martedì 30 agosto 2011

Manifestazione ANPI a Torino per il 25 Aprile


Manifestazione ANPI a Torino  
25 Aprile, 1 Maggio, 2 Giugno: SEMPRE!

In relazione al progetto governativo di accorpamento delle festività laiche infrasettimanali alla domenica successiva, l’ANPI Provinciale di Torino ed il Coordinamento delle Associazioni della Resistenza esprimono il proprio totale disaccordo ed indicono una manifestazione regionale per:

Sabato 3 Settembre 2011 
alle ore 16.00
a Torino in Piazza Carignano
25 Aprile, 1 Maggio, 2 Giugno: SEMPRE!

Saranno presenti rappresentanti delle Istituzioni, delle Organizzazioni sindacali e culturali. I cittadini sono invitati a partecipare ed a sottoscrivere la petizione per l’annullamento del progetto.

Il Presidente dell’ANPI Provinciale
Diego Novelli


Il ritrovo per noi di Grugliasco è fissato per le ore 15.00 alla stazione metropolitana Fermi di Collegno per dirigerci tutti insieme a Torino con i mezzi pubblici.

venerdì 26 agosto 2011

L'ANPI aderisce allo sciopero generale CGIL del 6 Settembre


L'ANPI aderisce allo sciopero generale CGIL del 6 Settembre 2011
 
Roma, 26 Agosto 2011

L’ANPI, nel denunciare l’iniquità di una manovra finanziaria che comprime pesantemente i diritti del lavoro, manifesta il proprio sostegno allo sciopero indetto dalla CGIL per il 6 settembre prossimo. Occorre un no unitario e responsabile a provvedimenti che, lontano dal risolvere efficacemente la crisi che attraversa il Paese, producono come unico risultato l’aggravamento delle già precarie condizioni di lavoro di tanti italiani.

Resta fermo per l’ANPI, in ogni caso, l’obbiettivo imprescindibile dell’unità sindacale, particolarmente importante e decisiva in momenti così difficili per la vita del Paese.

IL COMITATO NAZIONALE ANPI

mercoledì 24 agosto 2011

Intervista a Carlo Smuraglia: "25 Aprile e 1° Maggio non si toccano!"

“25 aprile e 1° maggio non si toccano”. Intervista a Carlo Smuraglia (Anpi) 

Cancellare le feste laiche (ma non quelle religiose) per fronteggiare la crisi? “E’ una misura irrilevante – afferma Carlo Smuraglia, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) e per alcuni aspetti anche controproducente dal punto di vista della cosiddetta produttività. Ma in realtà l’intento è un altro: si vuole portare a compimento "un’opera di revisione costituzionale e di cancellazione della memoria. Noi non ci stiamo, lanciamo un appello alle forze sane del Paese e al mondo dell’informazione. Serve una rivoluzione culturale”.

Qualche giorno fa Gaetano Saya, ex massone e leader del MSI -  Destra nazionale e ideatore delle "ronde nere" - si è lanciato in una nuova campagna al grido di: cacciamo gli stranieri, gli omosessuali, ripristiniamo la pena di morte e limitiamo la libertà di stampa. E’ il delirio di un folle isolato o il sintomo di un degrado politico e civile?

Sono dichiarazioni farneticanti. Credo tuttavia che sia uno dei tanti gravi sintomi di un malessere del Paese. Se l’Italia attraversa un momento di crisi la spinta dovrebbe essere quella all’unità nazionale. Ed è quantomeno singolare che proprio in un momento come questo vengano fuori manifestazioni di razzismo e odio. Se nemmeno in una simile fase storica non si trova un’intesa su alcuni punti di fondo e assistiamo a tali esternazioni - e Saya purtroppo è in buona compagnia - vuol dire che c’è una grave malattia in questo Paese che non si riesce a rimuovere.

Malattia che sembra estendersi anche ad altri Paesi. Ai Mondiali di canoa in Ungheria sul podio hanno rispolverato la strofa di un inno nazista al posto di quello tedesco… Il morbo infetta tutta l’Europa?

 Se non tutta, qua e là sembra riaffiorare un po’ ovunque. Cosa perseguono? Riportare l’Europa ai tempi del nazismo? In cosa credono? Oltre ad essere gravi e pericolosi questi episodi sono anche decisamente irrazionali perché non hanno sbocchi né prospettive né si può pensare che possano essere “contagiosi” perché il buon senso, almeno per adesso, in Europa prevale.

