lunedì 30 settembre 2013

La Via Maestra è la Costituzione, nata dalla Resistenza!




Grugliasco, 29 settembre 2013

Comunicato
La Via Maestra è la Costituzione, nata dalla Resistenza

Il Comitato di Sezione ANPI "68 Martiri" Grugliasco esprime dissenso verso la Segreteria Nazionale ANPI rispetto al comunicato del 25 settembre, con il quale si è decisa la non adesione alla manifestazione nazionale per la Costituzione “La Via Maestra” prevista a Roma il 12 ottobre, in quanto ritiene che tale decisione sia stata assunta venendo meno a quanto sancito nello Statuto Nazionale e al di fuori degli organismi statutari preposti alle decisioni politiche.

Il Comitato di Sezione ANPI "68 Martiri" Grugliasco ribadisce di avere già aderito convintamente alla manifestazione nazionale La Via Maestra, coerentemente con la mobilitazione avviata a livello nazionale, torinese e locale all'interno dei Comitati per la Costituzione, e in quanto l'unico programma politico-programmatico della manifestazione è la Costituzione, come spiegato ampiamente dal prof. Gustavo Zagrebelsky e da DonLuigi Ciotti, promotori torinesi.

La Costituzione, nata dalla Resistenza, può essere modificata solo se i cambiamenti avvengono in linea con lo spirito della Guerra di Liberazione dal nazifascismo, in equilibrio con l'architettura costituzionale e seguendo le regole dell'art. 138.

L'ANPI, Ente Morale dal 1945, difende e praticala Costituzione con la militanza antifascista quotidiana sul territorio di Grugliasco e ritiene che nell'attuale contesto sia necessario rispondere aglia ttacchi contro la Costituzione portati dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene, lottando uniti nella diversità, sull'esempio delle formazioni partigiane, con tutti i partiti, le associazioni, i movimenti, i comitati e i singoli cittadini che riconoscono l'emergenza democratica e costituzionale attualmente in corso.

A Roma il 12 ottobre ci sarà anche la bandiera della Sezione ANPI "68 Martiri" di Grugliasco, per ribadire che la Costituzione è nata dal sangue di tutti i Caduti per la Libertà, inclusi i 68 Martiri catturati, torturati e uccisi a Grugliasco il 29 e 30 aprile 1945.

Il Comitato di Sezione ANPI "68 Martiri" di Grugliasco


Documento completo


Grugliasco, 29 Settembre 2013

La Via Maestra è la Costituzione, nata dalla Resistenza

Il Comitato di Sezione ANPI "68 Martiri", riunitosi d’urgenza in data 29 settembre 2013, ha preso visione del comunicato della Segreteria Nazionale ANPI diffuso il 25 settembre 2013, con il quale si è decisa la non adesione alla manifestazione nazionale per la Costituzione “La Via Maestra”, prevista a Roma per sabato 12 ottobre 2013.

Nel ribadire il totale riconoscimento della Sezione nello Statuto Nazionale ANPI, il Comitato di Sezione ANPI 68 Martiri comunica quanto segue:

Esprime profondo sgomento e sconforto, nonché determinato dissenso, verso una decisione inaccettabile, sia per la forma e sia per la sostanza, assunta dalla Segreteria Nazionale dell'ANPI;

Ritiene che con tale decisione la Segreteria Nazionale ANPI venga meno a quanto sancito Statuto Nazionale, il quale ordina i valori, l'organizzazione e le attività dell'Associazione stessa, che deve (art.2, lettera i) "battersi affinché i princìpi informatori della Guerra di Liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle giovani generazioni", per (art. 2, lettera l) “concorrere alla piena attuazione nelle leggi e nel costume, della Costituzione italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”, dando (art. 2, lettera m) “aiuto e appoggio a tutti coloro che si battono, singolarmente o in associazioni, per quei valori di libertà e di democrazia che sono stati fondamento della guerra partigiana e in essa hanno trovato la loro più alta espressione";

Depreca la modalità verticistica con la quale è stata assunta la decisione, dal Presidente Nazionale prima e dalla Segreteria Nazionale poi, senza alcun confronto democratico interno all'Associazione;

