venerdì 15 gennaio 2010

Salviamo la memoria partigiana: una sfida per i 150 anni dell’Italia



L'A.N.P.I. di Grugliasco aderisce all'appello di Carlin Petrini per salvare la memoria partigiana in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia

Antonio Falbo - Presidente ANPI, Sezione “68 Martiri” di Grugliasco
Ci riferiamo all'iniziativa lanciata da Carlin Petrini «Salviamo quel che resta della Memoria Partigiana» di cui siamo venuti a conoscenza grazie ad alcuni cittadini sensibili che ci hanno portato gli articoli del vostro giornale dell'11 Dicembre 2009. Come ANPI di Grugliasco, sulla stessa linea delle altre ANPI che già si sono espresse su questo, riteniamo lodevole ed apprezzabile l'iniziativa e vorremmo aderirvi per poter darle il nostro contributo ed il rilievo che merita. Disponiamo sia di materiale documentale sulla storia e sui fatti sia locali che generali, ma anche di «testimoni» dell'epoca, ovvero partigiani la cui memoria è ancora viva e potrebbe essere messa a disposizione per il progetto.


Articolo apparso su La Repubblica dell'11 Dicembre 2009

Salviamo la memoria partigiana: una sfida per i 150 anni dell’Italia
La Resistenza è stata il compimento del Risorgimento: un moto popolare che era mancato nel secolo prima.


La memoria è un bene fragile, che va trattato con cura e rispetto. La saggezza dei nostri vecchi ci ha insegnato, con l´esempio più che con la parola, che noi siamo ciò che siamo stati. Siamo cresciuti con l´idea che il nostro presente è frutto e superamento, ma non cancellazione, del nostro passato. Eppure ho sempre più l´impressione che oggi si tenda a dimenticare, quando non a mistificare, il passato. Ma vi è di peggio ed è la pretesa ormai imperante di vivere schiacciati e prigionieri del presente. È il discutibile «presente continuo» di cui parla con giustificato allarme lo storico inglese Eric Hobsbawn. Sento crescere intorno a me questa tendenza, che ha come logico corollario il fare tabula rasa della nostra storia, anche la più recente. Credo sia giunta l´ora di reagire. E di farlo coi i soli strumenti a nostra disposizione: riallacciando i fili di un rapporto intergenerazionale che recuperi le memorie grandi o minime delle persone anziane. Il 150° anniversario dall´Unità d´Italia ci offre un´occasione formidabile per riflettere su questi temi. Mi permetto di avanzare pubblicamente una proposta di lavoro volta a salvare da sicura dispersione le memorie della Resistenza piemontese, una stagione che molti vorrebbero dimenticare. E non paia strano associare Risorgimento e Resistenza.

La lotta di Liberazione è stata il compimento del Risorgimento perché ha messo in campo uno straordinario e non più ripetuto moto di partecipazione popolare, esattamente ciò che era mancato al processo unitario del secolo precedente. È con la Resistenza che le masse popolari irrompono sulla scena pubblica italiana, tra l´altro riscattando agli occhi del mondo l´onore e il decoro dell´Italia reazione alla repubblica fascista di Salò asservita all´invasore tedesco.

Sono ancora in vita, sparsi per il Piemonte, i testimoni di quella stagione. Persone che hanno vissuto sulla loro pelle quegli eventi. Parlo di uomini e donne, partigiani e staffette, militari internati per avere rifiutato di servire Salò, civili che aiutarono i resistenti e le vittime del tempo, a cominciare dagli ebrei perseguitati. Sono ancora in centinaia, forse migliaia. Ma la loro voce si fa sempre più flebile, ogni giorno qualche tessera di ciò che resta di quel mosaico di esperienze ed emozioni se ne va nel mondo dei più. E noi ci scopriamo sempre un po´ più poveri, perché con loro scompare un patrimonio realmente insostituibile, non rigenerabile.

Ecco allora la proposta di lavoro: onorare degnamente il 150° dell´Unità d´Italia salvando quando resta della memoria della Resistenza piemontese attraverso video interviste ai testimoni di quell´epopea. A tutti i testimoni di quell´epoca. Sono consapevole che questo lavoro da anni è svolto in modo egregio dagli Istituti storici della Resistenza. So bene che da tempo numerosi privati cittadini spendono il loro tempo e il loro entusiasmo per salvare su pellicola i ricordi di chi visse quella stagione. A loro rivolgo un ringraziamento per il lavoro che nella discrezione e nell´anonimato hanno condotto e continuano a svolgere. È il loro un atto d´amore per il nostro Paese, per la patria grande, l´Italia, e forse ancor più per quella cita, il Piemonte. Tuttavia queste esperienze, come è inevitabile sia, sono necessariamente contenute in ambiti territoriali più o meno ristretti. Oppure coinvolgono alcuni testimoni ma non tutti i soggetti potenzialmente interessati. Io credo sia giunta l´ora di superare questa frammentazione.

Propongo dunque alle istituzioni, in primo luogo alla Regione Piemonte ma non solo, ai soggetti pubblici e privati attivi su questi temi (Istituti storici della Resistenza, centri studi locali, Banca della Memoria, ecc) di promuovere un progetto che entro il 31 dicembre 2010 consenta la sistematica videofilmatura di tutti i protagonisti e testimoni della stagione resistenziale piemontese. Si tratta di coordinare e, in alcune limitate realtà ove non vi siano, creare piccole troupe di giovani operatori e storici che risalgano le colline e le montagne per salvare la memoria di protagonisti, comprimari o semplici comparse che animarono quella pagina di storia patria che si chiama Resistenza.

È un progetto ambizioso, ne sono consapevole. Eppure sono certo che in Piemonte, nei grandi centri come quelli più sperduti, vi sono istituzioni e singoli che non aspettano altro che di essere coinvolti per dare una mano. Si parla spesso di sussidiarietà, cioè del privato che interviene dove il pubblico non ce la fa più. Ebbene la proposta che avanzo è un esempio di sussidiarietà virtuosa. Vi sono energie ed entusiasmi che attendono solo di potersi esprimere. Io non mi limito ad avanzare la proposta. Fin d´ora offro la disponibilità ad agevolare questo lavoro nel territorio a me più vicino mediante gli Istituti storici di Bra e del Roero che ho contribuito a creare.

Confido nella saggezza e sensibilità di chi dovrebbe raccogliere la sfida e coordinare questo grande progetto culturale. Non c´è più tempo da perdere.

Carlin Petrini

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