Tornando all’Italia nella manovra del governo c’è la proposta di cancellazione di alcun feste tra cui il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno…. 

 Solo feste laiche tra l’altro. Piuttosto singolare. Se si tratta di sacrifici dovrebbero riguardare tutti senza distinzione di religione…

Si sostiene che tale abolizione potrebbe contribuire a fronteggiare la crisi…  

Ho sentito l’opinione di numerosi economisti e la stragrande maggioranza di questi sostiene che si tratti di un misura irrilevante e per alcuni aspetti anche controproducente dal punto di vista della cosiddetta produttività. E non ho visto nessuno sostenere con forza e competenza le ragioni di una misura di questo genere. Ci deve essere un intento diverso.

Quale?  

Quello di proseguire un’operazione di sradicamento della memoria già iniziata dal momento che in più di un’occasione si è cercato di mettere in discussione queste ricorrenze. Come si fa a pensare di sopprimere commemorazioni profondamente radicate come il Primo Maggio che appartiene ad una tradizione remotissima e fondante a partire dall’articolo 1 della Costituzione? O il 25 aprile e il 2 giugno che rappresentano la base della nostra convivenza democratica attuale, la libertà del paese e la Repubblica?

Su “la Padania” si propone di festeggiare insieme 25 aprile e San Marco… 

Un concetto di nazione piuttosto incompiuto. 25 aprile e 1 maggio sono feste di tutti perché così ha decretato la legge e il parlamento italiano. E’ la strada su cui camminiamo. Ed è doloroso che non si pensi soprattutto al fatto che il 25 aprile è costato centinaia di migliaia di morti sui quali,  come diceva Calamandrei, si è costruita la nostra Costituzione.

Eppure non c’è stata una indignazione così capillare di fronte a questa proposta. Chissà se fosse successo all’estero… 

Concordo con quanto scritto da Alessandro Pace su Repubblica. Ben altra sarebbe stata la reazione dei francesi se qualcuno avesse proposto di spostare la data del 14 luglio (la Presa della Bastiglia, ndr) o quella degli americani se fosse stato messo in discussione il giorno dell’indipendenza…

Una proposta da rigettare completamente quindi?

Sì, perché sono fermamente convinto che ci siano tante altre misure, diverse ed eque che si potrebbero adottare senza sacrificare valori fondamentali.

La cancellazione della memoria non passa solo attraverso le leggi… Ogni anno c’è chi vorrebbe mettere le mani sui libri di testo scolastici… 

Penso che ci sia un profondo problema culturale nel Paese e su questo dobbiamo intraprendere una forte iniziativa. Se non riusciamo a creare un sentimento comune che parta dai valori fondamentali su cui si regge la nostra storia e se non riusciamo a farlo partendo dalla scuola questo paese non decollerà mai come una democrazia veramente concreta e compiuta. E’ a scuola che si preparano gli artefici della democrazia.

Articolo21 ha lanciato un appello rivolto anche al mondo dell’informazione affinchè dia spazio alle tante voci contrarie alla “macelleria sociale e costituzionale” perpetrata tra provvedimenti che ledono i diritti dei lavoratori e ipotesi scellerate di revisione della Carta.    

Un appello che condivido in pieno. Ed è giusto che sia rivolto al mondo dell’informazione il cui ruolo è fondamentale. I giornalisti devono sentire il peso della propria responsabilità non solo dando le notizie ma cercando anche di contribuire ad accrescere il grado di coscienza civile. E magari dovrebbero anche imparare ad usare più cautela nel dare le notizie.

Allude alla strage di Oslo attribuita inizialmente al terrorismo islamico per poi scoprire che si trattava di un fondamentalista cristiano e neonazista?   

Quella vicenda dovrebbe servire da lezione per chi fa informazione e che spesso percorre la strada più rapida dando per scontate delle responsabilità e facendo così un cattivo servizio: se si insinuano sentimenti negativi poi è difficile recuperare…

L’informazione però, specie in internet ultimamente, è anche quella attraverso cui si propagano grandi mobilitazioni. Giornali on line, siti internet, blog, social network… 

Un fenomeno straordinario come abbiamo avuto modo di vedere in occasione dei referendum dove l’effetto dei  mezzi cosiddetti non tradizionali è stato superiore a quello dei media “convenzionali.”.

