistenza battersi perché non venga travisata la storia, perché non si dimentichi il periodo glorioso in cui un popolo combatté per la sua libertà, perché abbiano piena realizzazione i principi fondamentali della Costituzione Repubblicana, perché trovino soluzione i problemi della disoccupazione, delle pensioni, del precariato, del lavoro per i giovani; perché venga debellata la corruzione ad ogni livello, perché sia sconfitta la violenza mafiosa; perché trionfi la Pace; perché non vengano calpestati i diritti dell’uomo ed ogni popolo abbia diritto alla propria autonomia in piena libertà. Questo vale sia per i palestinesi che per i palestinesi.
Occorre combattere, risolutamente e con severità, la criminalità, la disoccupazione, la guerra e il revisionismo. Così si esprimeva un grande resistente, deceduto tempo fa, Leo Valiani, che fu componente, con Sandro Pertini ed Emilio Sereni, del Comitato insurrezionale del CLN Alta Italia.

Alla campagna revisionista antipartigiana noi possiamo solo rispondere con le armi della verità, della ragione, della cultura e dell’informazione. È necessario proprio oggi che assistiamo ad un vero e proprio rilancio politico di forze ex fasciste e comunque non democratiche, in cui non solo persistono ma anzi sono consolidate realtà e comportamenti che non dobbiamo esitare a definire reazionarie e potenzialmente eversive. Per citarne qualcuno, un esempio viene da esponenti politici come Alemanno, sindaco di Roma, e il parlamentare Ignazio La Russa, con dichiarazioni tendenti a esaltare e difendere il fascismo.

Per legge fisiologica, gli artefici della Liberazione di 63 anni fa vanno scomparendo, l’ANPI è impegnata a sopperire ad un errore fatto dopo il ’45. L’ANPI era aperta solo a chi aveva fatto la Resistenza; forse in quel momento decisione giusta.
Oggi, dopo 63 anni, l’ANPI ha votato un profondo rinnovamento dell’organizzazione che prevede il coinvolgimento di nuove generazioni, le quali pur non avendo partecipato per ragioni anagrafiche alla Resistenza, dovranno raccoglierne il testimone, impegnandosi i quella lotta per la difesa della democrazia a cui hanno dato la vita, 63 anni fa, i Partigiani.

Credetemi, i questo momento di sfascio politico, l’ANPI ha la priorità e il dovere di difendere la Libertà e la Democrazia.

A distanza di 63 anni, ancora oggi, la situazione ci chiede di non abbassare la guardia, dando continuità e coerenza al nostro impegno ma perché tutto ciò possa tuttavia realizzarsi, occorre che la continuità dell’ANPI sia sempre più affidata a componenti delle generazioni più giovani.
Per questo, la decisione di aprire ufficialmente e formalmente le porte alla possibilità di iscriversi all’ANPI, quali soci a pieno titolo, per tutti coloro che ne condividono il patrimonio ideale, i valori e le finalità e intendono contribuire impegnandosi alla realizzazione e alla continuità nel tempo degli scopi associativi.

Una cosa va ricordata e rimarcata: l’ANPI non è un partito; chi entra nell’ANPI non lo deve fare per strumentalizzare l’associzione ai fini politici di un partito. Nell’ANPI, ricordiamolo sempre, sono presenti partigiani e antifascisti di varie componenti politiche e questa unità va salvaguardata in un momento come questo di grave crisi politica e istituzionale che sta attraversando il nostro Paese, un momento che a pieno tiutolo può essere definito di vera e propria “emergenza democratica”.

L’ANPI deve essere sempre attiva e presente nell’attività politica e culturale della nostra città.
Le nuove generazioni dovranno continuare la battaglia per la Libertà e prendere in eredità la nostra gloriosa bandiera, che tanto ha fatto per conquistare la Libertà e soprattutto la Pace. Si, la Pace!
La guerra è sempre una cosa orribile e spaventosa. Oggi, come non mai, colpisce soprattutto uomini, donne e bambini inermi e sparge ovunque distruzione, fame e malattie, alimentando odio e terrorismo. Troppi popoli sono schiavi di dittature ricche, avide e potenti mentre la fame dilaga e ciascuno anela alla Libertà, cercando terra generosa.
Chi ha fatto la guerra non può accettare la guerra! Solo il dialogo e non la guerra, può risolvere le controversie internazionali.

Termino e scusatemi se ho voluto, nel mio breve intervento, esprimere il mio pensiero.
Non mi resta altro che rinnovare un sincero augurio affinché l’anno in corso cancelli ciò che sta succedendo nel nostro Paese e nel mondo.

Buon anno a tutti e dateci una mano a tenere viva la nostra associazione.

Ora e sempre Resistenza!


Antonio Falbo
Presidente ANPI Grugliasco