sabato 28 novembre 2009

Donne, Antifascismo, Democrazia: l'A.N.P.I. ricorda Nilde Iotti a 10 anni dalla sua scomparsa



“Donne, antifascismo e democrazia”
Dalla memoria al futuro, ricordando Nilde Iotti

Campagna nazionale dell’ANPI

Interverranno: ELETTA BERTANI, MARISA OMBRA, MARISA RODANO, LIVIA TURCO

Condurrà: CONCITA DE GREGORIO (direttore de l’Unità)

Saranno presenti personalità del mondo politico, culturale e sindacale


Sabato, 28 novembre 2009 • ore 15,00

Palazzo Valentini • Aula del Consiglio Provinciale •

via IV Novembre, 119 • Roma
Per l'ANPI di Grugliasco, convocata dal Comitato Provinciale, è presente Laura Antiquario.

venerdì 27 novembre 2009

L'ANPI a Don Ciotti: i beni confiscati ai mafiosi non devono tornare alla criminalità



Roma, 27 novembre 2009

alla cortese attenzione di Don Luigi CIOTTI, Presidente Libera


Carissimo,

i 3213 beni confiscati, frutti miliardari di crimini mafiosi e camorristi e pagati da tanti morti, non debbono tornare ai criminali. Chiediamo che la Camera dei Deputati cancelli la norma vergognosa votata al Senato.

L’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) con i partigiani, gli antifascisti e i democratici, in questa esemplare battaglia unitaria e non di parte è con Te e con Libera a sostegno delle vostre cinque richieste domenica a Roma ed in ogni parte d’Italia.


Marisa Ferro
Segreteria Nazionale ANPI

giovedì 26 novembre 2009

ANPI Giaveno-Val Sangone: Commemorazione dei Caduti del rastrellamento del Novembre 1944



ANPI GIAVENO-VALSANGONE

in collaborazione con il comune di GIAVENO



DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009
COMMEMORAZIONE DEI CADUTI DEL RASTRELLAMENTO DEL NOVEMBRE 1944


65° ANNIVERSARIO


GIAVENO
ore 14.30 ritrovo piazza S. Lorenzo
Deposizione dei fiori alla lapide dei caduti dell'ex-albergo Torchio

Prosecuzione su mezzo proprio con deposizione dei fiori alle lapidi in via Beale angolo via Ruata Sangone, borgata Tetti Via, borgata Mollar dei Franchi

ore 15.30 borgata Provonda
Messa

A fine messa corteo fino al cimitero, deposizione corona e orazione conclusiva al monumento ai caduti



lista dei caduti (indicativa):


1. 66 anni, (civile) Prudente Sala, Avigliana, 25-11-1944 a Trana

2. 38 anni, (civile) Battista Giacone, Coazze, 27-11-1944 in borgata Giaconera a Coazze
3. 36 anni, (civile) Giovanni Giacone, Coazze, 27-11-1944 in borgata Giaconera a Coazze
4. 31 anni, (partigiano) Michelangelo Giacone, Coazze, 27-11-1944 in borgata Giaconera a Coazze


5. 24 anni, (partigiano) Ernesto Comoretto, Rivoli, 27-11-1944 sulla strada della Colletta a Cumiana
6. 25 anni, (partigiano) Ilio Biagi, Piombino/Torino, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
7. 18 anni, (partigiano) Tiziano Chiabai, Udine/Torino, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
8. 25 anni, (partigiano) Giovanni Lupo, Grugliasco, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
9. 24 anni, (partigiano) Angelo Russeglia, Ciriè, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
10. (partigiano) Johan Wischosky, Polonia, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno
11. (partigiano) Jerzi Zchaj, Polonia, 27-11-1944 alle Prese della Fransa a Giaveno


12. 18 anni, (partigiano) Augusto Picco, Vaie, 28-11-1944 a prese Biancero a Coazze
13. 18 anni, (partigiano) Anselmo Segontino, S. Antonino, 28-11-1944 a prese Biancero a Coazze
14. 25 anni, (partigiano) Giuseppe Usseglio Prinsi, S. Antonino, 28-11-1944 a prese Biancero a Coazze
15. 18 anni, (partigiano) Renato Valenzano, S. Antonino, 28-11-1944 a prese Biancero a Coazze


16. 33 anni, (partigiano) Mario Pierino Battagliotti, Giaveno, 28-11-1944
17. 19 anni, (partigiano) Michele Gallino, Torino/Piossasco, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno
18. 20 anni, (civile) Aldo Moschietto, Giaveno, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno
19. 22 anni, (civile) Eugenio Moschietto La Franza, Giaveno, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno
20. 25 anni, (civile) Ferdinando Moschietto, Giaveno, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno
21. 17 anni, (civile) Giuseppe Moschietto, Giaveno, 28-11-1944 in borgata Fusero a Giaveno


22. 42 anni, (partigiano) Carlo Barrera, Rivoli, 29-11-1944 all’Indiritto di Coazze


23. 17 anni, (civile) Renato Cena, 29-11-1944 in borgata Pomeri a Giaveno
24. 70 anni, (civile) Felice Usseglio Viretta, 29-11-1944 in borgata Viretta di Giaveno
25. 22 anni, (civile) Felice Viretto Cit, 29-11-1944 alle prese Viretto di Giaveno
26. 33 anni, (civile) Giuseppe Viretto, 29-11-1944 alle prese Viretto di Giaveno
27. 51 anni, (civile) Giovanni Ferlanda, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
28. 44 anni, (civile) Lorenzo Gattino, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
29. 37 anni, (civile) Costantino Merlo, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
30. 59 anni, (civile) Giovanni Merlo, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
31. 60 anni, (civile) Prudente Merlo Nanot, 29-11-1944 in borgata Prudent a Giaveno
32. 39 anni, (civile) Mario Ughetto, 29-11-1944 al Col du Gei di Giaveno
33. 41 anni, (civile) Umberto Dalmasso, 29-11-1944 in borgata Dalmassi a Giaveno
34. 45 anni, (civile) Andrea Portigliatti, 29-11-1944 in borgata Barbos a Giaveno
35. 56 anni, (civile) Celeste Moschietto, 29-11-1944 in borgata Franza a Giaveno
36. 36 anni, (civile) Carlo Moschietto, 29-11-1944 in borgata Mador a Giaveno
37. 22 anni, (civile) Mea Elda Moschietto, 29-11-1944 in borgata Provonda a Giaveno
38. 22 anni, (partigiana) Irene Usseglio Nanot, 29-11-1944 in borgata Provonda a Giaveno
39. 45 anni, (civile) Esterina Barone Galet, 29-11-1944 in borgata Ceca di Giaveno
40. 70 anni, (civile) Rosa Maria Ughetto Budin, 29-11-1944 in borgata Ceca di Giaveno
41. 39 anni, (civile) Esterina Cesarina Viretto, 29-11-1944 in borgata Ceca di Giaveno
42. 14 anni, (civile) Felice Bruno Viretto, 29-11-1944 in borgata Ceca di Giaveno
43. 29 anni, (civile) Riccardo Balocca, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
44. 57 anni, (civile) Camilla Barone, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
45. 34 anni, (civile) Antonio Giai Via, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
46. 59 anni, (civile) Carlo Giai Via, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
47. 51 anni, (civile) Basilio Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
48. 70 anni, (civile) Giuseppe Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
49. 61 anni, (civile) Giuseppe Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
50. 49 anni, (civile) Lorenzo Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
51. 62 anni, (civile) Stefano Ughetto, 29-11-1944 in borgata Tetti Via di Giaveno
52. 61 anni, (civile) Massimina Giai Chel, 29-11-1944 in borgata Girella di Giaveno
53. 37 anni, (civile) Carlo Gillia, 29-11-1944 in borgata Girella di Giaveno
54. 31 anni, (civile) Lorenzo Brandol, 29-11-1944 in Ruata Sangone a Giaveno
55. 41 anni, (civile) Giuseppe Pessiva, 29-11-1944 in Ruata Sangone a Giaveno
56. 41 anni, (civile) Luigi Ughetto La Croia, 29-11-1944 in Ruata Sangone a Giaveno