Ricorda che da Statuto e da Regolamento, la decisione avrebbe dovuto essere discussa in sede di Comitato Nazionale, organo preposto alle decisioni politiche, e che comunque avrebbe dovuto essere dibattuta e avrebbe dovuto coinvolgere nella partecipazione attiva le strutture periferiche, dato il tema di grande interesse per l'ANPI come da art. 2 dello Statuto, soprattutto in seguito alla mobilitazione generale di tutti gli iscritti e tutte le Sezioni ANPI invocata dal Presidente del Comitato Nazionale ANPI;

Specifica e chiarisce che a Roma è stata convocata una grande manifestazione popolare, democratica e nonviolenta, per la difesa e l'attuazione della Costituzione, alla quale aderiscono centinaia di soggetti diversi tra partiti, sindacati, associazioni, movimenti, comitati e singoli cittadini in accordo con un'unica piattaforma politica-programmatica precisa e ben nota all'ANPI fin dal 1947: la Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza;

Definisce inopportuno e fuorviante strumentalizzare le dichiarazioni dei promotori della manifestazione a proposito di fantomatici e assurdi progetti di creazione di nuovi partiti politici da parte degli stessi, poiché si rischia in tal modo di dar credito a quella propaganda partitica e governativa interessata allo stravolgimento della Costituzione, propaganda che mira alla divisione del fronte antifascista costituzionale;

Considera l'assenza dell'ANPI alla manifestazione una grave defezione per l'alto valore civile di questa manifestazione, ritenendo che nell'attuale contesto sia necessario  rispondere agli attacchi costituzionali lottando uniti nella diversità, ricompattando tutti gli antifascisti, sull'esempio delle formazioni partigiane, e abbandonando ogni residuale dubbio, reticenza, tentennamento o perplessità;

Richiama rispettosamente a riflettere sul significato della difesa della Costituzione, che non va considerata esclusivamente un testo scritto da difendere solo a parole (discorsi, relazioni, comunicati, convegni), ma un progetto e un programma di lavoro da perseguire attraverso la pratica quotidiana di azioni organizzate e fatti compiuti, orientati alla realizzazione di una società autenticamente democratica in ogni settore della società;

Denuncia l'esasperante e ormai evidente ingerenza che i vertici di alcune forze politiche, attualmente al Governo, stanno esercitando all'interno delle strutture dell'ANPI tanto a livello nazionale quanto a livello periferico per impedire che l'ANPI si muova unitariamente a tutte le altre componenti del fronte antifascista costituzionale; 

Esorta i propri iscritti e militanti ad impegnarsi attivamente in tutte le iniziative organizzate e sostenute dal Comitato per la Resistenza e la Costituzione di Grugliasco, in collegamento con il Comitato W la Costituzione di Torino a cui aderisce il Comitato Provinciale ANPI di Torino, nella mobilitazione contro il progetto di stravolgimento della Costituzione attuato dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene;

Invita la Segreteria Nazionale ANPI a riconsiderare le proprie posizioni e a valutare l’eventualità di un netto ripensamento rispetto a quanto diffuso il 25 settembre, scegliendo di aderire convintamente alla manifestazione nazionale per la Costituzione “La Via Maestra” ed invitando espressamente tutte le Sezioni e tutti gli iscritti dell'ANPI a partecipare con i simboli dell'Associazione;

Rivolge la propria stima ed esprime profonda gratitudine a tutti i promotori della manifestazione nazionale per la Costituzione “La Via Maestra” ed in particolare al Prof. Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale e Presidente di Libertà e Giustizia, per aver esplicitamente stimolato la partecipazione dell'ANPI alla manifestazione, simbolo di un'autorevolezza ancora attuale e vigorosa;

Condivide lo spirito, la profonda preoccupazione, la perplessità e l’amarezza contenuti nella lettera che il Presidente del Comitato Provinciale ANPI di Torino Diego Novelli ha inviato al Presidente del Comitato Nazionale ANPI Carlo Smuraglia in data 26 settembre 2013;

Conferma l’adesione, già espressa mesi fa, alla grande manifestazione nazionale per la Costituzione: "La Via Maestra" e la sostiene fermamente, in quanto "la difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale e politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta in gioco e che si riuniscano quante più forze è possibile raggiungere e mobilitare. Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa", inviando una delegazione di propri iscritti e militanti a partecipare al corteo con i foulard e la bandiera ANPI della Sezione.

Lottiamo uniti e diversi per una Nuova Stagione di sana e robusta Costituzione!


Il Comitato di Sezione ANPI "68 Martiri" Grugliasco

venerdì 27 settembre 2013

Emergenza Costituzione: aggiornamento o stravolgimento?


