lunedì 25 febbraio 2013

Giornata Internazionale della Donna - Grugliasco


GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
Donne, società, diritti, lotte, libertà

DOMENICA 3 MARZO 2013 DALLE ORE 10.00
Presso il Centro Civico “NELLO FARINA”
Via San Rocco, 20 - Grugliasco
h 10.00-12.00 Interventi e relazioni

h 12.00-14.00 Pranzo

h 14-17.00 Assemblea e dibattito


Verrà servito un pranzo a buffet onnivoro e veg con offerta di 6,00 €
(sconto di 1,00 € a chi si porterà piatto, posate e bicchiere)

Seguirà un pomeriggio di dibattito collettivo libero dove poter esprimere le proprie opinioni e considerazione sulla condizione della donna oggi.

Siete cortesemente invitati a prenotarvi
specificando nominativi e contatti dei partecipanti entro il 28/02/2013:
- via mail anpi.grugliasco@gmail.com
- contattando i seguenti numeri di telefono:
380/2953021 - 347/6000348
In occasione dell’evento interverranno:

- L’Associazione CASA delle DONNE di TORINO
L’associazione Casa delle donne nasce a Torino nel 1979. Non è una casa di accoglienza, ma è un luogo di donne e per le donne, aperto solo ed esclusivamente a loro, dove trovare ascolto e supporto per i propri problemi, contare sulla disponibilità e la solidarietà ed anche esprimere la propria creatività. I temi come il diritto all'autodeterminazione, la salute, la maternità, la violenza sulle donne, ma anche la corretta informazione, il lavoro, la pace sono di fondamentale importanza e accompagnano l’associazione da quasi 40 anni.
Per informazione: www.casadelledonnetorino.it

- Il Collettivo ALTEREVA
Il collettivo Altereva è formato da un gruppo di studentesse e studenti conosciuti durante l’autunno dell’Onda. A partire dal quell’esperienza il collettivo ha iniziato un percorso di formazione e di azione sul territorio sulle tematiche di genere (identità, sessualità, ruoli, storia, rapporti tra i generi, stereotipi, omosessualità, potere, società, discriminazioni, parlare di donne e uomini, etc).
Per informazione: www.altereva.it


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domenica 10 febbraio 2013

L'ANPI contro il revisionismo politico della storia e il neofascismo: 10 Febbraio 2013





Contributo della Sezione ANPI "68 Martiri" di Grugliasco al Presidio Antifascista per la Pace, la Democrazia e la verità storica organizzato dal Comitato ANPI Provinciale di Torino in piazza Nazario Sauro (Torino) per domenica 10 febbraio 2013

Appello della Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco 
 per la mobilitazione antifascista 
contro il revisionismo politico della storia 
e la riabilitazione dei nazifascisti da parte della Repubblica

Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco dedica questo volantino e questa mobilitazione al compagno Bruno Radich, Partigiano della 17° Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cima", 3° Divisione Garibaldi "Amedeo Tonani", grugliaschese di origini istriane, nato a Pola il 10/12/1921, nome di battaglia "Areo", Caduto in combattimento al Col del Lys il 2/07/44, generoso sacrificio per la libertà di tutti i popoli contro i nazifascisti, nemici dell'Umanità e della Patria.
 

I nazifascisti non sono e non saranno mai 

né vittime, né martiri

Il 10 febbraio 1947 venne firmato il Trattato di pace di Parigi tra gli Alleati vincitori della Seconda Guerra Mondiale e i Paesi sconfitti alleati del Terzo Reich tedesco, tra cui l'Italia, che doveva pagare le colpe del fascismo di Mussolini, coautore della guerra totale e razzista che aveva provocato 55 milioni di morti, generando oppressione, miseria, fame, terrore, distruzione a fianco dei nazisti per 4 su 6 anni di guerra.
Da ormai diversi anni nel nostro Paese, invece, la data del 10 febbraio è celebrata come il “giorno del ricordo” delle "vittime delle foibe" e dell'esodo, stabilendo così un'artificiosa e scorretta relazione di causa-effetto tra i due fenomeni. Inoltre, dal testo della legge che istituisce questa “solennità” civile (Legge n°92 del 30 marzo 2004), emerge chiaramente la volontà, oggi sancita con legge dello Stato, di riabilitare e celebrare come martiri alcune centinaia di nazifascisti della RSI o alle dirette dipendenze del Terzo Reich, giustiziati dai partigiani jugoslavi e i cui corpi vennero gettati nelle cavità carsiche definite "foibe", pratica già in uso nei decenni precedenti e non riconducibile ad alcun genocidio anti-italiano propagandato dai revisionisti politici della storia.
Con la Legge 92/04, la Repubblica riconosce ufficialmente anche - soprattutto - fascisti e collaboratori dei nazisti, militari e civili, inclusi diversi criminali di guerra. Infatti le forze reazionarie e neofasciste hanno tentato di inserire il “giorno del ricordo”, quale giornata dell'orgoglio fascista, in un più ampio progetto di equiparazione dei morti nazifascisti ai Caduti della Guerra di Liberazione 1943-1945, quella Resistenza che conquistò in Italia la libertà, la Costituzione, la democrazia.
La propaganda viene portata avanti al grido di “sono tutti morti italiani”: in realtà i nazifascisti non sono e non saranno mai né vittime né martiri e noi antifascisti ci rifiutiamo di onorarli.