57. 23 anni, (partigiano) Giorgio Luciano Barella, Chiusa S. Michele, 29-11-1944 a Giaveno
58. 20 anni, (partigiano) Bruno Bauchiero, Chiusa S. Michele, 29-11-1944 a Giaveno
59. 15 anni, (partigiano) Oreste Brizio, Grugliasco, 29-11-1944 a Giaveno
60. 18 anni, (partigiano) Lodovico Brozzetti, Casale/Torino, 29-11-1944 a Giaveno
61. 21 anni, (partigiano) Domenico Caggiano, Caggiano (CE), 29-11-1944, a Giaveno
62. 22 anni, (partigiano) Nello Celvino, Almese, 29-11-1944, a Giaveno
63. 19 anni, (partigiano) Giovanni Chieppa, Minervino Murge/Torino, 29-11-1944, a Giaveno
64. 18 anni, (partigiano) Sergio Dal Bianco, Perosa Argentina, 29-11-1944, a Giaveno
65. 19 anni, (partigiano) Mario Greco, Torino/Buttigliera Alta, 29-11-1944, a Giaveno
66. 15 anni, (partigiano) Emilio Morgan, Nichelino, 29-11-1944, a Giaveno
67. 18 anni, (partigiano) Aldo Predaccino, Spotorno/Torino, 29-11-1944, a Giaveno
68. (partigiano) Remo Proiè, Milano, 29-11-1944 a Giaveno
69. 19 anni, (partigiano) Ondilio Rolando, Vaie, 29-11-1944, a Giaveno
70. 20 anni, (partigiano) Rinaldo Rosa, Giaveno, 29-11-1944, a Giaveno


71. 19 anni, (partigiano) Riccardo Tabone, Vaie, morto per ferita in rastrellamento
72. 24 anni, (partigiano) Spartaco Bertone, Grugliasco, catturato e morto in campo di concentramento
73. 28 anni, (partigiano) Giuseppe Bresso, Buttigliera d’Asti, catturato e disperso in campo di concentramento
74. 20 anni, (partigiano) Dino Dalbin, S. Pietro Barbozza (TV), catturato e morto in campo di concentramento
75. 20 anni, (partigiano) Massimo Gotto, Giaveno, catturato e morto in campo di concentramento
76. 20 anni, (partigiano) Giovanni Negro, Villanova d’Asti, catturato e morto in campo di concentramento
77. 18 anni, (partigiano) Agostino Solideo, Torino, catturato e disperso in campo di concentramento
78. 31 anni, (partigiano) Antonin Vitus, Cecoslovacchia, disperso nel rastrellamento
79. 25 anni, (partigiano) Emil Zezule, Cecoslovacchia, disperso nel rastrellamento


80. 22 anni, (partigiano) Giuseppe Giusta, Orbassano, 1-12-1944 caduto nel rastrellamento
81. (partigiano) Giovanni Martinelli, Bomba (CH), 1-12-1944 a Giaveno


82. 28 anni, (partigiano) Remo Italiano, Oria (BA), 2-12-1944, a Coazze
83. 19 anni, (partigiano) Secondo Nebiolo, Torino, 2-12-1944, a Col du Gei a Giaveno


84. 20 anni, (partigiano) Sergio Silano, Torino, 3-12-1944, a Prese Loiri a Giaveno
85. 18 anni, (partigiano) Pietro Vitrani, Torino, 3-12-1944, a Giaveno


86. 21 anni, (partigiano) Antonio Alessandrini, Civita Castellana (VI), 4-12-1944 a Prafieul Giaveno
87. 18 anni, (partigiano) Ignazio Colla, Orbassano, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
88. 19 anni, (partigiano) Benito Di Nola, Lerici/Collegno, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
89. 20 anni, (partigiano) Celestino Gillia, Trana, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
90. 15 anni, (partigiano) Francesco Morello, Candiolo, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
91. 21 anni, (partigiano) Ottavio Mossa, Nuraminis (CA), 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
92. 20 anni, (partigiano) Rino Rolfo, Murisengo (AL), 4-12-1944 all’Aquila Giaveno
93. 37 anni, (partigiano) Luigi Usseglio Min, Giaveno, 4-12-1944 all’Aquila Giaveno


94. 30 anni, (partigiano) Sabela Vilem, Cecoslovacchia, 6-12-1944 in borgata Rosa a Coazze


Mauro Sonzini
ANPI Giaveno-Valsangone

sabato 21 novembre 2009

venerdì 20 novembre 2009

Chiudere Casa Pound! No al Nazifascismo!



