sabato 25 aprile 2009

Discorso del 25 Aprile 2009 del Presidente Antonio Falbo e dello studente Fulvio Grandinetti



25 APRILE 2009
64° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO


INTERVENTO DI Antonio FALBO, PRESIDENTE ANPI GRUGLIASCO - SEZIONE"68 MARTIRI"

Ormai ho 85 anni e mi domando: è valso aver fatto la Resistenza? Perché parlare della lotta partigiana ormai che sono passati tanti anni, ma poi che significa parlare di Resistenza oggi?

Significa una lotta senza tregua all’ingiustizia sociale che, per mantenere saldo il suo dominio, fa uso della violenza, materiale e morale, in ogni campo della vita della nazione.
La Resistenza non fu soltanto quella armata contro il nazifascismo, costata migliaia di morti.

Fu Resistenza quella che vide operai e contadini opporsi alle squadracce fasciste all’inizio degli anni Venti, fu Resistenza quella dei professori universitari che si rifiutarono di prestare giuramento loro richiesto dal fascismo; fu Resistenza quella dei volontari delle Brigate Internazionali in Spagna; fu Resistenza quella dei condannati dal Tribunale Speciale fascista, dei confinati, degli esuli antifascisti durante il Ventennio. Poi fu la Resistenza quella che vide una minoranza armata porsi alla testa della maggioranza del popolo italiano per abbattere la dittatura e riconquistare la libertà; fu Resistenza quella dei militari che scelsero di restare in campo d’internamento e di non arruolarsi nelle forze armate della RSI, pagando a caro prezzo quella scelta: 850 i trucidati a Cefalonia dove è iniziata la Resistenza. Fu ancora Resistenza quella sostenuta nel Luglio ’60 contro il governo Tambroni, quella contro la “Legge truffa”; quella che portò alla conquista dello Statuto dei Lavoratori.

Oggi è Resistenza battersi perché non venga travisata la storia, perché non si dimentichi il periodo glorioso in cui un popolo combatté per la sua libertà, perché abbiano piena realizzazione i principi fondamentali della Costituzione Repubblicana, perché trovino soluzione i problemi della disoccupazione, delle pensioni, del precariato, del lavoro per i giovani; perché venga debellata la corruzione ad ogni livello, perché sia sconfitta la violenza mafiosa; perché trionfi la Pace; perché non vengano calpestati i diritti dell’uomo ed ogni popolo abbia diritto alla propria autonomia in piena libertà. Questo vale sia per gli israeliani che per i palestinesi.

Occorre combattere, risolutamente e con severità, la criminalità, la disoccupazione, la guerra e il revisionismo.
Il nostro Paese è colpito da una grave crisi economica e sociale ove la destra di governo, forte della maggioranza elettorale, non solo alimenta un intollerabile revisione della storia con iniziative vergognose e provocatorie quali la proposta di legge che pretende di equiparare i Partigiani ai repubblichini di Salò, ma tenta di occupare il potere in ogni campo, attivando pericoli per l’Ordinamento dello Stato e la vita democratica, a volte inadeguata è l’azione dell’opposizione.

Assistiamo ad un vero e proprio rilancio politico di forze ex fasciste e comunque non democratiche, in cui non solo persistono ma anzi sono consolidate realtà e comportamenti che non dobbiamo esitare a definire reazionari e potenzialmente eversivi. Per citarne qualcuno, un esempio viene da esponenti politici come Alemanno, sindaco di Roma, e il parlamentare Ignazio La Russa, con dichiarazioni tendenti a esaltare e difendere il fascismo, questi signori sono amici dei giovani di Forza Nuova e Cuore Nero.
A loro ricordiamo che vi fu il Martinetto, dove venivano fucilati gli antifascisti e i Partigiani, la famigerata caserma di via Asti, dove venivano barbaramente torturati e uccisi; le carceri Nuove in corso Vittorio, dove venivano incarcerati e posteggiati gli ostaggi che, per rappresaglia, venivano impiccati o fucilati in vari punti della città.
Diversi di questi punti ricordano i miei amici e compagni di lotta che non hanno potuto assaporare la gioia di quel giorno che è stato il più bello della nostra vita, il giorno in cui i banditi così chiamati dai nazifascisti divennero patrioti il 25 Aprile 1945, dando all’Italia la libertà, è in questa ricorrenza che è nostro dovere ricordarli.