Il ruolo e la posizione dei militanti antifascisti dell'ANPI

Ci opponiamo fermamente alla semplificazione e alla strumentalizzazione della storia, manipolata appositamente per supportare precise esigenze irredentiste e portare avanti progetti politici intrisi di nostalgia fascista e nazionalista. Per noi antifascisti è fondamentale considerare per quale progetto di società hanno operato in vita e per quali ideali si sono sacrificati i morti di quegli anni. Riteniamo che sia scorretto, offensivo, democraticamente e politicamente inaccettabile considerare alla stessa stregua chi morì per difendere la libertà, la democrazia e i diritti e chi morì cercando di difendere la dittatura fascista e completare il progetto di società razzista fondata sulla violenza, sullo sfruttamento dei lavoratori, sull’eliminazione di massa delle "razze inferiori" e degli oppositori.
Sentiamo la necessità di chiarire che cosa è successo in questi anni di propaganda e di ribadire che il riconoscimento ufficiale dei nazifascisti da parte della Repubblica va respinto con determinazione e in modo organizzato mediante iniziative culturali - in particolar modo verso i giovani e le scuole - volte a far conoscere la storia, rifiutando la vulgata politica neofascista calata dall’alto tramite il “giorno del ricordo”, oggi divenuta "verità" ufficiale di Stato sancita per legge.
Ci proponiamo di raccontare, attraverso documenti e testimonianze (tra questi il video “Fascist Legacy” della BBC, la Relazione della Commissione storica mista italo-slovena del 1993-2000, pubblicata a cura dell’ANPI di Gorizia, che analizza i rapporti tra i due paesi tra il 1880 e il 1956, i documenti pubblicati su Patria Indipendente tra il 2005 e il 2012), come si sono realmente svolte le vicende storiche dall'inizio del fascismo, in particolare quelle riguardanti il confine orientale e la Jugoslavia, con il progetto di genocidio delle popolazioni jugoslave da parte dei fascisti italiani. 