Mentre tagliano cultura e formazione danno soldi (tanti) all’ignoranza

Mentre tagliano cultura e formazione danno soldi (tanti) all’ignoranza
Verso la manifestazione antifascista di sabato 21 novembre a parma
Diciamolo chiaramente Casa Pound non è la causa dell’intolleranza e del razzismo, e neanche del populismo in chiave neofascista che sta sviluppandosi a macchia d’olio nelle nostre città.
E’ più semplicemente la conseguenza dell’impoverimento culturale e sociale che da anni, molti di più di quelli che ha l’organizzazione neofascista Casa Pound , si avverte nel nostro paese.
Un impoverimento che ha alle spalle un teorema ben chiaro: l’annientamento di ogni forma critica e l’asservimento di un intero paese a logiche di sudditanza. Cose che hanno poco a che vedere con la libertà, con l’espressione delle differenze che compongono le nostre città, con la potenza creativa del dissenso.
Questo è il nostro paese. Un paese che vive da anni di tagli alla cultura e alla formazione, che è costretto a sentire personaggi come Brunetta parlare di “culturame” riferendosi a coloro che sperimentano nuove forme di arte e che creano innovazione culturale.
Un paese nel quale ci tocca subire le leggi della ministra dell’ignoranza Gelmini che attua tagli indiscriminati alla formazione, rendendo scuole e università luoghi nei quali il servilismo e l’omologazione sono i caratteri principali. Trasformando il diritto al sapere in un desiderio irraggiungibile, sostituendo alla conoscenza l’ignoranza e rendendola non una risorsa abbondante ma un bene scarso acquisibile solo cedendo la propria libertà e dimostrandosi meritevoli (con notevole capacità di genuflessione).
In questo contesto appare chiaro che Casa Pound è un prodotto, null’altro.
Un prodotto che assimila tutte le caratteristiche del teorema con cui vorrebbero governarci. La figura del “grande capo”( Iannone ) e dell’esercito ai suoi piedi, la linea da seguire senza elementi di critica.
Il tutto condito da slogan e comportamenti che solo apparentemente sembrano nuovi ma che invece nascondono l’incapacità di questo neofascismo di riciclarsi nel terzo millennio: il “né rossi né neri ma liberi pensieri”, il “siamo tutti contro la Gelmini”, l’incontro con la Concia del Pd per parlare di diritti degli omosessuali, la finta spinta innovatrice di Blocco Studentesco e il vecchio che ritorna (Adinolfi e terza posizione protagonisti dello stragismo nero degli anni ‘70), ma anche la cacciata di una cronista de L’Unità da Casa Pound durante un dibattito con Dell’Utri, tipica dello squadrismo della peggior specie.
La pericolosità di Casa Pound si manifesta pienamente quando su di essa iniziano a piovere finanziamenti dal governo sottratti a tutte quelle associazioni che sui territori sviluppano progetti di integrazione sociale e di lotta all’intolleranza.
Questo è il modello inquietante che il governo e vari ministri stanno costruendo. Togliere terreno (quindi soldi) alle idee ed ai progetti che intendono trasformare in chiave aperta e solidale le nostre città. Basti pensare che il 18 agosto 2009 a Roma è stato approvato dal consiglio comunale, senza prendere in considerazione l’opposizione, una delibera che ha stanziato 1,5 milioni di euro per attività culturali, che sono finiti in gran parte nelle tasche di Iannone e Casa Pound. Per fare cosa? Per invitare Dell’Utri a rileggere i diari di Mussolini! E’ questa la cultura di cui il nostro paese ha bisogno?
Prima dell’estate il governo ha tagliato più del 40% il Fondo Unico per lo Spettacolo e migliaia di lavoratori soprattutto precari a causa di ciò hanno perso il lavoro senza poter usufruire di nessun tipo di ammortizzatore sociale. E’ questo l’investimento che il governo intende fare sulla cultura?
Ciò nasconde secondo noi un disegno razionale. La crescita di Casa Pound e l’apertura di sedi in tutta Italia, danno la possibilità di dirottare soldi su tutto il terreno nazionale ad un’organizzazione che sottrae fondi a chi già svolge lavoro sul territorio ma è scomodo al governo. Rischiamo di vedere tra pochi anni la costruzione di una rete di associazioni legate alla destra cosiddetta “sociale” e all’associazionismo cattolico più conservatore e reazionario a cui saranno affidati progetti sociali, ben finanziati, nei quali il “disagio giovanile” verrà affrontato costruendo un rapporto basato sulla sudditanza e l’obbedienza.

Per bloccare questo disegno è necessario chiudere Casa Pound!

Brigata Antifascista di Parma




Chiudiamo Casa Pound!

Casa Pound... ci sono tante cose da dire... per descrivere nella maniera più semplice che cos'è casa pound leggete l'articolo fatto dai ragazzi del collettivo degli studenti medi estampida:

Un altro orientamento fascista è venuto alla luce. Quello che nelle parole dei suoi principali animatori si chiama fascismo del terzo millennio. Quello che il fondatore, Gianluca Iannone, ha chiamato Casa Pound.
Uno sfrenato populismo è il giusto trucco per nascondere, dietro grandi e nuovi paroloni, la vecchia mentalità fascista: Dio, Patria, Famiglia. Perché questo è ciò che Casa Pound usa per attirare un numero sempre maggiore di ragazzi disinformati e pronti a prendere qualsiasi verità rivelata per buona. Un esempio pratico: nel volantino che distribuiscono qui, a Parma, da settembre chiedono l’aumento delle ore settimanali di educazione fisica da 2 a 5, e l’apprendimento di sport quali tiro o lotta. Qualsiasi studente sarebbe felice di fare 3 ore in meno di latino o matematica alla settimana, ma questa è semplicemente una richiesta senza senso logico e che riconduce al tipico atteggiamento violento e repressivo del partito fascista. Questo per quanto riguarda la patria.
Recentemente Casa Pound ha dato vita, grazie alla moglie di Iannone, Maria Bambina, a un movimento chiamato DEA (Donne e Azione): un gruppo di donne neofasciste che si definiscono “Nuove Femministe”; leggendo però il documento che hanno redatto risalta evidentemente la visione di donna come incubatrice per bambini e tuttofare per la casa, e ovviamente questo movimento non tollera donne immigrate o donne che decidono di praticare un’interruzione di gravidanza.
Per capire bene quali siano le finalità ultime dei “fascisti del terzo millennio” non bisogna leggere semplicemente ciò che scrivono su volantini e documenti o lasciarsi imbambolare dalle parole astruse che usano per girare attorno ai temi più scottanti, ma domandarsi il motivo per cui richiedono cose come l’esempio di quanto sopra. Non bisogna lasciarsi fuorviare dalle meschinità che utilizzano per coprire gli episodi più eclatanti nei quali si mostrano per quello che sono veramente: un gruppo di violenti e convinti attivisti neofascisti. Un caso tra i tanti? Piazza Navona (video che vi consigliamo di vedere per fare maggiore chiarezza sui fatti realmente accaduti).
Noi come collettivo studentesco antifascista abbiamo deciso di combattere, oltre Casa Pound e tutto ciò che le fa da satellite, anche la disinformazione dilagante riguardo a questo tema. Non vogliamo vedere studenti confusi lasciarsi andare alla corrente fascista dal volto attraente e dalle proposte ingannevoli. Crediamo fermamente che portando la documentazione che abbiamo raccolto, all’interno di tutte le scuole di Parma, non solo con assemblee di istituto, ma anche tramite il passaparola tra compagni di classe e lo scambio di opinioni, eviteremo di compiere errori già commessi in passato e riusciremo a bloccare sul nascere questa organizzazione anticostituzionale. Sì. Perché nella costituzione sta scritto che l’Italia è un paese antifascista.
Ci preme che ogni singolo studente si renda conto che non può lasciarsi abbagliare da questo fuoco fatuo che è Casa Pound, sappiamo bene che non è tutto oro ciò che luccica. Vorremo che questo documento aiutasse a prendere coscienza sulla realtà che stiamo vivendo e della quale facciamo parte, vogliamo che da questa presa di coscienza nasca la voglia di combattere per quelli che sono i nostri diritti, vogliamo che ognuno nel suo piccolo si opponga in prima persona alle frasi, alle scritte sui muri, alle ideologie e alle azioni che violano i nostri fondamentali diritti.