EMERGENZA COSTITUZIONE: aggiornamento o stravolgimento?

GIOVEDÌ 3 OTTOBRE 2013 h 21.30
Grugliasco (TO) - via La Salle 4, sede ANPI 2° piano

Interverrà:
Alessandra ALGOSTINO
docente di diritto costituzionale dell'Università di Torino

Abbiamo deciso di confrontarci con un esperto costituzionalista per comprendere nel dettaglio la natura dell'attacco alla Costituzione che il Governo e la maggioranza del Parlamento stanno portando avanti, con un'immotivata e sospetta procedura d'urgenza, in violazione dell’art. 138, aprendo la strada al presidenzialismo, obiettivo già perseguito dalla loggia eversiva P2.

LA CITTADINANZA È INVITATA A PARTECIPARE

domenica 22 settembre 2013

Grugliasco per la Costituzione: 3° riunione giovedì 26 settembre


Comitato per la Resistenza e la Costituzione - Grugliasco
Giovedì 12 settembre 2013 h 21.00
Grugliasco, via La Salle 4 - sede ANPI 2° piano

1. Aggiornamento adesioni
2. Iniziativa Viva la Costituzione a Grugliasco
3. Iniziativa Viva la Costituzione a Torino
4. Manifestazione nazionale per la Costituzione a Roma del 12 ottobre

Adesioni pervenute ad oggi: ANPI "68 Martiri" Grugliasco, Viartisti Teatro d'Impegno Civile, Grugliasco Comunità Sostenibile, Libertà e Giustizia Zona Ovest, FIOM CGIL Zona Ovest, Grugliasco Democratica, Ecologisti e Reti Civiche, Rifondazione Comunista Grugliasco, Comunisti Italiani Grugliasco, Movimento 5 Stelle Grugliasco, Vincenzo Porcelli, Luigi Montiglio, Marco D'Acri, Federica Petrucci.

Saranno presenti esponenti del Comitato Wiva la Costituzione di Torino.

Tutti i cittadini e i soggetti collettivi che vogliano contribuire alla mobilitazione in difesa della Costituzione sono invitati ad aderire e a partecipare.

giovedì 19 settembre 2013

Pubblicazione neofascista di Massimo Numa, cronista de La Stampa di Torino


Comunicato su pubblicazione neofascista di Massimo Numa

Torino, 18 Settembre 2013
Le sottoscritte Sezioni A.N.P.I., Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Ente Morale con Decreto Luogotenenziale 224 del 5 aprile 1945, presa conoscenza dellibro “La Stagione del Sangue” a firma di Massimo Numa, cronista de La Stampa,DENUNCIANO l’evidente impronta neofascista dei contenuti espressi nel volume.
Per gli iscritti A.N.P.I., come per tutti gli antifascisti, non possono passare inosservate la palese denigrazione della Resistenza e l’altrettanto evidente apologia della RSI, stato fascista satellite del Terzo Reich nazista, a partire dalla dedica iniziale dell’autore a un fascista repubblichino della Divisione San Marco, addestrata in Germania e dal 1944 impiegata al fianco dei nazisti contro i Partigiani, nel più ampio progetto di guerra imperialista e razzista dei nazifascisti, portato avanti attraverso l’eliminazione di massa degli ebrei e degli antifascisti nelle camere a gas dei campi di sterminio disseminati in mezza Europa.
Per molti non è una sorpresa: al di là delle opinioni personali, il cronista infatti si è sempre distinto per acrimonia, faziosità ed estremo livore nei suoi scritti e nei suoi comportamenti pubblici nei confronti di ogni protagonista delle lotte sociali sul nostro territorio, fossero essi immigrati, occupanti di case, attivisti viola, NO TAV, no inceneritore, antinuclearisti o altri. 
Significativamente, di recente non ha avuto ritegno nell’associare fotografie di iscritti A.N.P.I. valsusini ad un articolo che richiamava vaghe minacce terroristiche, definendo ancora una volta gli antifascisti e i Partigiani quali “terroristi” ed “eversivi”, termini utilizzati dai nazifascisti durante la Guerra di Liberazione 1943-1945 per definire i combattenti Partigiani e ripresi oggi dai loro eredi neofascisti nei confronti di tutti coloro che animano le lotte sociali, per la difesa della Costituzione e dei beni comuni.
Ogni antifascista ed ogni democratico si può ora chiedere come sia possibile che un tale individuo sia compatibile con un giornale come La Stampa che ha avuto tra i suoi collaboratori Arrigo Levi, Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone, oltretutto nella cronaca di Torino, Città Medaglia d’Oro per la Resistenza.
CHIEDIAMO quindi un’esplicita presa di posizione dell’editrice La Stampa e l’allontanamento di Massimo Numa dalla redazione Cronaca.
CHIEDIAMO agli intellettuali antifascisti, alle forze politiche ed a tutti i sinceri democratici di associarsi alla nostra denuncia e di pronunciarsi in merito.
Sezione A.N.P.I. “68 Martiri” di Grugliasco (TO)
Sezione A.N.P.I. “G. Perotti MAVM – A. Appendino” Nizza-Lingotto di Torino
Sezione A.N.P.I. “Boris Bradac” di Chivasso (TO)