Andate a vedere queste lapidi: in corso Novara, angolo corso Giulio Cesare, una lapide ricorda Antonio Banfo e Salvatore Melis, trucidati dopo aver risposto alle domande del comandante Cabras, della caserma di via Asti, sui motivi dello sciopero contro la guerra, la fame e le deportazioni; corso Appio Claudio, angolo corso Lecce, un cippo ricorda le sorelle Libera e Vera Arduino, una lapide ricorda anche il padre fucilato in corso Belgio, angolo via Lessolo; via San Bernardino 14, una lapide ricorda Dante Di Nanni, Medaglia d’Oro, 20 anni, garibaldino; corso Vinzaglio angolo via Cernia, un cippo ricorda i Partigiani Felice Bricarello, Battista Bena, Fratesco Valentino e la Medaglia d’Oro Ignazio Vian, eroe di Boves, la più tragica esecuzione che ha colpito Torino il 22 Luglio 1944.
Di questa esecuzione fui testimone oculare, quella scena terribile mi si presenta ogni volta che la ricordo. Un camion sotto un grande albero dove vi erano i quattro giovani con il cappio al collo, legati ai rami. La scena fu terribile quando il federale Solaro dette ordine all’autista di questo camion di venire avanti, lasciando appesi nel vuoto questi quattro giovani.
A loro debbo aggiungere Sandri Romualdo, brigata Garibaldi, amico carissimo caduto tra i 2.024 del Col del Lys: quando fu riesumato, al collo aveva il fazzoletto rosso della sua brigata, la 17° Garibaldi.

Come ANPI continueremo ad essere vicini a loro e a tutti quelli meritevoli di ricordo: ai Carabinieri come la Medaglia d’Oro Salvo d’Acquisto, i nobili come Felice Corsero di Pamparato, i Martiri delle Fosse Ardeatine e di Piazzale Loreto, gli uomini, donne e ragazzini coraggiosi che seppero scegliere la parte giusta contro i fascisti e gli occupanti nazisti. Sono tanti, tantissimi, migliaia e migliaia e nel cuore di tutti, non sono mai stati dimenticati.
Loro, davvero, sono la Repubblica, con le sue Istituzioni. Ricordiamo le altre centinaia di località bagnate di sangue generoso, con i caduti nelle oltre 2.274 stragi nascoste nell’armadio della vergogna scoperto dal giudice Intelisano, in via degli Acquasparta a Roma, nel Maggio 1994, 50 anni dopo, e coloro che nell’anonimato operarono con umiltà e saggezza. Questa fu e rimane la Resistenza con i suoi valori che nessuna alchimia politica può cancellare.

È con loro che noi ritroviamo la Patria, quella vera, quella fatta di valori e di popolo; la ritroviamo con gli impiccati, i fucilati, con le 560 vittime innocenti di Sant’Anna di Stazzema, e se migliaia di Vinca, di Marzabotto, di Boves. La ritroviamo con i nostri 68 Martiri di Grugliasco, trucidati il 30 Aprile quando già festeggiavano la riconquistata libertà. Rinnoviamo l’appello dell’Amministrazione comunale e rivolgendosi alle associazioni: (apriamo se è necessario una sottoscrizione).

Questi luoghi che hanno visto morire molti giovani vanno ricordati; dobbiamo essere riconoscenti quando pensiamo al coraggio della loro scelta, al sangue versato dai Partigiani e dai tanti soldati italiani. Perciò facciamo in modo che le vie che portano i loro nomi siano corredate con la scritta “Caduto per la Libertà”.

Proprio per il 25 Aprile ricordiamo anche i “ragazzi di Salò”, infatuati dalla propaganda fascista. Furono mandati a morire dalla parte sbagliata a sostegno della criminalità nazista, diventando così, senza dubbio, vittime del nazifascismo, pagando così la loro scelta.

A noi non manca la pietà per questi morti, per tutti i morti; ma per quella scelta rimane il giudizio contro il tentativo di parificazione tra chi combatté per la Libertà e la Democrazia, fondamenti della nostra Repubblica, e chi ha combattuto per mantenere una dittatura complice degli eccidi e della barbarie nazifascista.

La storia non va travisata!
Ma lasciatemi, anche se qualcuno non è d’accordo, esprimere il mio pensiero: sbagliano quelli che pensano che la democrazia ce l’hanno portata solo gli anglo americani; riconosciamo il loro sacrifico e il loro valido contributo. Essi hanno combattuto contro la barbarie nazifascista, insieme ai sovietici; questi ultimi pagando alla causa della Libertà e della civiltà nel mondo un tributo di sangue ineguagliato e spaventoso: 26 milioni di morti, 2 milioni a Stalingrado (oggi San Pietroburgo) dove morirono di fame 632.253 cittadini sovietici nei 900 giorni di assedio dal 30 Agosto 1941 al 30 Gennaio 1944.

Noi ci onoriamo di essere stati dalla loro parte, compagni d’armi, gli uni accanto agli altri, ma nessuno ci può contestare che in Italia la democrazia in cui viviamo è nostra, figlia del nostro antifascismo e della Guerra di Liberazione del nostro popolo, figlia di Gramsci, di Matteotti, don Minzioni, Amendola, dei sette Fratelli Cervi e dei Martiri delle Ardeatine. La democrazia non ci è stat regalata né dai sovietici né dagli angloamericani, ce la siamo conquistata pagandola con un grande contributo di sangue, 80.000 morti delle varie formazioni, dalle “Matteotti”, alle “G.L.”, “Monarchici”, “Liberali”, “Garibaldi” e “Autonome”.