LA STORIA NON SI RISCRIVE, SEMPRE ANTIFASCIST*!

Collettivo Studenti Medi Estampida

giovedì 19 novembre 2009

L'ANPI aderisce all'appello di Roberto Saviano contro il "processo breve"




L'ANPI aderisce all'appello di Roberto Saviano lanciato su la Repubblica, nella ferma convinzione che l'eguaglianza di ogni cittadino rispetto alla legge, regola fondamentale dello stato di diritto, non possa essere forzata e deviata per favorire interessi particolari come sta accadendo con tutta e grave evidenza nel caso della proposta di legge sul "processo breve".


SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO

mercoledì 18 novembre 2009

Bloccata iniziativa neofascista di Forza Nuova

Segnalazione di Raffaele Bianco, consigliere comunale di Grugliasco per il Partito Democratico


INIZIATIVA NEOFASCISTA CON NICK GRIFFIN
“Relativamente alla notizia secondo la quale sarebbe convocata a Torino dal movimento politico neofascista denominato Forza Nuova, nella giornata del 20 novembre, un’iniziativa alla quale risulta invitato fra gli altri l’esponente politico inglese di estrema destra Nick Griffin (noto per le posizioni dichiaratamente razziste e per il sostegno alle tesi di negazione dell’Olocausto e per questo già condannato, nel suo Paese, per incitamento all’odio razziale), abbiamo presentato quest’oggi un’Interpellanza chiedendo al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Interno di sapere:

· se di tale iniziativa siano informate le Autorità locali di Pubblica Sicurezza e, per loro tramite, il Ministro dell’Interno;

· se il Ministro non ritenga utile ed opportuno richiedere al Prefetto e al Questore di Torino di non consentire, per evidenti ragioni di ordine pubblico, lo svolgimento della predetta iniziativa, alla luce degli effetti e delle conseguenze che analoghe e precedenti iniziative hanno determinato nella città di Torino, distogliendo ingenti contingenti delle Forze di Polizia da compiti e funzioni ben più urgenti e utili per la collettività, nonché della particolare e delicata situazione dell’ordine pubblico in Torino, connessa alla vicenda delle occupazioni di stabili da parte dei Centri Sociali e di cui è stato interessato nelle scorse settimane il Comitato Provinciale per l’ordine e la Sicurezza e lo stesso Sottosegretario Michele Davico.


Bufera sul negazionista Griffin “Quell’incontro non s´ha da fare”
FEDERICA CRAVERO - Repubblica


Quell´incontro non s´ha da fare. Senza tanti giri di parole, il tam tam che si è diffuso tra gli uffici della sinistra di partito, l´ANPI, la comunità ebraica e il movimento antagonista da giorni chiede una sola cosa: che non si tenga l´incontro di Forza Nuova previsto per domani sera nella sala consiliare della circoscrizione 10, cui è invitato Nick Griffin, parlamentare europeo del British National Party e noto per le sue tesi negazioniste a proposito dell´Olocausto. Con lui il segretario di Forza nuova, Roberto Fiore. Tema della serata «Tradizioni ed identità nazionali contro immigrazione e islamismo». Ad introdurre il dibattito Renzo Rabellino, consigliere provinciale della lista No euro. Ed è stato proprio attraverso una consigliera No euro in circoscrizione, Stefania Franchi, che è stata chiesta la sala in strada Mirafiori 7.

Una richiesta che ha fatto tremare la circoscrizione, a partire da Maurizio Trombotto, presidente di una giunta di centrosinistra. «Da quando abbiamo saputo dell´incontro - ha detto Trombotto - ci siamo mossi, abbiamo anche chiesto alla consigliera di ripensarci, abbiamo cercato soluzioni, ma dal punto di vista del regolamento avevamo le mani legate». E ieri mattina, quando la giovane consigliera No euro si è presentata agli uffici cassa con gli 84 euro per l´affitto di 4 ore della sala, non hanno potuto negarle l´autorizzazione. Salvo scrivere subito dopo una lettera a sindaco, prefetto e questore per «esprimere preoccupazione per la possibile turbativa dell´ordine pubblico». In altre parole, dal livello politico la questione si è spostata sul timore che i centri sociali, soprattutto in questo momento di tensione per gli sgomberi, possano organizzarsi per impedire l´incontro. «Visto ciò che hanno determinato analoghe iniziative, distogliendo le forze di polizia da funzioni ben più utili, riteniamo opportuno che non si consenta lo svolgimento dell´iniziativa», dicono in una lettera alle istituzioni i deputati del Pd Stefano Esposito e Antonio Boccuzzi, che hanno presentato anche un´interpellanza in parlamento.

Cori di «no» alla presenza di Griffin anche da Luca Cassano di Rifondazione e Vincenzo Chieppa, dei Comunisti italiani. Indignazione pure dal presidente provinciale dell´ANPI, Gino Cattaneo: «A noi che siamo vecchi combattenti queste cose non vanno giù». Così Tullio Levi, presidente della comunità ebraica di Torino: «Nick Griffin è già stato condannato per incitamento all´odio razziale, detenzione di esplosivo e raid contro ebrei e stranieri. La comunità ebraica di Torino deplora che una sala del Comune venga concessa per tale iniziativa». «Siamo consapevoli delle polemiche che abbiamo scatenato - spiega Rabellino - ma non si può negare che ci sia un problema islamico e non è corretto lasciarlo sono in mano alla Lega Nord. Noi dialoghiamo con tutti, questa è la democrazia».


