L'ANPI
per il 4 novembre 2015: per la Pace
contro la retorica nazionalista e la propaganda di guerra
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali
rivolte a tale scopo."
[Art. 11 della
Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza]
“Bartolomeo
Vanzetti è in piedi su un podio, e arringa la folla. Grida e slogan contro la
guerra. Due attivisti srotolano davanti al podio uno striscione rosso con la
scritta “PEACE! NO WAR!”
La
politica coercitiva per il dominio finanziario del mondo, si sta identificando
in questi ultimi mesi con una politica bellicistica tesa a trascinare questo
Paese in Europa, dove è in corso la più feroce guerra che la storia ricordi.
Il
Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che con questo atto si vuole
esportare la democrazia americana nel mondo.
But what democracy, comrades? Quale democrazia?
Quella
di Lincoln, che ancora viveva il sogno della rivoluzione, ed aveva perciò degli
ideali?! O quella di oggi, che si fonda sulla forza e sulla brutalità, e che è
espressione dei politicanti al soldo dei grandi interessi economici?!
This is not the truth, comrades! E noi anarchici, da anni, lo stiamo predicando: questa
guerra, come la maggior parte delle guerre, è in realtà l’ennesimo conflitto
tra le grandi potenze capitalistiche del mondo… Un conflitto che, come sempre,
viene pagato con il sacrificio ed il sangue del proletariato.
Oggi il
governo americano ci chiede di indossare la divisa e di partecipare alla guerra
d’Europa nell’esercito di questo Paese, che molti di noi hanno scelto come
seconda Patria.
Comrades! I love this country and its people!... Ma questo non vuol dire che io riconosca al governo
americano, come non riconosco a nessun altro governo del mondo, il diritto di
esigere, ad esclusivo interesse del capitale, la vita degli operai, dei
manovali, dei braccianti, dei senza lavoro, che già sono le prime vittime del
capitale.
E se
questi governi, qui come altrove, ci chiamano alle armi, noi, in virtù della
nostra coscienza libertaria e pacifista, rispondiamo NO! We say no to
enrolment! We say no arms! We say no war!”
[I Vanzetti, estratto dal copione dello
spettacolo teatrale del 16° quaderno del Gruppo Teatro Angrogna]
Stralci
dell'Intervento del
Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco
Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco
all’iniziativa
“ARTICOLO 11: GRUGLIASCO RIPUDIA LA GUERRA!”
svolta il 4 novembre 2012 a Grugliasco
in collaborazione con Emergency - Gruppo Territoriale di Torino
svolta il 4 novembre 2012 a Grugliasco
in collaborazione con Emergency - Gruppo Territoriale di Torino
Il Partigiano
Armando “Armando” Valpreda, morto nel 2001 e già Presidente del nostro Comitato
di Sezione, rimane un esempio positivo e lungimirante per tutti noi. Una delle
sue ultime richieste era stata quella di non volere fiori al suo funerale, ma
piuttosto invitava a donare offerte a Emergency,
per i suoi progetti e il suo aiuto concreto ai bambini mutilati dalle mine
antiuomo e dai bombardamenti NATO, a significare che la nostra opera e la nostra lotta antifascista devono rivolgersi ai
vivi, al presente e al futuro. Non significa dimenticare i morti, significa
fare in modo che i vivi conoscano la storia a partire dalla pratica concreta e attiva della democrazia,
dalla comprensione dei processi, dei
meccanismi, delle dinamiche e del contesto che hanno generato la guerra, la
dittatura, la fame, il fascismo e il nazismo, perché solo così la nostra
società potrà sviluppare gli anticorpi al fascismo sotto qualunque forma si
presenti: dobbiamo puntare armi caricate a coscienza e diritti anziché erigere
statiche muraglie difensive che il tempo presto o tardi corroderà.
Viviamo ormai da tempo in un presente di sistematica demolizione della Costituzione
antifascista e di tutti i diritti civili e sociali conquistati con dure lotte
nel corso di tre generazioni, in settant’anni di Repubblica: lavoro,
scuola, sanità, cultura, diritti. L’attuale
classe dirigente – composta da persone corrotte, egoiste, violente, moralmente
ed eticamente degenerate –, non solo in ambito politico, sta volontariamente
e progressivamente cancellando la democrazia, svuotando la Costituzione di ogni
significato e spezzando le radici con la Resistenza.