RECENSIONE
 ”La Stagione del Sangue” di Massimo Numa, Ed. la Ricerca, 1992

Riceviamo e malvolentieri leggiamo questo libro inviatoci da mano amica. In qualche modo giunge a proposito, visto che di recente sono stati perquisiti compagni degli ANPI valsusini con annesso sequestro di T-shirts e bandane e, in particolare su La Stampa, pubblicazione non autorizzata di fotografie di associati ANPI definiti nei titoli e nel testo terroristi e sovversivi. Dopo aver letto questo libro non ce ne stupiamo. Perché l’autore è quel Massimo Numa che da anni imperversa con inusuale veemenza, se non autentica acrimonia, dalla redazione cronaca della Busiarda contro ogni scintilla di lotta sociale: No Tav, anarchici, centri sociali, immigrati, oppositori e resistenti vari di cui la nostra povera Italia fortunatamente pullula. 
Ora capiamo perché.
Qualche dato significativo. Il libro è stato pubblicato a spese dell’autore da una casa editrice inesistente. Attualmente è reperibile su circuito SBN solo in due sedi ma in compenso è segnalatosu diversi blog di cui diremo in seguito. Si suppone quindi che ne siano stampate pochissime copie non destinate in libreria. La dedica chiarisce subito da che parte sta l’autore: è per un marò del Reggimento San Marco della Rsi, ucciso il 26 Aprile 1945 in piena insurrezione. Nell’introduzione, un coacervo di concetti arruffati, Pier Paolo Cervone, ex sindaco di Finale Ligure, giornalista e biografo del generale repubblichino Enrico Caviglia, si arrischia a citare Norberto Bobbio per giustificare il senso dell’”opera”, un’opera che possiamo benevolmente definire un tentativo maldestro di cavalcare la storiografia revisionista ma che è in realtà un libro prettamente fascista che si propone di dar voce al rancore dei vinti di allora rivisitandone con malcelata pietà di parte il vittimismo per le esecuzioni subite prima, durante e dopo la sconfitta.
Lo stile dell’autore è riconoscibile: quel dire e non dire, l’ insinuare, quell’ambiguità tipica di chi disinforma e manipola i fatti. Si finge equidistanza ammettendo qua e là la ferocia dei fascisti, le violenze, le torture, le rappresaglie e gli eccidi ma l’enfasi si sposta inesorabilmente e comunque sulla violenza giustiziera dell’altra parte descritta come anche più efferata, motivata spesso da desideri di vendetta personale quando non di rapina o addirittura da corruzione, furia omicida, arbitrio, estorsione o perversione dei singoli, “banditismo tout-court”, “… non disdegnavano la rapina e il furto…” Qui e là ricorrono domande e risposte retoriche: “basta questo a giustificare l’esecuzione di decine di giovani?”; oppure “…. E’ sufficiente questo delitto assurdo per infangare la polizia partigiana? Sarebbe troppo facile dire di si’” o dichiarazioni rivelatrici: “… è difficile non dare ragione a Pisanò e altri…” lasciando il lettore a domandarsi chi potranno essere quegli “altri”.
L’equidistanza cede comunque nei dettagli: le unità partigiane sono definite “esercito irregolare” a fronte delle opposte “Forze Armate Repubblicane”, i partigiani sono sovente “assassini e grassatori” quando non decisamente rapinatori, i fascisti diventano “i nemici dei partigiani”, i collaborazionisti sono “spinti da motivazioni ideali”. Saranno stati anche violenti e deprecabili, i fascisti, ma ecco citati episodi che minimizzano: un milite fascista processato dalla locale Cas per presunte torture con la corrente elettrica che viene condannato “a pene mitissime” perché si accertò che il cavo da lui utilizzato era telefonico; al noto torturatore Zunino si attribuisce, tramite la testimonianza di un arrestato riconoscente, soltanto “un ceffone”, stessa pena inflitta agli antifascisti da parte di quei buontemponi della Compagnia della Morte savonese che, tra un ceffone e l’altro, denunciavano ebrei e renitenti.