L'incontro, come richiesto, è stato cancellato.

lunedì 16 novembre 2009

Comunicato dall'ANPI Provinciale di Salerno



Abbiamo ricevuto questo comunicato dell'ANPI Provinciale di Salerno in data 15 Novembre


Comunicato dall'ANPI Provinciale di Salerno

alle organizzazioni sindacali,
alle associazioni laiche e religiose,
alle forze politiche, alle istituzioni,
a quanti hanno a cuore la dignità dell'essere umano.


10 Novembre 2009: La stagione del raccolto nelle campagne della Valle del Sele e’ finita. Accampati come bestie, mille giovani, per lo più provenienti dal Marocco e sfruttati per 11 mesi nell’agricoltura, temono l'arrivo della forza pubblica.

11 Novembre alle 8.30, centinaia di agenti di polizia e carabinieri hanno reso esecutivo lo sgombero dei 14 ettari dell’area di San Nicola in Varco, che si trova nel cuore della Piana del Sele, ad Agro Eboli, in provincia di Salerno. Il campo di San Nicola in Varco, dove piu' di mille lavoratori immigrati vivevano in condizioni disumane, esisteva da una decina di anni, fonte di arricchimento, miniera d'oro perche' serbatoio di manodopera quasi gratis.
La domanda e': perche' lo si sgombera solo oggi? Per motivi umanitari? Qualcuno si e' ricordato di queste persone?

Ma nessuno pensa al destino di questi lavoratori, con o senza permesso di soggiorno, che lavorano, al nero e sotto caporalato, anche per 14 ore al giorno per pochi euro. Molti lavoratori, allarmati già da ieri, avevano lasciato il campo in cui vivevano, quasi 200 sono rimasti perché non hanno altro posto in cui andare. Una parte è già in questura, molti rischiano di finire nei Centri di Identificazione ed Espulsione, colpevoli solo di lavorare.

12 Novembre, le forze dell'ordine si sono recate a Sicigniano dove il Sindaco aveva messo a disposizione una struttura per due giorni per l'accoglienza dei lavoratori di San Nicola Varco ed hanno portato in questura circa 20 persone, tra irregolari e colpevoli di crimini comuni.
Nei campi della piana del Sele centinaia di lavoratori migranti sono dispersi senza dimora, dormono in capanne o all'aperto. Saranno nuovamente ingaggiati dai caporali e trattati come schiavi, come sempre accaduto in questi anni. Le istituzioni, tutte, sono latitanti.
Nessuno, tranne la CGIL, l'ARCI, e altre associazioni umanitarie, si preoccupa di trovare una soluzione alla ``diaspora'' e alle condizioni, se possibile, ancora piu' disumane in cui centinaia di uomini si trovano.
Prefetto e Questore sono obbligati ad applicare la legge per i migranti irregolari.
Non possono non farlo, per legge. Nessuno chiede loro di venir meno al loro dovere.
Evidentemente nessuna istituzione e' pero' obbligata, per legge, a preoccuparsi della salute, della dimora, dei diritti di questi uomini. Per loro la carta dei diritti dell'uomo dell'ONU e la nostra Costituzione e' carta straccia.

13 Novembre. In mattinata presidio davanti alla Prefettura. Una delegazione viene ricevuta dal Prefetto e dal Questore. La delegazione non chiede loro di venir meno al loro dovere. Ci mancherebbe, la legalita' deve essere garantita.
L'illegalita' perseguita. Sempre. Anche nei confronti dei caporali e degli sfruttatori. La riunione dura piu' di due ore. Preso atto della disponibilita'
del Prefetto e del Questore, ci si lascia con l'obiettivo comune di promuovere in tempi brevi un ``tavolo'' per affrontare i problemi urgenti posti dalla "diaspora" nella piana del Sele. In ballo c'e' la responsabilita', che sara' di tutti, nessuno escluso: o si guadagna la fiducia dei migranti, o li si consegna alla delinquenza organizzata, a sfruttatori e caporali.

Resta la domanda: perche' non si e' proceduto allo sgombero del campo di San Nicola in Varco in tutti questi anni? cosa lo impediva? perche' solo oggi?
E' vero che nel terreno adiacente deve nascere il "Cilento Village", il più grande Outlet del mezzogiorno?


Comitato provinciale ANPI Salerno

sabato 7 novembre 2009

Eutanasia di una Repubblica - dall'ANPI Omero Ciai



Abbiamo ricevuto questa lettera da parte dell'ANPI Omero Ciai in data 5 Novembre:


Eutanasia di una Repubblica

All'annuale cerimonia organizzata dall'A.N.P.I. in memoria dei caduti partigiani al Campo della gloria del cimitero Maggiore di Milano, l'intervento più applaudito è stato quello di monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della Diocesi di Milano.
L’intervento di don Gianfranco Bottoni ha provocato la reazione ringhiosa della destra fascista di Milano con una aggressione verbale virulenta.
Chi volesse comunicare il proprio sostegno a don Gianfranco Bottoni - in un momento in cui nella «chiesa gerarchica» rifulge invece il silenzio come metodo - può scrivere a:
ecumenismo@diocesi.milano.it


Il testo integrale dell'intervento di Mons. Gianfranco Bottoni

La memoria dei morti qui, al Campo della Gloria, esige che ci interroghiamo sempre su come abbiamo raccolto l’eredità spirituale che Caduti e Combattenti per la Liberazione ci hanno lasciato. Rispetto a questo interrogativo mai, finora, ci siamo ritrovati con animo così turbato come oggi. Siamo di fronte, nel nostro paese, ad una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica.
Non è per me facile prendere la parola e dare voce al sentimento di chi nella propria coscienza intende coniugare fede e impegno civile. Preferirei tacere, ma è l’evangelo che chiede di vigilare e di non perdere la speranza.

La questione democratica
È giusto riconoscere che la nostra carenza del senso delle istituzioni pubbliche e della loro etica viene da lontano. Affonda le sue radici nella storia di un’Italia frammentata tra signorie e dominazioni, divisa tra guelfi e ghibellini. In essa tentativi di riforma spirituale non hanno potuto imprimere, come invece in altri paesi europei, un alto senso dello stato e della moralità pubblica. Infine, in questi ultimi 150 anni di storia della sua unità, l’Italia si è sempre ritrovata con la “questione democratica” aperta e irrisolta, anche se solo con il fascismo l’involuzione giunse alla morte della democrazia. La Liberazione e l’avvento della Costituzione repubblicana hanno invece fatto rinascere un’Italia democratica, che, per quanto segnata dal noto limite politico di una “democrazia bloccata” (come fu definito), è stata comunque democrazia a sovranità popolare.