Credetemi, i questo momento di sfascio politico, l’ANPI ha la priorità e il dovere di difendere la Libertà e la Democrazia.

A distanza di 64 anni, ancora oggi, la situazione ci chiede di non abbassare la guardia, dando continuità e coerenza al nostro impegno; ma perché tutto ciò possa tuttavia realizzarsi, occorre che la continuità dell’ANPI sia sempre più affidata a componenti delle generazioni più giovani.

Per questo, la decisione di aprire ufficialmente e formalmente le porte alla possibilità di iscriversi all’ANPI, quali soci a pieno titolo, per tutti coloro che ne condividono il patrimonio ideale, i valori e le finalità.

Ma ricordiamo: pur rispettando le varie idee politiche, l’ANPI non è un partito.
Nell’ANPI, ricordiamolo sempre, sono presenti Partigiani e antifascisti di varie componenti politiche e questa unità va salvaguardata in un momento come questo di grave risi politica e istituzionale che sta attraversando il nostro Paese, un momento che a pieno titolo può essere definito di vera e propria “emergenza democratica”, quando si esautora il Parlamento, si affossa la democrazia.

L’ANPI deve essere sempre attiva e presente nell’attività politica e culturale della nostra città e lottare per la Pace.

La guerra è sempre una cosa orribile e spaventosa. Oggi, come non mai, colpisce soprattutto uomini, donne e bambini inermi e sparge ovunque distruzione, fame e malattie, alimentando odio e terrorismo. Troppi popoli sono schiavi di dittature ricche, avide e potenti mentre la fame dilaga e ciascuno anela alla Libertà, cercando una terra generosa. Ma tante volte si fermano in una grande tomba che è il mare.

Chi ha fatto la guerra non può accettare la guerra! Solo il dialogo e non la guerra, può risolvere le controversie internazionali. Un plauso al popolo americano che con la sua scelta politica ha aperto uno spiraglio di pace nel mondo.

I giovani devono sentirsi eredi di questo patrimonio, ricordare quel passato affinché la storia non si ripeta. Questo vuol essere un forte invito ad aderire all’ANPI, perché l’Italia ha bisogno di una “Nuova Resistenza”.

Con i tempi che corrono, c’è bisogno più che mai, dei suoi ideali, dei suoi valori. Essi dovranno prendere in eredità la nostra gloriosa bandiera che tanto ha fatto per conquistare la Libertà, dobbiamo farle capire quale valore hanno le lapidi che noi della Resistenza ricordiamo ogni 25 Aprile con un fiore.
I giovani devono vivere e non morire per gli interessi di pochi.
Facciamo in modo che il sacrificio di coloro che hanno chiuso gli occhi per sempre aprano quelli delle nuove generazioni per garantire la pace in una Italia libera, giusta e democratica.

Viva il 25 Aprile, Viva la Resistenza!


INTERVENTO DI FULVIO GRANDINETTI, STUDENTE UNIVERSITARIO DI AGRARIA

Aldo dice ventisei per uno!
ovvero
La Nostra risposta al Ministro La Russa
ALDO DICE VENTISEI PER UNO!

Quel giorno iniziò con queste parole.
Quel giorno facemmo fatica a capire il significato di quell’insieme di lettere apparentemente insulso, ma di vitale importanza.
Quel giorno ascoltammo i Partigiani, VIVI, PRESENTI, raccontarci della loro gioventù sacrificata affinché noi potessimo essere liberi.
Quel giorno nacque un fiore proprio sopra le tombe dei Partigiani e fu chiamato Libertà.
Quel giorno venne l’alba e fummo liberi.
Quel giorno arrivò la Primavera.
Quel giorno i nostri genitori ci ricordarono che i campi su cui lavorava la nostra famiglia sorgevano sulle fosse comuni ricolme dei cadaveri dei nostri nonni, torturati e uccisi dalle squadracce fasciste inviate dal criminale Benito Mussolini.
Quel giorno decidemmo di sederci in cerchio, affinché ognuno di noi fosse eguale di fronte agli altri, e iniziammo a parlare uno per volta, ascoltandoci, cercando di capire, desiderosi di sapere, e inconsapevolmente costruimmo la Democrazia.
Quel giorno ci trovammo in piazza, colorati di rosso perché sapevamo che vent’anni di nero andavano contrastati a dovere.
Quel giorno al rosso dell’ideologia venne sostituito il rosso del sangue, del cuore, della passione per le nostre compagne.
Quel giorno fu Primavera.
Quel giorno è oggi.
Quel giorno è il 25 Aprile
Quel giorno è tutti i giorni.
Quel giorno fu rosso per sempre.
Per questo, secondo noi, tutti i giorni è Primavera.