Il campo di battaglia dell’ANPI consiste oggi nella riappropriazione della sovranità popolare,
attraverso la preparazione di buoni cittadini e militanti consapevoli in grado
di essere un esempio per le nuove generazioni e di rendere l’ANPI un punto di riferimento saldo e coerente: risvegliare le coscienze e
movimentare l’azione dei cittadini, con la formazione permanente alla pratica
della democrazia e a vigilanza antifascista sul territorio. Contestualmente,
l’attività dell’ANPI deve essere
volta a distinguere, riconoscere e smascherare coloro che incarnano, sotto
nuove e affascinanti forme, sia le idee e le forme tradizionali del fascismo, e sia le pratiche violente, autoritarie e reazionarie portate avanti da
forze politiche eversive generalmente definite democratiche e quindi anche
istituzionalmente legittimate.
La società attuale è fondata sulla rottura dei rapporti sociali e delle
relazioni tra cittadini a livello locale, fenomeno essenziale e
preparatorio per portare avanti la guerra
permanente – cioè infinita – a livello globale: il conflitto tra classi
sociali attualmente in corso in Italia rispecchia quanto accade nel mondo e riguarda
il diritto, la partecipazione, la
democrazia, la giustizia, la pace, la civiltà, da una parte, e la
prevaricazione, il privilegio, la
corruzione, la violenza, la guerra, la barbarie, dall’altra.
Nella
rivolta dell’oppresso contro l’oppressore, nel riscatto dei deboli e dei poveri
contro chi produce debolezza e povertà, noi ritroviamo noi stessi e il nostro
agire comune oggi: l’esempio ribelle dei Partigiani è sempre attuale.
L’ANPI
deve contribuire a sviluppare gli strumenti efficaci affinché prevalga la
civiltà sulla barbarie, il diritto sulla guerra. L’ANPI deve diventare sempre di più un’associazione presente nelle lotte di oggi.
APPELLO DI EMERGENCY: IL
MONDO CHE VOGLIAMO
Crediamo nella
eguaglianza di tutti gli esseri umani a prescindere dalle opinioni, dal sesso,
dalla razza, dalla appartenenza etnica, politica, religiosa, dalla loro
condizione sociale ed economica.
Ripudiamo la
violenza, il terrorismo e la guerra come strumenti per risolvere le contese tra
gli uomini, i popoli e gli stati.
Vogliamo un mondo
basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto reciproco, sul
dialogo, su un'equa distribuzione delle risorse.
Vogliamo un mondo in
cui i governi garantiscano l'eguaglianza di base di tutti i membri della
società, il diritto a cure mediche di elevata qualità e gratuite, il diritto a
una istruzione pubblica che sviluppi la persona umana e ne arricchisca le
conoscenze, il diritto a una libera informazione.
Nel nostro Paese
assistiamo invece, da molti anni, alla progressiva e sistematica demolizione di
ogni principio di convivenza civile. Una gravissima deriva di barbarie è
davanti ai nostri occhi.
In nome delle
"alleanze internazionali", la classe politica italiana ha scelto la
guerra e l'aggressione di altri Paesi.
In nome della
"libertà", la classe politica italiana ha scelto la guerra contro i
propri cittadini costruendo un sistema di privilegi, basato sull'esclusione e
sulla discriminazione, un sistema di arrogante prevaricazione, di ordinaria
corruzione.
In nome della
"sicurezza", la classe politica italiana ha scelto la guerra contro
chi è venuto in Italia per sopravvivere, incitando all'odio e al razzismo.
È questa una
democrazia? Solo perché include tecniche elettorali di rappresentatività? Basta
che in un Paese si voti perché lo si possa definire "democratico"?
Noi consideriamo
democratico un sistema politico che lavori per il bene comune privilegiando nel
proprio agire i bisogni dei meno abbienti e dei gruppi sociali più deboli, per
migliorarne le condizioni di vita, perché si possa essere una società di cittadini.
È questo il mondo che
vogliamo.
Per noi, per tutti
noi.
Un mondo di
eguaglianza.
EMERGENCY
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