I fatti che hanno indebolito la tenuta democratica del Paese
La caduta del muro di Berlino aveva creato condizioni favorevoli per superare questo limite posto alla nostra sovranità popolare fin dai tempi di “Yalta”. Infatti la normale fisiologia di una libera democrazia comporta la reale possibilità di alternanze politiche nel governo della cosa pubblica. Ma proprio questo risulta sgradito a poteri che, già prima e ancora oggi, sottopongono a continui contraccolpi le istituzioni democratiche.
L’elenco dei fatti che l’attestano sarebbe lungo ma è noto. Tutti comunque riconosciamo che ad indebolire la tenuta democratica del paese possono, ad esempio, contribuire:
• campagne di discredito della cultura politica dei partiti;
• illecite operazioni dei poteri occulti;
• monopolizzazioni private dei mezzi di comunicazione sociale;
• mancanza di rigorose norme per sancire incompatibilità e regolare i cosiddetti conflitti di interesse;
• alleanze segrete con le potenti mafie in cambio della loro sempre più capillare e garantita penetrazione economica e sociale;
• mito della governabilità a scapito della funzione parlamentare della rappresentanza;
• progressiva riduzione dello stato di diritto a favore dello stato padrone a conduzione tendenzialmente personale;
• sconfinamenti di potere dalle proprie competenze da parte di organi statali e conseguenti scontri tra istituzioni;
• tentativi di imbavagliare la giustizia e di piegarla a interessi privati;
• devastazione del costume sociale e dell’etica pubblica attraverso corruzioni, legittimazioni dell’illecito, spettacolari esibizioni della trasgressione quale liberatoria opportunità per tutti di dare stura ai più diversi appetiti…

La progressiva “eutanasia” della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista
Di questo degrado che indebolisce la democrazia dobbiamo sentirci tutti corresponsabili; nessuno è esente da colpe, neppure le istituzioni religiose. Differente invece resta la valutazione politica se oggi in Italia possiamo ancora, o non più, dire di essere in una reale democrazia. È una valutazione che non compete a questo mio intervento, che intende restare estraneo alla dialettica delle parti e delle opinioni. Al di là delle diverse e opinabili diagnosi, c’è il fatto che oggi molti, forse i più, non si accorgono del processo, comunque in atto, di morte lenta e indolore della democrazia, del processo che potremmo definire di progressiva “eutanasia” della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista.
Fascismo di ieri e populismo di oggi sono fenomeni storicamente differenti, ma hanno in comune la necessità di disfarsi di tutto ciò che è democratico, ritenuto ingombro inutile e avverso. Allo scopo può persino servire la ridicola volgarità dell’ignoranza o della malafede di chi pensa di liquidare come “comunista” o “cattocomunista” ogni forma di difesa dei principi e delle regole della democrazia, ogni denuncia dei soprusi che sono sotto gli occhi di chiunque non sia affetto da miopia e che, non a caso, preoccupano la stampa democratica mondiale.

Servono proposte positivamente innovative
Il senso della realtà deve però condurci a prendere atto che non serve restare ancorati ad atteggiamenti nostalgici e recriminatori, ignorando i
cambiamenti irreversibili avvenuti negli ultimi decenni. Servono invece proposte positivamente innovative e democraticamente qualificate, capaci di rispondere ai reali problemi, alle giuste attese della gente e, negli attuali tempi di crisi, ai sempre più gravi e urgenti bisogni del paese. Perché finisca la deriva dell’antipolitica e della sua abile strumentalizzazione è necessaria una politica nuova e intelligente.
Ci attendiamo non una politica che dica “cose nuove ma non giuste”, secondo la prassi oggi dominante. Neppure ci può bastare la retorica petulante che ripete “cose giuste ma non nuove”. È invece indispensabile che “giusto e nuovo” stiano insieme. Urge perciò progettualità politica, capacità di dire parole e realizzare fatti che sappiano coniugare novità e rettitudine, etica e cultura, unità nazionale e pluralismi, ecc. nel costruire libertà e democrazia, giustizia e pace.

Far rinascere la speranza
Solo così, nella vita civile, può rinascere la speranza. Certamente la speranza cristiana guarda oltre le contingenza della città terrena.
E desidero dirlo proprio pensando ai morti che ricordiamo in questi giorni. La fede ne attende la risurrezione dei corpi alla pienezza della vita e dello shalom biblico. Ma questa grande attesa alimenta anche la speranza umana per l’oggi della storia e per il suo prossimo futuro. Pertanto, perché questa speranza resti accesa, vorrei che idealmente qui, dal Campo della Gloria, si levasse come un appello a tutte le donne e gli uomini di buona volontà.
Vorrei che l’appello si rivolgesse in particolare a coloro che, nell’una e nell’altra parte dei diversi e opposti schieramenti politici, dentro la maggioranza e l’opposizione, si richiamano ai principi della libertà e della democrazia e non hanno del tutto perso il senso delle istituzioni e dell’etica pubblica. A voi diciamo che dinanzi alla storia - e, per chi crede, dinanzi a Dio - avete la responsabilità di fermare l’eutanasia della Repubblica democratica. L’appello è invito a dialogare al di là della dialettica e conflittualità politica, a unirvi nel difendere e rilanciare la democrazia nei suoi fondamenti costituzionali. Non è tempo di contrapposizioni propagandistiche, né di beghe di basso profilo.

Prima che sia troppo tardi
L’attuale emergenza e la memoria di chi ha combattuto per la Liberazione vi chiedono di cercare politicamente insieme come uscire, prima che sia troppo tardi, dal rischio di una possibile deriva delle istituzioni repubblicane.
Prima delle giuste e necessarie battaglie politiche, ci sta a cuore la salute costituzionale della Repubblica, il bene supremo di un’Italia unitaria e pluralista, che insieme vogliamo “libera e democratica”.

Seconda giornata di Presidio Antifascista a Grugliasco!



Oggi seconda giornata di Presidio Antifascista!

viale Gramsci angolo corso Torino dalle 10.00 alle 12.30

venerdì 6 novembre 2009

Ricordiamo Enzo Biagi, Partigiano d'Italia e giornalista resistente



Il 6 novembre 2007 Enzo Biagi ci ha lasciati: una perdita notevole per l’informazione italiana.
Il giornalista, curatore sulla RAI della rubrica “Il Fatto”, affermava: «Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata».
Biagi considererà sempre quei mesi che passò da Partigiano come i più importanti della sua vita: in memoria di ciò, volle che la sua salma fosse accompagnata al cimitero sulle note di "Bella Ciao".