ALDO DICE 26 PER UNO!

Io sono Fulvio Grandinetti, studente presso la Facoltà di Agraria di Grugliasco, e porto i saluti dei giovani universitari che Grugliasco ospita durante il loro percorso di studi.
Io ho avuto un nonno Partigiano nelle brigate Giustizia e Libertà in Val Pellice e un altro prigioniero in un campo militare in Germania. Sono certo che anche loro ci stanno ascoltando. Ciao nonno e grazie per quello che hai fatto per me e per tutte le persone che mi stanno ascoltando.

Il 25 Aprile – la Festa di Liberazione
Sul tema della Resistenza, del 25 Aprile, voglio affermare con forza e determinazione che l’Antifascismo è il pilastro sul quale è stata costruita la Repubblica Italiana, la nostra dolce e meravigliosa Italia.
Il 25 aprile è un giorno indimenticabile, speciale, pieno di significato.
Il 25 Aprile è la Festa di Liberazione dal Nazifascismo.
Il 25 Aprile è oggi. È il 64° anniversario della Liberazione, qui, alle porte di Torino, dove si combatté la Resistenza, in cui le montagne furono madri dei ribelli bambini. La Guerra di Liberazione fu LA guerra, una guerra diversa da tutte le altre, l’unica giusta forse, poiché fu combattuta affinché fosse l’ultima guerra della storia, non dimentichiamolo. Fu combattuta per la disperazione di un’intera generazione ben cosciente che se non si fosse organizzata in qualche modo, non avrebbe avuto un futuro. Fu combattuta affinché fosse realizzato concretamente il bene comune, dopo vent’anni di regime fascista, una dittatura infame, criminale, razzista, assassina genocidi.
Per questo, per riportare vivi quegli ideali che i giovani della mia età portavano con i loro foulard circa sessant’anni fa, c’è bisogno di cambiare qualcosa, dal proprio piccolo, a partire dalle piccole cose della propria vita quotidiana. Qui come in molti altri Paesi.
Ogni volta che varco il cancello della nostra Facoltà, mi fermo un attimo a fissare il nostro caro tricolore, la nostra bandiera, e penso che si deve fare, - non solo che si può fare, ma che si deve fare! - si deve resistere ancora. In modo differente rispetto a sessantaquattro anni fa, è chiaro, troppe cose sono cambiate, il contesto è completamente diverso, ma si può fare qualcosa, la speranza di un mondo migliore non è morta su quelle montagne sessantaquattro anni fa.
L’abbiamo ereditata libera, ecco cosa vedo nella nostra bandiera, e libera deve restare, la nostra dolce Italia, a costo di tornare a combattere, ma sempre con metodi civili e non violenti.
Ed ecco perché mi arrabbio quando certe frange partitiche o di movimenti estremisti, eredi del partito fascista, ne fanno una loro proprietà privata. Il tricolore è di tutti cittadini italiani, e questo dovrebbero capirlo soprattutto quei ragazzi che si abbandonano in cazzate tutto il giorno invece di darsi da fare ed avere un ruolo da cittadini attivi. I Partigiani conquistarono la loro libertà anche per i loro nemici, capite? Anche per coloro che la libertà la volevano togliere. Perché la libertà è libertà, non ci sono aggettivi da aggiungere o colori da farle assumere, la libertà è libertà, o non lo è.
Auguro a tutti noi un buono, buonissimo 25 aprile, ce n’è bisogno, per tutti quanti. Passiamolo in dolce compagnia, con le nostre famiglie, con i nostri amici, con il nostro amore, con i nostri affetti, tenendo sempre ben presente che la nostra Libertà risiede nei loro cuori, nei loro sguardi e nei loro gesti che si riflettono nei nostri.