Crimini fascisti e pulizia etnica in Jugoslavia
A partire dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino al 1943, nei territori annessi e in tutta la Jugoslavia occupata, l’esercito italiano e le milizie fasciste compirono violenti massacri, attuando una vera e propria bonifica etnica delle popolazioni jugoslave, distruggendo interi villaggi e sterminando la popolazione civile, dando luogo a innumerevoli stragi, oggi dimenticate e sepolte sotto l’oscuro e pericoloso manto auto-assolutorio degli “italiani brava gente”.
Con il Trattato di Rapallo del 1920, circa 500.000 sloveni e croati entrarono a far parte del Regno d'Italia e divennero "italiani", ma già il 13 luglio 1920 gli squadristi italiani incendiarono il Narodni Dom, la casa del popolo sloveno quale simbolo della cultura e della comunità slovena.
La politica di distruzione dell’identità slovena e croata è stata praticata dallo Stato italiano (prima liberale e poi fascista) negli anni '20 e '30 mediante l’italianizzazione forzata dei cognomi (circa 500.000), dei nomi personali e dei toponimi, il divieto di parlare sloveno e croato, la chiusura di tutti i giornali (31), la soppressione dei circoli culturali, dei soggetti di rappresentanza politica e sociale, delle scuole (circa 400 con 840 classi e 52.000 studenti), l’espropriazione dei beni e delle terre consegnate agli italiani che, sullo stesso modello coloniale applicato in Africa, sostituivano la popolazione slovena e croata che era fuggita all'estero tra le due guerre mondiali (un esodo dimenticato di oltre 100.000 persone). Inoltre, la repressione del Tribunale Speciale contro ogni tentativo di ribellione fu particolarmente violenta contro la comunità slovena e croata: 131 processi su 978 riguardavano sloveni e croati, 544 imputati su 5.600 erano sloveni e croati, 33 condanne a morte su 42 erano state emanate contro sloveni e croati.
Il 6 aprile 1941 l'Italia aggredisce militarmente la Jugoslavia con centinaia di migliaia di soldati e truppe d'invasione senza alcuna dichiarazione di guerra. Tra il 1941 e il 1943 i fascisti italiani si distinsero per la crudeltà di stampo terroristico e razzista antijugoslavo, soprattutto verso la popolazione civile: incendi, torture, impiccagioni, stragi e massacri, deportazioni, fucilazioni, stupri, oltre 350.000 morti. La circolare 3C del generale Mario Roatta (1° marzo 1942) fissava le regole con le quali le autorità militari italiane dovevano condurre l'occupazione in Jugoslavia, del tutto simili alle direttive naziste applicate all'Italia occupata: uccidere i Partigiani presi prigionieri sul campo, incendiare le loro case, individuare in ogni paese ostaggi da fucilare per rappresaglia in caso di attacchi partigiani, svuotare i villaggi della popolazione deportando nei campi di concentramento tutti gli abitanti di quelle zone che sostenevano la Resistenza antifascista.
Ricordiamo, infatti, il crimine italiano dimenticato dei campi di concentramento fascisti in Italia e Jugoslavia, nei quali furono deportate oltre 100.00 persone tra partigiani e civili jugoslavi, inclusi molti bambini: i più famosi Kampor sull’isola di Rab, Gonars, Visco, Chiesanuova, Cairo Montenotte, Renicci di Anghiari, Colfiorito, Monigo di Treviso, Fraschette di Alatri, Fossalon di Grado, nei quali perirono migliaia di persone tra fucilazioni, violenze, fame e malattie.
Dall’autunno 1943, il territorio corrispondente alle allora province di Udine, Gorizia, Fiume, Pola e Lubiana era stato definito Zona di Operazione Litorale Adriatico e posto sotto diretta amministrazione nazista: i militari e le forze dell’ordine italiane furono quindi impiegate, su ordine tedesco, in azioni antipartigiane, rastrellamenti, torture, deportazioni e massacri di civili e partigiani su tutto il territorio del Litorale Adriatico.
Ricordiamo che tra il 1943 e il 1945 ben 53 convogli di deportati politici su 80 (cioè due su tre) e diretti ai campi di sterminio nazisti di Dachau, Mauthausen e Buchenwald, partirono proprio da Trieste, Pola e Monfalcone per un totale di oltre 10.000 deportati: l'antifascismo e la Resistenza si erano sviluppate molto nel fertile suolo delle rivendicazioni nazionali delle comunità slovena e croata proprio perché intendevano riconquistare le libertà perdute e quindi porre fine alla violenta oppressione razzista italiana che il regime fascista faceva coincidere con lo Stato italiano.
Il fascismo di Mussolini ha anche accolto, negli anni ’30, gli ustascia, i fascisti croati comandati da Ante Pavelic, addestrando le sue truppe in appositi campi militari in Italia e armando lo “Stato Indipendente di Croazia”, di cui era sovrano Aimone di Savoia. Pavelic e gli ustascia attuarono massacri particolarmente cruenti, un genocidio su vasta scala di cui è corresponsabile il fascismo italiano: oltre 700.000 persone (tra cui ebrei, rom, serbi e dissidenti politici) sono state eliminate nei campi di sterminio ustascia, il più famoso Jasenovac.

Partigiani italiani e Partigiani jugoslavi: fratellanza antifascista
Sentiamo il dovere di ricordare le formazioni partigiane composte da italiani che hanno combattuto in Jugoslavia al fianco delle brigate partigiane del Maresciallo Tito per cacciare i nazifascisti di Mussolini, Hitler e Pavelic dai Balcani (in particolare le Divisioni "Garibaldi" e "Italia") unitamente alle brigate e i battaglioni composti da jugoslavi che dopo la liberazione dei campi di concentramento fascisti si sono uniti ai partigiani italiani, simbolo della fratellanza antifascista e dell’internazionalismo della Resistenza, contro i collaborazionisti fascisti di ogni nazionalità. Una decina di Partigiani jugoslavi riposano nel Campo della Gloria del Cimitero Monumentale di Torino: i loro nomi sono Bukvic Savo, Dabanovic Velizar, Dolovac Visica, Gregors Frano, Ksizninoc Sergije, Lovacic Bruno, Mencak Adolf, Radunoc Djuro, VisijanovicIlija Davide, Aleksic Miodrag. A questi uomini va il nostro pensiero e la nostra gratitudine per essersi sacrificati per la nostra libertà e aver scritto alcune delle pagine migliori della nostra storia.