Il testo è generalmente sgrammaticato, spesso anche a debito di sintassi. Vi abbondano superficialità e contraddizioni come “Nei giorni … precedenti all’insurrezione si erano già verificate le prime uccisioni al di fuori della logica dello scontro armato” o come la “presunta fede fascista” della famiglia Biamonti, giustiziata nel maggio 1945, che però aveva un figlio ufficiale nella San Marco e che ospitava abitualmente ufficiali tedeschi e repubblichini. Tra questi, la vox populi elenca “il marchese Di Neghelli, capo delle Forze Armate della Repubblica” fornendo del resto una data precisa, il 13 Marzo 1945. Risulta tra le righe che fu proprio la popolazione di Legino a denunciare la famigliola come attivi collaborazionisti che “ridevano e scherzavano” quando le Brigate Nere rastrellavano il paese.
Alte espressioni di rammarico sono spese per le esecuzioni di “fascisti moderati” come Giobatta Rambaldi, fiduciario del fascio, nei giorni della Liberazione o di figuri come Antonio Padoan, sacerdote repubblichino noto a Imperia per le sue prediche “contro la guerra civile” ucciso dai partigiani l’8 maggio 1944, il cui nome viene adottato da una Brigata Nera locale. Degli esecutori partigiani di un reparto di marò del San Marco addetto ai rastrellamenti e catturato con le armi in pugno, si riferisce con partecipazione personale “che la pubblicistica di Salò, non senza qualche ragione, ha definito boia.” Quando si dice il distacco dello storico…
Significativo il breve elenco delle fonti a cui il Numa attinge: prevalentemente La Gazzetta di Savona (gestita fino alla liberazione direttamente dalla locale Federazione Fascista e dalla Brigata Nera Briatore), il Corriere Mercantile solo a partire dal 1949, saltuarie citazioni da fogli locali o di parte (Nuovo Fronte, quindicinale del msi; il trimestrale La Legione, ecc.), naturalmente Giorgio Pisanò dalla cui Storia delle Forze Armate della Repubblica Sociale l’autore copia cronache e definizione di “pistola silenziosa” per gli inafferrabili giustizieri di ex repubblichini nei primi anni del dopoguerra, qualche verbale giudiziario, qualche testimonianza diretta, quasi tutto senza note o riferimenti. Fine. La parte predominante è affidata alla vacuità più totale: si dice, si pensa, siamo convinti che, forse, si è mormorato con insistenza…
Naturalmente il piatto forte dell’”opera” è la denigrazione costante delle forze resistenti, il cui ”nerbo era costituito da ex San Marco” o da “sbandati o disertori della Rsi”, covi di spie, delinquenti, antifascisti dell’ultima ora e infiltrati, “bande slegate da un comando generale… con le frange sfuggite ad ogni controllo…”, “schegge impazzite… a cui lo stesso Pci… faticò ad imporsi”; tanto per gradire e per sfrucugliare sensibilità attuali, si insinua addirittura che i partigiani fossero razzisti pescando in un libello di ricordi di un sappista, in cui i militi repubblichini erano descritti ”meridionali…volgari…con l’accento del Sud”. In chiave complottista, per non farsi mancare nulla, abbondano oscuri accenni a “verità scomode e imbarazzanti”, a “personaggi rimasti nell’ombra”, a un’omertà imposta allora col terrore che dura ancora ai nostri giorni, a testimoni che ancora oggi hanno paura di parlare (“…l’identità di questa persona la terremo celata…perché si ritiene, a torto o a ragione (qui si vede la stoffa dello storico…), ancora in pericolo… un’ipotesi da non sottovalutare”). I partigiani come la mafia, insomma: “… Oggi ci sono parenti di vittime che tacciono ancora, parlano di ritorsioni, di timori per i figli e i congiunti, tanto da chiedere all’autore di questa ricerca di tacere i loro nomi, di non permettere a ‘loro’ di risalire ai superstiti”. L’attacco più pesante è portato con il caso della giovane Giuseppina Ghersi, seviziata e uccisa da ignoti insieme al cognato malavitoso il 26 Aprile 1945. Se la descrizione stessa dei fatti suggerisce l’azione di balordi a scopo estortivo, per Numa gli ignoti si trasformano poche righe dopo in ”partigiani”. La cronaca fornita è contradditoria: in un primo tempo il luogo della morte è una via cittadina, nella pagina successiva diventa il cimitero di Zinola. A tale vaghezza si aggiunge la circostanza, corroborata da una testimonianza altrettanto imprecisata di “una parente”, che la ragazza fosse stata arrestata e rasata come collaborazionista il giorno precedente alla morte. Un episodio orribile nell’insieme che non fu mai chiarito nemmeno in tribunale ma che il Numa e la pubblicistica neofascista non esitano ad attribuire alla responsabilità dei partigiani.