Noi giovani e la Resistenza
Oggi non spetta a me raccontare che cosa è stata la Resistenza. I Partigiani sono Vivi e spetta ancora a loro testimoniare quanto vissuto, quanto avvenuto durante la Guerra di Liberazione.
Io sono qui solo per dire che cosa vogliamo fare noi giovani da oggi in poi, perché sappiamo bene che tra qualche tempo toccherà a noi coltivare a piene mani l’Albero della Resistenza.
Più si va avanti e più rimaniamo in pochi a conoscere la storia, a volerla raccontare, mentre si levano sempre più numerose grida revisioniste, diffamatorie, unitamente a movimenti politici di chiara matrice neofascista e neonazista a cui è persino permesso presentarsi alle elezioni politiche.
E in riferimento a quanti vorrebbero riabilitare i fascisti nascondendo questo dietro la parola “pacificazione nazionale” non possiamo che rispondere una ed una sola cosa, senza mezze misure: NO, nel modo più assoluto.
Non vi è possibilità di pacificazione con chi propone di dedicare vie, monumenti, giardini ai fucilatori di partigiani; con chi prende le impronte digitali ai bambini per maggiore sicurezza, sicurezza di chi?; con chi denigra la nostra Costituzione, scritta col sangue di migliaia di giovani come noi, definendola sovietica; con chi lavora quotidianamente per sovvertire l’ordinamento democratico della Repubblica approvando leggi liberticide a maggioranza.
Movimenti neofascisti e neonazisti come La Destra, Forza Nuova, Casa Pound, Lotta Studentesca, Blocco Studentesco, persino liste di rappresentanza studentesca come Arcadia, non devono essere oggetto di violenza: bisogna rispondere in modo democratico, con la diffusione di informazioni, promuovendo partecipazione diretta e incontri pubblici, per fare in modo che queste formazioni politiche non abbiano mai il seguito che hanno avuto Hitler e Mussolini.
Noi ci ricordiamo del Manifesto della Razza, dei pestaggi indiscriminati, dei massacri delle popolazioni jugoslave, della propaganda esaltata, delle scuole trasformate in caserme, della censura, delle donne considerate inferiori all’uomo, delle torture e delle violenze dilaganti ad opera delle squadracce fasciste, della soppressione di tutte le libertà fondamentali e di tutti i diritti.
Noi giovani ci ricordiamo questo grazie ai Partigiani. Noi faremo il possibile per fare in modo che tutto questo non torni mai. Noi giovani siamo pronti a combattere affinché i fascisti siano sconfitti sul piano democratico, non più della lotta armata, ma della lotta politica.
Per noi il Fascismo è un fatto culturale (è l’antitesi della cultura) ancor prima che un fatto politico e lo diciamo con le parole di Sandro Pertini: “Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica... il fascismo è l'antitesi di tutte le fedi politiche perché opprime le fedi altrui.”
Sulla pacificazione, abbiamo ben poco da dire: come disse Giorgio Bocca, “i vincitori”, cioè i Partigiani, “hanno consentito il varo della Costituzione Repubblicana e della Democrazia; se avessero vinto gli altri”, cioè i fascisti, “si sarebbero riempite le patrie galere e i campi di concentramento.”
E se ancora si continuasse a dire “ma veramente non tutti i Partigiani erano brave persone, alcuni erano feroci e spietati!” la risposta arriva da un altro grande maestro come Italo Calvino, che pronunciò parole di grande valore: “Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.”
Dico questo perché vorrei far capire che noi giovani non siamo sfaticati o nullafacenti, noi studiamo e ci diamo da fare tutti i giorni per migliorare il mondo a partire da noi stessi, noi abbiamo imparato a studiare storia in modo perpetuo perché sappiamo bene che la storia è in continuo movimento: cerchiamo di sapere, di conoscere, di informarci il più possibile per evitare di commettere gli errori di chi ci ha preceduto e per prendere il meglio dal passato e portarlo nel futuro attraverso i presente, questo è il progresso che vogliamo perseguire.
Basta solo avere la voglia e la pazienza di andarsi a cercare i pezzi e di metterli insieme per capire meglio la realtà che ci circonda. Noi non definiremo mai i Repubblichini di Salò come “i ragazzi di Salò” ma piuttosto come complici di crimini contro l’umanità e quindi colpevoli anch’essi.
L’unica pacificazione nazionale avverrà quando tutti – fascisti compresi - riconosceranno il valore della Resistenza e smetteranno di insultare i Partigiani, la Costituzione e tutti coloro che hanno ricostruito l’Italia e costruito la Democrazia opponendosi al regime fascista per uno Stato fondato sui diritti anziché su oppressione, soprusi e prevaricazioni come durante il Regime. Senza Resistenza non vi sarebbe alcuna Pace, la Resistenza è stata lo strumento per giungere alla Pace e alla Costituzione, a sua volta strumento che dovremmo sforzarci di attuare con maggiore perseveranza.
Di conseguenza viene la nostra più ferma e determinata condanna della proposta di legge 1360, la quale prevede l’istituzione dell’Ordine del Tricolore che di fatto equiparerebbe i Partigiani ai Repubblichini di Salò. La Legge 1360 metterebbe sullo stesso piano coloro che combatterono per la Libertà, la Democrazia, i Diritti Umani, e quelli che invece ancora combattevano al fianco dei nazisti invasori, caricando sui treni piombati migliaia di persone destinate ai campi di sterminio e partecipando attivamente a migliaia di stragi di civili, seguendo gli ordini degli ufficiali tedeschi. Ricordiamo Sant’Anna di Stazzema e tutte le altre stragi scoperte solo decenni dopo la Liberazione.

