lunedì 27 febbraio 2012

Testimonianza sui fatti di Porta Nuova del 25 febbraio



Testimonianza sui fatti di Porta Nuova del 25 febbraio
di Fabrizio Grandinetti
componente del Comitato di Sezione A.N.P.I. Grugliasco

Sono arrivato a Porta Nuova da Susa con il treno delle 18.10, e arrivato all’inizio del binario 19 ho subito notato con sorpresa un gruppo di poliziotti con caschi, manganelli e scudi all’inizio del binario 20.
Ingenuamente ho pensato che fossero lì “solo” per provocare.
Ho preso la metro per tornarmene a casa, quando alle 19.52 stato raggiunto dal messaggio di una mia amica, anche lei scesa con il mio treno: “Stanno impedendo ai milanesi di salire sul treno per Milano… hanno caricato”.
Ero già sceso a Porta Susa, ma ho deciso di riprendere la metro per tornare indietro.
Non solo per solidarietà e protesta.
In quel momento ho deciso di voler esserci, di voler vedere con i miei occhi cosa stava succedendo, di sentire direttamente come testimone oculare la rabbia nello stomaco, perché lì si stava consumando la morte di ogni nostro diritto e libertà e come cittadino avevo il dovere di fare qualcosa, anche solo come testimone.

Tornato a Porta Nuova alle 20.03, ho notato all’altezza del binario 15 (credo) un’ambulanza e mi sono fatto aggiornare immediatamente dalla mia amica, mentre con ribrezzo notavo l’impressionate dispiegamento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa.
Le FFO dopo aver bloccato l’accesso al binario 20 dove sostava il treno per Milano, sia con il blocco fisico che con cariche, hanno permesso ai milanesi di accedere al binario.
In parole povere li hanno chiusi in un budello: i due lati erano bloccati dal muro della stazione e dal treno stesso, mentre alle due teste c’erano carabinieri e poliziotti, che hanno nuovamente caricato i manifestanti, questa volta chiusi in quella trappola.
A quel punto, verso le 20.20, sull’unico tratto del binario 20 visibile dal binario adiacente, è arrivata la risposta alla violenza delle FFO con un lancio di sassi da parte di qualche manifestante incazzato nero per la repressione ingiustificata. Inutile descrivere la risposta di polizia & Co.
A quel punto i milanesi sono saliti sul treno, e quello che è successo lì sopra chiaramente non ho potuto vederlo, anche perché al lancio dei sassi mi sono debitamente distanziato dalla testa del binario alla quale mi ero avvicinato per vedere meglio cosa accadeva al binario 20.
Allontanandomi mi sono accorto di un cittadino con un bendaggio alla testa, e della maggior quantità di polizia e carabinieri.

Le tensioni sono continuate, con nuovi gesti di violenza e arroganza da parte delle FFO.
Ero rimasto in disparte, accanto alla biglietteria e sempre davanti ai binari 17-18, insieme a un gruppetto di persone.
Polizia e carabinieri stavano occupando, senza alcuna ragione, tutta quella parte della stazione, e un carabiniere ci si è avvicinato minaccioso, spingendo una ragazza e blaterando qualcosa sugli ordini ricevuti. Lei, arrabbiata, ha chiesto all’uomo in divisa come si fosse permesso di metterle le mani addosso, e lui con arroganza le ha risposta che se voleva poteva andare a lamentarsi in questura. A quel punto, anche per distrarre l’attenzione dalla ragazza, ho estratto con tranquillità la Costituzione italiana che ho sempre nello zaino, e gliel’ho mostrata chiedendogli se sapesse cosa fosse. L’ha guardata, ha letto, mi ha guardato, e mi ha risposto qualcosa tipo “E quindi che cos’è?”. Gli ho detto con garbo che era la nostra Costituzione, e che quella stava sopra a lui e ai suoi ordini. Non so se abbia compreso, ma ha girato i tacchi ed è tornato tra i suoi sodali.
A quel punto, pur non conoscendoci tutti, abbiamo tacitamente deciso di restare per essere testimoni di qualunque cosa fosse ancora successa.
Per intimorirci, e solo per quello perché non avevamo fatto nulla e lo sapevano perfettamente, abbiamo assistito increduli al nostro accerchiamento.
Cioè noi, 7 cittadini tranquilli e sereni, siamo stati fisicamente accerchiati da una dozzina di carabinieri, che con manganelli e scudi in mano, ci guardavano.
A quel punto, con la Costituzione ancora in mano, non ci ho più visto, e, rivolto alla gente raggruppata un po’ distante che guardava verso noi, ho gridato la prima parte dell’Art.13, “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. “ e che se noi cittadini lasciamo morire quelle parole, quella Costituzione, allora rimaniamo solo dei numeri.
Non credo che le mie parole e il mio sfogo sia servito a qualcosa, anche se di certo male non ha fatto a tanti sentire quelle parole, me compreso che anzi mi sono fatto più forza. Sta di fatto che hanno chiesto i documenti a tutti escluso il sottoscritto.

Non so quanto ci abbiano tenuti lì, ma azzarderei un 10 minuti.
Sarà un caso, ma hanno restituito i documenti e ci hanno lasciato uscire non appena è giunto al limitare del cerchio Giorgio Cremaschi (Presidente Comitato Centrale della FIOM). Ora, posto che ringrazio anche in questa testimonianza Cremaschi, ma è possibile che la nostra libertà possa essere limitata o riconosciuta a seconda della presenza o meno di un personaggio noto e riconosciuto come “autorità” dalle FFO?
Inizialmente, durante l’accerchiamento e appena fuori dal cerchio, le FFO hanno chiesto un documento d’identità ad un ragazzo che, a quel punto, ha provato a scappare, per finire immediatamente raggiunto e sbattuto contro il muro e bloccato da due carabinieri, dove è rimasto per diverso tempo.
Una volta liberi, le cose sono andate lentamente a scemare, con altre tensioni minori e con i gli applausi al treno per Milano che finalmente partiva.

E’ stato terribile vedere di quale violenza ed oppressione è capace il nostro Stato quando agisce nel nome di interessi privati e non nel segno della Costituzione.
Ma è bene vederle certe cose, esserci di persona, provarle sulla propria pelle, sentire cosa ti succede dentro. Perché queste cose, purtroppo, ci sono e ci saranno sempre più, in Italia e in Europa. E bisogna prepararsi fisicamente e psicologicamente, per quanto non si sarà mai abbastanza pronti a vedere e subire questo tipo di violenza, di oppressione.
Ritornando a casa (un’oretta circa) ho continuato a sentirmi addosso e dentro tutta la rabbia per quanto successo, per la gravità e la spudoratezza di quanto visto e vissuto, e ho continuato a stringere quell’insieme di pagine e parole che è la nostra Costituzione. Più o meno inconsapevolmente mi ero aggrappato anche fisicamente a quel libretto che è stato capace di darmi forza prima, durante e dopo.
Dobbiamo brandirla come arma, quando occorre, dobbiamo imparare a farlo.
Quel testo se lasciato da solo vale come un giornale da metropolitana. La Costituzione ha la forza che noi le diamo, che noi le consentiamo di avere. Questi casi, aimè sempre più frequenti, non devono indurre in noi il pensiero che quel testo, i suoi principi, i suoi valori, siano ormai un’eredità persa, ma anzi devono spronarci a un maggior impegno per ribadire che quella Costituzione è ancora in vigore e tale deve rimanere. A qualunque costo.

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