E’ interessante individuare i fili conduttori nella mente dell’ autore. Aiutano ad interpretarne, anche alla luce attuale, la psicologia e gli scritti.
1. La reiterazione del concetto di pretesa legalità in un contesto di guerra combattuta e di comprensibili strascichi seguiti alla Liberazione: è costante il riferimento a processi mancati, a testimonianze o prove insufficienti, alla scarsa osservanza delle istruzioni del Cln in materia di trattamento dei prigionieri, a un “humus di illegalità”, a “circostanze illegali”. Si pretende un’anacronistica osservanza delle norme e delle leggi (quali?) da una situazione come quella bellica e immediatamente post-liberazione con una visuale che esclude l’elemento umano e sociale di quei giorni.
2. E’ evidente la propensione autogiustificatoria dell’autore a “stare dalla parte dell’autorità”, delle istituzioni, mistificandone la natura nel contesto bellico. Per Numa, ieri come oggi, è importante l’omologazione (lo Stato, i partiti, ecc.); tutto quanto ad essa sfugge è negativo: cosi’ le bande partigiane non identificate (“schegge impazzite”, “formazioni fuori controllo”) a fronte della Repubblica Sociale, come i protagonisti attuali delle lotte sociali (anarchici, centri sociali, No Tav, antagonisti, il dissenso non riconoscibile, ecc.) a fronte dello Stato e delle Forze dell’Ordine.
Insomma, l’importante è la divisa. Nessuno gli ha mai spiegato che la Rsi non è  mai stata un’autorità riconosciuta ma un’entità fittizia o che lo Stato e certe sue articolazioni o comportamenti non sempre sono simboli di democrazia compiuta. A prescindere, lui sta dove stanno i manganelli.
3. E’ interessante e significativa la sua fascinazione per le spie. A spie, infiltrati e doppiogiochisti è dedicato un intero capitolo da cui sprizza malcelata simpatia per chi aveva quel ruolo e soprattutto per chi abilmente, furbescamente se l’è cavata. Personaggi che gli ispirano evidente ammirazione e, chissà, desiderio di emulazione? Le voci insistenti nell’ ambiente giornalistico torinese sul ruolo del Numa sembrano trovare in questo atteggiamento verso protagonisti del passato un qualche riscontro, fragile ma trasparente.
Volendo tirare delle conclusioni, dopo la faticosa lettura di tale concentrato di pattume fascista, ci limitiamo a riportare l’esaustivo commento dell’Anpi savonese che definisce il Numa “capostipite del revisionismo vittimistico dei vinti, in chiave neofascista e anticomunista” e ricorda che la Resistenza e la popolazione inerme sono stati “… la prima vittima dell’atroce strategia di sterminio perseguita dai nazisti e dai repubblichini di Salò; per questo non esiste confronto possibile tra le efferatezze e le stragi, gli orrori inflitti dai nazifascisti e le durezze della guerra partigiana… Episodi di vendetta e di efferatezza dei partigiani ci furono prima e dopo la Liberazione. Ma risultano fatti limitati di numero, isolati, episodici, frutto di pulsioni di singoli…atti nè incoraggiati nè programmati…a differenza dei Comandi nazifascisti che promossero sino all’ultimo minuto la strategia del terrorismo di massa contro partigiani e inermi cittadini. D’altra parte vendette e rese dei conti dei vincitori sono le conseguenze ‘fatali’ e prevedibili della guerra. E’ ipocrita che i fascisti se ne lamentino…” (Resistenti, n. 250, 2008). Non possiamo che sottoscrivere tutto questo e concludere segnalando che chi volesse trovare migliori recensioni di questo libro e commenti favorevoli può cercarli sui siti di Casa Pound, sui blog “neri” Libero-mente per non dimenticare, Camerataseba.
Cosi’ ora è tutto più chiaro. Viene a questo punto spontanea una domanda: ma cosa ci fa un neofascista dichiarato alla redazione  cronaca (con mandato per le lotte sociali) di un giornale che fu anche di Alessandro Galante Garrone, di Norberto Bobbio, di una Torino liberale e di una borghesia magari conservatrice ma sempre democratica? Direttore Calabresi, come può permettere tale presenza?
Sezione A.N.P.I. “68 Martiri” di Grugliasco (TO)
Sezione A.N.P.I. “G. Perotti MAVM – A. Appendino” Nizza-Lingotto di Torino
Sezione A.N.P.I. “Boris Bradac” di Chivasso (TO)