Scuola Pubblica Statale e Resistenza
Oggi noi giovani siamo qui per fare un giuramento, sul sangue dei nostri nonni, sul sangue dei nostri compagni: oggi siamo qui a dire che la Resistenza è un fiore i cui petali saranno sempre colmi di sangue, pulsanti, vivi, palpitanti come cuori d’innamorati, poiché la Resistenza è Primavera, poiché la Resistenza è un fiore che non vedrà mai l’inverno.
Porteremo sempre con noi l’esempio dei Partigiani. Sempre.
Noi studenti lo abbiamo dimostrato questo autunno, quando abbiamo dato vita al movimento studentesco dell’Onda e alle occupazioni delle Università per farci sentire, per difendere la scuola pubblica statale: ricordiamo i 77 giorni di occupazione del Campus di Grugliasco, di cui 34 all’aperto sui prati, con le tende. Non è un caso che durante quei giorni sia giunto a noi studenti un comunicato, firmato dall’ANPI, che ci dava sostegno e che ci ha permesso, nel momento del dubbio, di proseguire con forza sulla nostra strada, di riprendere vigore, di continuare la nostra lotta. Ecco il testo del documento dell’ANPI in solidarietà agli studenti dell’Onda:

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
Comitato Provinciale di Torino
MOZIONE SUL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE
PRESO ATTO
che nel nostro Paese sono in essere vibrate e diffuse proteste concernanti le leggi e i decreti che il governo Berlusconi ha avviato nel proposito di riformare la pubblica istruzione in ogni ordine e grado;
RICORDANDO
che fu precisa intenzione dei partigiani che, nella nuova Italia scaturita dall’impegno e dagli sforzi di un’intera popolazione costati un ventennio di costrizioni fasciste e cinque anni di drammatiche sconfitte, il diritto ad un’istruzione libera e pubblica fosse garantito a tutti i cittadini come basilare strumento di emancipazione civile e sociale, capace di produrre cultura, benessere e democrazia, e come miglior antidoto all’insorgere di ignoranze, odii, discriminazioni e guerre;
CONSTATANDO
che, a causa dell’inadeguatezza di diverse generazioni di dirigenze politiche, da ormai troppi anni il Sistema Italia, pur ricco di innumerevoli risorse naturalistiche e culturali, nonché di formidabili capacità creative e di un incomparabile stile di vita, sta incredibilmente segnando il passo e che, per contro, solo il convinto e rinnovato impulso alla ricerca e alla conoscenza può offrirci di cogliere l’indispensabile opportunità di rilancio;
DICHIARANDO
che i tagli all’istruzione e alla ricerca, l’accorpamento e la soppressione dei plessi scolastici, le riduzioni di organico, la rimozione del tempo pieno, il ripristino del maestro unico, la privatizzazione delle università, financo l’introduzione di classi differenziate e la reintroduzione del grembiule obbligatorio, sono misure che, complicandone l’accesso, da un lato rendono più difficile la conoscenza e la pratica delle libertà e della democrazia mentre, dall’altro, si dimostrano particolarmente nefasti per il rilancio della nostra cultura e della nostra economia
IL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ANPI
RIUNITO A CERVIA IL 15 E 16 NOVEMBRE 2008
ESPRIME
pieno sostegno e solidarità agli studenti, ai genitori, ai lavoratori docenti e non docenti, e ai pubblici amministratori impegnati a fondo nella lotta contro i tentativi di riforma Gelmini
E CHIEDE CON DETERMINAZIONE
al governo il ritiro dei provvedimenti, al Presidente della Repubblica l’attuazione di tutte le procedure per il blocco dell’iter amministrativo delle stesse, e agli organi interni dell’associazione la massima diffusione e attuazione di questa presa di posizione.


Qualche ministro ha definito noi studenti come nullafacenti, sfaticati, terroristi, guerriglieri… ma perché allora coloro che hanno fondato la Repubblica, i Partigiani, ci hanno dato solidarietà, appoggio, supporto, affermando che noi ci stavamo battendo per difendere ciò che loro hanno contribuito a costruire, cioè una scuola pubblica per ogni ordine e grado, come recita l’art. 33 della Costituzione?

La risposta ce l’ha fornita un altro grande maestro come Piero Calamandrei:
"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."
[Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950]

E ancora possiamo capire meglio leggendo questo documento, reperito durante la visita di alcuni di noi ai campi di concentramento di Auschwitz I e Auschwitz II Birkenau con il Treno della Memoria 2009:

La Fascistizzazione della scuola
“L’educazione dei giovani assumeva un’importanza vitale per un governo che si vantava di rovesciare tutti i criteri convenzionali di moralità, giustizia e civiltà. L’obiettivo era di inserire l’individuo nel sistema gerarchico, accettato e sentito quasi religiosamente.
Il fascismo concepiva la scuola quale strumento per: educare un popolo di disciplinati scolari, attraverso l’opera del maestro unico-duce, quale figura ideale; controllare le generazioni in crescita
La pedagogia fascista si fondava principalmente sulla componente emotiva, rappresentata dalla sapiente utilizzazione di ideali e desideri tipicamente giovanili e dallo studio mnemonico e ripetitivo, più consono ad una scuola di conformismo che di spirito critico.
La Riforma Bottai del 1939 e le 29 dichiarazioni che modificarono la riforma Gentile del 1923, si caratterizzavano per:
affidare alla scuola una funzione politica e allo Stato una funzione educativa; semplificare ulteriormente il sistema degli studi, degli esami, dei concorsi; porre le forze del regime (Partito, Milizia) al centro della scuola (ad esempio nell’assegnare i voti in condotta i professori dovevano tener conto di qualsiasi segnalazione fatta dalla GIL); il controllo dei libri di teso, alle elementari si adottava il libro unico di Stato; l’eliminazione dei dialetti, i quanto contrari all’unità della nazione; il controllo degli insegnanti, la cui valutazione si basava in primo luogo sulle “segnalazioni politiche”. Nei diplomi di benemerenza i meriti fascisti assumevano un ruolo prioritario rispetto a quelli professionali.
Il fascismo, oltre a fascistizzare la scuola, tende ad affidare l’educazione dei giovani alle sue organizzazioni, ossia l’Opera Nazionale Balilla e la Gioventù Italiana del Littorio.”


Ricordiamo inoltre tutti i docenti e tutti gli studenti che si opposero al fascismo e per questo furono esiliati, torturati, uccisi, spediti nei territori occupati dal Reich per essere gassati nei lager nazisti. Uno di questi, Partigiano, ha dato il nome a Palazzo Campana, storica sede universitaria delle facoltà scientifiche e roccaforte del movimento studentesco.
Ecco perché noi pensiamo che la scuola abbia un ruolo importante: perché la scuola è il luogo dove le future generazioni crescono, vengono educate alla cittadinanza, dove si forma la loro personalità, dove viene forgiata la loro mente e la loro cultura. Qui è più facile manipolare le coscienze, ed è qui che noi dobbiamo vigilare più che in ogni altro luogo.

Adesione dei Giovani all’ANPI
Oggi noi giovani, che solo per questioni anagrafiche non abbiamo combattuto la Resistenza, raccogliamo l’invito a proseguire sullo stesso sentiero che i Partigiani hanno percorso prima di noi: la lotta antifascista, la lotta per un futuro nel quale non si dovrà più sparare, la lotta per un mondo migliore, libero dalla violenza e sgombro da ogni oppressione, un mondo di pace, di fratellanza, un mondo sostenibile dal punto di vista sociale, economico, ambientale, un mondo dove alla violenza sia sostituita la legge.
Per questo noi oggi aderiamo all’ANPI: perché noi abbiamo scelto la nostra parte, come disse Antonio Gramsci, siamo vivi, siamo Partigiani, e odiamo chi non parteggia, odiamo gli indifferenti, perché è solo grazie a questa “zona grigia” se degenerazioni quali fascismo e campi di sterminio sono stati resi possibili. Perché al di là dei colpevoli dei crimini commessi contro il nostro popolo, noi ci preoccupiamo di tutta quella fetta di popolazione che non prese una posizione netta e appoggiò il Regime non perché convinta ma semplicemente perchè il vento era cambiato. Questo è il vero problema, l’indifferenza, il non prendere parte, la non partecipazione, il non sbilanciarsi troppo per paura di offendere qualcuno con le proprie opinioni, il mostro che osserviamo tornare rapidamente in agguato: perché ci ha già portati al Fascismo una volta.
A noi importa del nostro futuro, è per questo che non diremo mai “me ne frego”, è per questo che diremo sempre “mi interessa, sono curioso, voglio saperne di più, io partecipo!”. Perché è sulla partecipazione che si fonda la democrazia, e noi crediamo nella democrazia, poiché è la forma di governo che più di tutte favorisce i molti invece dei pochi.
La Resistenza è come il fuoco: se vogliamo scaldarci e permettere ad altri di scaldarsi a loro volta, abbiamo la necessità di mantenere vive le sue fiamme, sempre e per sempre.
Oggi siamo al fianco dei Partigiani, cureremo di garantire un futuro permanente al 25 Aprile affinché il seme della speranza germogli sempre. A nostra volta consegneremo la bandiera della Resistenza a chi verrà dopo di noi.
Ecco qual è il nostro messaggio, ecco qual è il nostro giuramento, di cui vogliamo assumerci la responsabilità e l’impegno: la Libertà di cui godiamo oggi, seppure in pericolo a tappe sempre più serrate da provvedimenti governativi liberticidi, non è scontata ma è stata frutto della lotta di migliaia di giovani - giovani come noi! – che scelsero di opporsi al Fascismo sacrificando in molti casi la propria stessa vita.
Noi dobbiamo esserci, noi dobbiamo presidiare ogni luogo di confronto democratico, dalla scuola all’Università, dal posto di lavoro ai nostri impegni nel tempo libero, dalle piazze alle istituzioni di ogni livello, affinché la Costituzione sia attuata nel concreto e la Democrazia finalmente compiuta: noi dobbiamo esserci, noi dobbiamo partecipare. La Libertà, prima di tutto, è partecipazione.
Il messaggio è semplice: Aldo dice ventisei per uno.
Che sorga una Nuova Resistenza per continuare la lotta dei vecchi Partigiani affinché a nostra volta si trovi la forza di resistere, di difendere la Costituzione Italiana, di ricordare la Storia in modo intransigente contro chiunque tenti oggi o domani di riscriverla, di stravolgerla o di calpestarla.
Di fronte alla necessità di proseguire la Resistenza – la Resistenza continua! - e di attuare la Costituzione affinché il diritto possa farsi carne, abbiamo risposto a noi stessi che è nostro dovere far rinascere l'antico Ordine, perché il nostro è un movimento libero, accanitamente e irriducibilmente libero da ogni ingerenza partitica, confessionale o d'interesse personale, e deve rimanere tale contro chiunque fosse di diverso avviso. Dobbiamo far risuonare il nostro richiamo a tutta la cittadinanza, a svegliare le coscienze dormienti ed a riunire i disciolti, chiamandoli tutti nuovamente a raccolta. Ci ricorderemo sempre l'ammonimento dei vecchi Partigiani, che noi abbiamo conosciuto, per aggiungere nuovi ceppi all’eterno fuoco che è la Resistenza, la Democrazia, la Pace, proprio per fare in modo che i Fiori di questa Primavera non conoscano mai l’inverno.
La Resistenza continua. Noi siamo per combattere.
Aldo dice ventisei per uno.