Ricordiamo anche l'editto bulgaro del piduista Silvio Berlusconi che allontanò Biagi dalla RAI (fonte: Wikipedia):

La prima intervista a Benigni era stata rilasciata dopo la vittoria di quest'ultimo ai Premi Oscar del 1997, la seconda nel 2001 a ridosso delle elezioni politiche che poi avrebbero visto la vittoria della Casa delle Libertà. In quest'ultima il comico toscano commentò, a modo suo, il conflitto d'interessi e il contratto con gli italiani che Berlusconi aveva firmato qualche giorno prima nel salotto di Bruno Vespa. I commenti provocarono il giorno dopo roventi polemiche contro Biagi, che venne accusato di sfruttare la televisione pubblica per impedire la vittoria di Berlusconi. Al centro della bufera c'erano anche le dichiarazioni che il 27 marzo Indro Montanelli aveva rilasciato al Fatto. Il giornalista aveva attaccato pesantemente il centrodestra paragonandolo ad un virus per l'Italia e sostenendo che sotto Berlusconi il nostro Paese avrebbe vissuto una "dittatura morbida in cui al posto delle legioni quadrate avremmo avuto i quadrati bilanci", ovvero molta corruzione.
In seguito a queste due interviste diversi politici e giornalisti attaccarono Biagi tra questi Giulio Andreotti e Giuliano Ferrara che dichiarò: "Se avessi fatto a qualcuno quello che Biagi ha fatto a Berlusconi, mi sarei sputato in faccia". La più dura arrivò però dal deputato di Alleanza Nazionale e futuro ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri che auspicò in un'emittente lombarda l'allontanamento dalla Rai dello stesso Biagi.
Biagi fu quindi denunciato all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per "violazione della par condicio" ma fu poi assolto con formula piena.
Il 18 aprile del 2002 l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, mentre si trovava in visita ufficiale a Sofia, rilasciò una dichiarazione riportata dall'Agenzia Ansa e passata poi alla cronaca con la definizione giornalistica di Editto bulgaro. Berlusconi, commentando la nomina dei nuovi vertici Rai, resi pubblici il giorno prima, si augurò che "la nuova dirigenza non permettesse più un uso criminoso della televisione pubblica" come, a suo giudizio, era stato fatto dal giornalista Michele Santoro, dal comico Daniele Luttazzi e dallo stesso Biagi. Biagi replicò quella sera stessa nella puntata del Fatto, appellandosi alla libertà di stampa:

"Il presidente del Consiglio non trova niente di meglio che segnalare tre biechi individui: Santoro, Luttazzi e il sottoscritto. Quale sarebbe il reato? [...] Poi il presidente Berlusconi, siccome non intravede nei tre biechi personaggi pentimento e redenzione, lascerebbe intendere che dovrebbero togliere il disturbo. Signor presidente, dia disposizioni di procedere perché la mia età e il senso di rispetto che ho verso me stesso mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri [...]. Sono ancora convinto che perfino in questa azienda (che come giustamente ricorda è di tutti, e quindi vorrà sentire tutte le opinioni) ci sia ancora spazio per la libertà di stampa; sta scritto - dia un'occhiata - nella Costituzione. Lavoro qui in Rai dal 1961, ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il palinsesto [...]. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci."

È l'inizio, per Enzo Biagi, di una lunga controversia fra lui e la Rai, con numerosi colpi di scena e un'interminabile serie di trattative che videro prima lo spostamento di fascia oraria del Fatto, poi il suo trasferimento su Rai Tre e infine la sua cancellazione dai palinsesti.
Biagi, sentendosi preso in giro dai vertici della RAI e credendo che non gli sarebbe mai stata affidata nessuna trasmissione, decide a settembre di non rinnovare il suo contratto con la televisione pubblica che fu risolto dopo 41 anni di collaborazione il 31 dicembre del 2002.
Nel corso del 2002 i rapporti con Berlusconi si deteriorarono sempre più a causa della pregiudiziale morale che per Biagi era imprescindibile infatti, a proposito disse: «uno che fa battute come quella di Berlusconi dimostra che, nonostante si alzi i tacchi, non è all’altezza. Un presidente del Consiglio che ha conti aperti con la giustizia avrebbe dovuto avere la decenza di sbrigare prima le sue pratiche legali e poi proporsi come guida del Paese . (Il Fatto, 8 aprile 2002)»

domenica 1 novembre 2009

Prima giornata di Presidio Antifascista a Grugliasco!



Oggi prima giornata di Presidio Antifascista!

Piazza 66 Martiri dalle 10.00 alle 12.30

Comunicato A.N.P.I. Grugliasco su slogan fascisti di "Azione Giovani Grugliasco": presidio antifascista il 7/11



Comunicato Stampa
sugli slogan fascisti del gruppo "Azione Giovani Grugliasco" su Facebook


Grugliasco, 2 Novembre 2009

L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia - Sezione “68 Martiri” di Grugliasco condanna fermamente l’apologia di fascismo, disciplinata dalla Legge Scelba del 1952, attuata dai giovani studenti iscritti al gruppo Facebook di “Azione Giovani Grugliasco” attraverso l’esaltazione del Duce e l’utilizzo dei motti fascisti in uso durante il Ventennio.
Inoltre l’amministratore di tale gruppo Facebook, figurante come Presidente di Azione Giovani Grugliasco, é consigliere comunale di Grugliasco, eletto nelle schiere di Alleanza Nazionale (ex MSI) e ora confluito nel PDL: non si dovrebbero accettare simili comportamenti da un rappresentante democraticamente eletto in una città decorata di Medaglia d’Argento al Merito Civile, dove le vie sono costellate di nomi che, anche se manca la dicitura “Martiri della Libertà”, ricordano la strage nazifascista dei Martiri del 30 Aprile 1945.
Costui, essendo gestore di quel gruppo, avrebbe dovuto vigilare sui contenuti espressi dai suoi “camerati”.

A 64 anni dalle gloriose giornate dell’insurrezione, il nostro pensiero va a coloro che non hanno potuto assaporare la gioia della vita, che sono morti per un’idea di Libertà e Giustizia. L’Italia che i Partigiani volevano non è certamente quella che stiamo vivendo, con fascisti al governo e nelle istituzioni, dove si tenta di equiparare la Resistenza alle bande naziste e fasciste della Repubblica di Salò; una vera e propria offesa agli 80.000 giovani che si immolarono per dare Libertà e dignità al Popolo italiano. La Resistenza non è stata solo rossa. Le 125 medaglie d’oro, le 526 d’argento e le 713 di bronzo erano divise ad eroi di tutte le formazioni che comprendevano le GL (Giustizia e Libertà), Monarchici, Autonome, Matteotti e Garibaldi; tutte con un solo obiettivo: liberare l’Italia dall’invasore tedesco e dai repubblichini di Salò.