lunedì 16 settembre 2013

La bomba di Borgata Lesna insegna: mai più guerre!



Lunedì 16 settembre 2013

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
[Articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, 1947]

La bomba di Borgata Lesna insegna: mai più guerre!

Ieri mattina a Grugliasco, vicino al centro commerciale Le Gru in Borgata Lesna, è stata neutralizzata una bomba della Seconda Guerra Mondiale sganciata dai bombardieri inglesi nel 1942, del peso di circa 250 kg. Non si tratta del primo ordigno ritrovato in zona e, nonostante le bonifiche, non sarà certamente l'ultimo, in quanto nell'area di corso Allamano, vicino all'attuale liceo scientifico Curie, erano posizionate le batterie contraeree fasciste e si trattava quindi di una zona bersaglio da parte delle incursioni aeree alleate.

Il disagio rappresentato dall'evacuazione di circa 300 persone, l'impegno straordinario delle istituzioni e dei volontari - cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti -, l'utilizzo di energia, tempo e risorse logistiche per questo evento straordinario, ci spingono a condividere alcune riflessioni.

Le guerre non finiscono mai da un giorno all'altro, proseguono nella loro lunga scia di sangue, fame, dolore e distruzione, attraversano la vita delle persone e delle famiglie, arrivano a lambire anche generazioni molto lontane dal tempo in cui il conflitto è stato effettivamente combattuto.

Noi antifascisti conosciamo quel dolore e quel disastro: la bomba di Borgata Lesna ci spinge a ricordare a tutti la tragedia della guerra fascista voluta da Benito Mussolini al fianco dei nazisti guidati da Adolf Hitler per il dominio del mondo e l'eliminazione delle razze ritenute inferiori, una guerra a cui si opposero coraggiosamente centinaia di migliaia di giovani Partigiani organizzando la Resistenza, come il nostro illustre concittadino e Presidente dell'ANPI Cav. Antonio Falbo, residente da oltre quarant'anni nella stessa Borgata Lesna.

Se una singola bomba di 70 ani fa crea disagio ancora oggi, dovremmo pensare a quanto provocano ogni giorno le centinaia di bombe, molto più potenti di quelle degli anni '40, che vengono sganciate nelle guerre imperialiste promosse dall'Occidente e che uccidono tantissime persone innocenti, ad esempio in Afghanistan.
I dati diffusi da Emergency, l'associazione umanitaria fondata dal medico italiano Gino Strada, affermano che oggi le vittime delle guerre sono per il 93% civili, di cui la maggior parte donne e bambini. Oltre alle vittime bisogna tenere conto di feriti, malati, mutilati, "frutto" della produzione dell'industria di guerra, la quale è conseguenza di una scelta politica precisa, una politica di guerra.

Oggi abbiamo il dovere di intensificare il nostro impegno per la pace e ribadire in modo determinato e inequivocabile la nostra ferma opposizione a tutte le guerre, soprattutto oggi in cui il mondo rischia di precipitare nuovamente in un conflitto armato internazionale, foriero di nuovo dolore e inauditi disastri, a causa della violenta ricerca del profitto a costo della stessa vita umana.

L'ITALIA RIPUDIA LA GUERRA fu inserito nell'art.11 della Costituzione proprio per fare tesoro di questa memoria e di questo impegno: per la Costituzione, contro la guerra!


Il Comitato di Sezione ANPI "68 Martiri" Grugliasco