Avanti noi giovani!
Voglio concludere con un pensiero di Sandro Pertini, giovane antifascista e Presidente della Repubblica, rivolto a tutti ma in particolare a tutti i giovani qui presenti, perché per me il 25 Aprile è un simbolo, ma dobbiamo ricordarci che sono le persone a conferire significato e potere ai simboli. Da solo un simbolo è privo di significato, ma con un bel numero di persone alle spalle anche solo un bel discorso può cambiare il mondo.

“Giovani, se voi volete che la vita, che è un dono prezioso, possa essere da voi vissuta sempre degnamente nella buona e nella cattiva sorte, fate che questa vostra vita sia illuminata dalla luce di una vigorosa fede politica.
Il coraggio voi potete dimostrarlo, non usando la violenza materiale, no, il coraggio, giovani che mi ascoltate – vi parla un uomo che è sempre stato al vostro fianco – il coraggio voi lo potete e lo dovete dimostrare nel difendere sempre la fede politica che arde nel vostro animo contro tutti e contro tutto.
Il coraggio voi lo potete e lo dovete manifestare nell’affrontare la vita con il suo bene e con il suo male.
Il coraggio voi lo potete e lo dovete dimostrare, giovani che mi ascoltate, nel difendere sempre questo bene prezioso che è la Libertà; in ogni circostanza e contro chiunque tentasse domani di abbatterla.
Ecco, giovani, noi anziani che stiamo terminando la nostra giornata, vi diciamo che ci siamo battuti tutta la vita per il vostro domani. La nostra vita è rappresentata ormai dal nostro passato e mi dovete credere se vi dico che questo nostro passato è tessuto più di sacrifici e di rinunce che di soddisfazioni. Ma questo non ve lo dico accorato, ma con l’orgoglio di chi sa di aver pagato un prezzo in sacrifici e in rinunce perché le generazioni venture, perché già voi giovani, poteste godere di un domani che noi, giovani, non abbiamo potuto conoscere, un domani di serena felicità.
Bene, giovani, finché ci animerà un alito di vita, noi anziani staremo al vostro fianco per aiutarvi ad abbattere gli ostacoli che sono sul vostro cammino, onde voi possiate percorrerlo con passo sicuro e spedito.
Staremo al vostro fianco per batterci con voi, giovani che mi ascoltate, e a voi oggi coi consegniamo la bandiera della Resistenza. Consegniamo a voi il patrimonio politico e morale della Resistenza perché l difendiate, perché non vada disperso, perché possiate trarre da questo patrimonio le norme per la vostra vita e i principi per la vostra lotta politica che deve essere una lotta democratica svolta sul terreno della democrazia, ecco, il mio saluto, giovani che mi ascoltate: avanti voi oggi perché l’avvenire è vostro e con voi ripeto “Ora e sempre Resistenza!”.

[Presidente della Repubblica Sandro Pertini, discorso a Boves del 12 Novembre 1978]

Aldo dice ventisei per uno!

Viva la Primavera Antifascista, Viva la Resistenza, Viva i Partigiani, Viva l’Italia Libera!