E’ solo un fenomeno della rete o c’è un fermento crescente anche nell’impegno civile tradizionale? L’ANPI è un’associazione di partigiani eppure sono molti i giovani che vi aderiscono… 

Sono tanti e anche inaspettatamente, e portano con sé speranze e attese che talvolta sembrano anche eccessive rispetto a ciò che un movimento come il nostro può fare. Ma è importante e incoraggiante perchè fortifica le nostre speranze e il nostro impegno per un futuro migliore. 


di Stefano Corradini, fonte: Articolo21

domenica 14 agosto 2011

ANPI Nazionale: NO all'abolizione del 25 Aprile!


NO ALL'ABOLIZIONE DEL 25 APRILE! 

Roma 14 Agosto 2011 

"Da quanto si apprende dai giornali, tra i provvedimenti che il Governo si accinge ad adottare - in relazione all'aggravarsi della crisi - ci sarebbe quello dell'accorpamento di alcune feste "non concordatarie" nella domenica più vicina oppure al lunedì. Ancora una volta saremmo di fronte ad una misura che molti considerano di scarsissima efficacia e poco corrispondente all'equità e alla ragionevolezza, sempre necessarie quando si richiedono sacrifici. Un provvedimento che, guarda caso, iguarderebbe le uniche festività laiche sopravvissute (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno), dotate di grande significato storico e di notevolissima valenza politica e sociale. 
L'ANPI, portatrice e sostenitrice dei valori che quelle festività rappresentano, non può che manifestare la propria, vivissima preoccupazione e chiedere con forza un ripensamento che escluda misure di questo genere, prevedendone altre che siano fornite di sicura e pacifica efficacia, non contrastino con valori storico-politici da tempo consolidati e soprattutto corrispondano a criteri di equità politica e sociale". 

IL COMITATO NAZIONALE ANPI

sabato 13 agosto 2011

L'ANED contro l'abolizione del 25 Aprile


13 Agosto 2011


Berlusconi e La Russa provano a cancellare il 25 aprile 

Quando la casa brucia non si può andare tanto per il sottile. Se bisogna vendere i gioielli di famiglia, si vendono. E certamente non spetta a una associazione come quella degli ex deportati nei campi nazisti di valutare nel merito, misura per misura, le proposte del governo in materia economica. 
Tra queste proposte ce n’è una che ci tocca però molto da vicino: quella di accorpare alla domenica più vicina tutte le festività civili del calendario. Si parla del 25 aprile, del 1° maggio, del 2 giugno, tre date che il governo di centrodestra ha dimostrato a più riprese di non digerire. 
Ricordiamo tutti quando il ministro della Difesa La Russa dichiarò che lui il 25 aprile lo festeggia andando a porre un fiore sulle tombe dei “suoi” caduti, quelli della Repubblica sociale italiana. E che il presidente del Consiglio ha sempre disertato – tranne una volta, in Abruzzo, in piena campagna elettorale – le celebrazioni del 25 aprile, bollandole come “di parte”. Per non dire dello sciagurato voto con il quale in commissione, alla Camera, la maggioranza ha dato parere favorevole all’ennesimo tentativo di equiparare i militi repubblichini, alleati di Hitler, ai partigiani che hanno contribuito a ridare la libertà al nostro Paese. 
Un governo che non ha mai riconosciuto il valore fondante della data del 25 aprile per la riconquistata democrazia oggi approfitta della crisi finanziaria – da esso stesso clamorosamente sottovalutata – per cercare di cancellare questa data dal calendario civile. Quello stesso esecutivo, all’interno del quale un importante ministro fece sapere che lui col Tricolore ci si “pulisce il culo” tenta di cancellare la festa della Repubblica, evidente ostacolo alla grossolana propaganda secessionistica della Lega. 
Noi non ci stiamo. L’esempio europeo, incautamente evocato dal governo a giustificazione di questa sua proposta, dimostra semmai il contrario: per ogni francese la festa del 14 luglio è fondamento dell’idea stessa di unità nazionale. Ragionando per assurdo, potremmo prendere per buono il riferimento all’Europa fatto da Berlusconi: quando il 14 luglio cesserà di essere festa nazionale in Francia potremo discutere di accorpare alla domenica anche il 25 aprile. Fino ad allora… che non ci provino nemmeno! 

Dario Venegoni, Vicepresidente ANED - Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei campi nazisti