Noi giovani dell’ANPI rivolgiamo un appello alle scuole del territorio affinché famiglie, insegnanti e dirigenti si attivino per diffondere la cultura della Resistenza, dell’Antifascismo, della Costituzione e della Democrazia, per realizzare iniziative tematiche volte all’educazione dei giovani scolari e degli studenti, anche insieme all’ANPI. Intendiamo contrastare con ogni mezzo civile a nostra disposizione questi rigurgiti di fascismo, sempre più numerosi, tanto da non poterli più considerare episodi isolati e sporadici ma anzi un fenomeno politico volto all’eversione dei valori costituzionali.

Invitiamo quindi tutti i cittadini a partecipare al Presidio Antifascista per la Pace e la Democrazia promosso dall’A.N.P.I., sabato 7 Novembre 2009 dalle 10.00 alle 12.30, in Viale Gramsci angolo corso Torino.

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Grugliasco - Sezione "68 Martiri"



E dato che è auspicabile che dopo l'uscita pubblica sui giornali di questa notizia, gli amministratori del gruppo "Azione Giovani Grugliasco" cancellino le frasi fasciste o semplicemente rendano inaccessibile il gruppo a chi non è iscritto, dedichiamo loro questo video di Ascanio Celestini: per fare capire che nonostante ci sia qualcuno che agisce con ogni mezzo per far credere che "non sia più tempo di nascondere la mano", ci sarà sempre qualcun altro a ricordare che l'Antifascismo è un dovere di ogni cittadino, ci sarà sempre qualcuno che si batterà contro il lancio dei sassi!


"Lei nasconde la mano!!
L'ho vista, lei è uno che nasconde la mano. Magari lancia il sasso, però poi nasconde la mano. Non la nasconda più la mano, non è più il tempo di nascondere la mano. Anch'io una volta ero come lei: lanciavo il sasso e nascondevo la mano, lanciavo il sasso e poi nascondevo la mano. Perché se uno lancia un sasso poi può rompere un vetro, per esempio, e allora è meglio nascondere la mano. Oppure può addirittura rompere una testa, allora è meglio nasconderla, la mano. Però io la nascondevo sempre, sta mano: lanciavo il sasso e nascondevo la mano, lanciavo il sasso e nascondevo la mano, ormai era un riflesso condizionato, cioè, capito, una cosa automatica, naturale; e anche se non rompevo niente, io, nascondevo la mano. Per sessant'anni abbiamo nascosto la mano, sempre a lanciare sassi - e quanti ne abbiamo lanciati! E quante volte l'abbiamo nascosta, sta mano!!

Ma adesso non è più il tempo di nascondere la mano, adesso io - guardi me - lancio il sasso.. e poi mostro la mano, mi capisce?? Lancio il sasso.. e mostro la mano, lancio il sasso.. e mostro la mano. Siamo tanti adesso, sa?? Non è mica più come prima che eravamo pochi, nascosti, fuggitivi. Metta per esempio, non so, magari.. un Ministro, magari, ecco, un Ministro. Magari.. magari un Ministro importante, un Ministro della Difesa, magari. Magari in un giorno particolare, una celebrazione, tipo per esempio magari l'8 Settembre, il giorno dell'Armistizio, magari. Magari questo ministro della Difesa sta ad un passo dal Presidente della Repubblica e magari in quel momento, magari, il Ministro dice che anche i fascisti di Salò, in fondo, alla maniera loro, erano dei patrioti, capisce?? Lancia il sasso.. e mostra la mano, capisce?? Lancia il sasso.. e mostra la mano. Oppure magari.. magari un Senatore, ecco. Un Senatore del Senato della Repubblica, uno che magari c'ha avuto anche dei problemi con la giustizia, roba di mafia magari. Magari in televisione, ecco, magari il conduttore di quella trasmissione dov'è ospite magari, magari è un vecchio massone, della P2 magari, e magari mentre stanno lì che parlano di mafia magari a un certo punto quel Senatore cosa fa?? Dice che Mussolini era un grande statista. E che bisognerebbe riscrivere i libri di storia. Capisce ?? Anche lui: lancia il sasso.. e mostra la mano, lancia il sasso.. e mostra la mano. Oppure magari in maniera trasversale uno sportivo - che gli sportivi stanno simpatici a tutti, no?? Gli sportivi !! Magari un calciatore eh, magari uno che è un portiere, ecco diciamo un portiere. Magari il portiere di una squadra di serie A, una squadra importante, magari il portiere della squadra del Presidente del Consiglio, che a un certo punto, durante un'intervista, dice che in fondo lui si sente vicino ai valori del fascismo. Capisce?? Pure lui: lancia il sasso.. e mostra la mano, lancia il sasso.. e mostra la mano, capisce?? Ma magari proprio in quei giorni lì, in cui il Presidente del Consiglio sta lì che cincischia, che fa le battute sul colore della pelle del Presidente americano, magari un altro, un Senatore a vita, un ex Presidente della Repubblica dà un consiglio al ministro degli interni e gli dice di fare come fece lui tanti anni fa, ovvero sia di picchiare gli studenti!! Capisce?? Questo non solo lancia il sasso e mostra la mano, ma si rivendica pure le sassate di trent'anni prima.

Lei magari adesso è perplesso, eh. Io le sto facendo sto discorso e lei, lei magari penserà che è un po' eccessivo, estremista.. Fascista. Ecco, diciamola sta parola, le parole ci stanno per essere usate. Lei magari penserà che questo è un discorso fascista. A noi ci chiamano così, ci chiamano fascisti ci chiamano, d'altra parte. Ma ci chiamano fascisti e pensano che sia un ingiuria, un'offesa. Ma noi invece, noi siamo tranquilli, siamo: sa perché siamo tranquilli?? Siamo tranquilli perché sappiamo perfettamente che l'Italia è come una persona, come un uomo, come un corpo: che ha bisogno della destra e della sinistra. Di entrambe. Che se ne mancasse una quel corpo che è l'Italia sarebbe un corpo monco, un poveraccio. Ma in tanti anni abbiamo capito pure che è vero, sì, che servono due mani, ma non è indispensabile che siano due mani differenti. Capisce?? E così da un po' di tempo stiamo lavorando affinché questo corpo che è l'Italia non abbia più due mani differenti, bensì Due Destre. Mi capisce?? E con due destre chissà che belle sassate che vengono fuori!!
Per questo le dico: lanci, lanci il sasso… ma poi... mostri la mano."

Ascanio Celestini
Dalla trasmissione Parla con Me