Neofascisti in corteo a Torino: un'offesa alla Resistenza e alla città

Da diversi anni alcune organizzazioni neofasciste e neonaziste organizzano a Torino sfilate e iniziative per ricordare, in occasione del 10 febbraio, tutte le “vittime delle foibe”, celebrando i nazifascisti come eroi e "martiri difensori dell’italianità dei confini", riprendendo la propaganda fascista e nazionalista del 1943-1945 portata avanti in particolare dai servizi della Decima Mas: questo reca una profonda e violenta offesa sia agli oltre 17.000 Caduti istriani, tra vittime della repressione nazifascista, morti nei campi di sterminio e Partigiani caduti nella Resistenza armata, sia alla città di Torino, Medaglia d’Oro per la Resistenza, che ha ospitato la comunità istriana sul proprio territorio dopo l'esodo. Un generoso contributo, quello istriano, alla causa antifascista che non può essere confuso con chi ha sostenuto e animato il nazifascismo, sterminando nei forni crematori della Risiera di San Sabba e di Auschwitz gli oppositori politici, i partigiani degli eserciti di liberazione e le "razze" ritenute inferiori.
Riteniamo inoltre profondamente scorretto e irrispettoso strumentalizzare per fini politici ed elettorali il dolore dei circa 250.000 esuli istriani, il cui esodo avvenne a più riprese nel corso di oltre 15 anni come conseguenza in primo luogo della guerra provocata dai nazifascisti, fenomeno che va correttamente contestualizzato nel più ampio panorama europeo in cui vi furono migrazioni postbelliche che coinvolsero circa 15 milioni di persone.

Proposte di mobilitazione per il futuro

Coordiniamoci tra Sezioni ANPI e con il Comitato Provinciale, promuovendo un vasto fronte unitario antifascista popolare e organizzandoci per contrastare in modo civile ed efficace l'avanzata neofascista in ogni ambito e in ogni settore della società. Attiviamoci per:

  • proseguire la mobilitazione in corrispondenza del 10 febbraio di ogni anno, perpetuando il presidio antifascista contro il revisionismo politico della storia per tutti gli anni a venire, coinvolgendo altri soggetti politici e sociali del territorio e prevedendo iniziative culturali e divulgative sul tema in modo da trasformarlo in un appuntamento fisso e partecipato dalla popolazione.
  • condividere la documentazione, le fonti, i dati per approfondire i temi del confine orientale e della Legge 92/2004, per produrre materiale da diffondere, estendendo la mobilitazione antifascista sul territorio attraverso la consapevolezza della cittadinanza.
  • coinvolgere le istituzioni locali per promuovere formazione storica e antifascista volta alla crescita intellettuale, culturale, politica e civile di chi temporaneamente ricopre ruoli istituzionali negli organi di rappresentanza popolare, a partire dalla Costituzione nata dalla Resistenza.
  • rinnovare il corso di formazione per militanti antifascisti organizzato dalla commissione "Giovani e Istruzione" del Comitato Provinciale ANPI di Torino, concentrandosi sui temi del revisionismo politico della storia, lo sdoganamento dei neofascisti, la sovranità popolare, la pratica della democrazia e l’attualità dell’antifascismo.


NELLA MEMORIA L’ESEMPIO, NELLA LOTTA LA PRATICA 
ORA E SEMPRE RESISTENZA!

 
Fonti e materiali per approfondire: questo materiale costituisce una minima parte e rimanda a numerose ulteriori documentazioni sul tema

I rapporti italo sloveni 1880-1956. Relazione della commissione storico-culturale italo-slovena, 2000, ANPI Provinciale di Gorizia
Patria Indipendente, ANPI Nazionale, articoli sul tema tra il 2004 e il 2012 disponibili sul sito www.anpi.it

Partigiani italiani in Jugoslavia e Partigiani jugoslavi in Italia
Con gli italiani. Una cronaca mezzo secolo dopo, 2010, Associazione Culturale Stella Alpina
I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana. Storie e memorie di una vicenda ignorata, di Andrea Martocchia, 2011, Odradek

Revisionismo politico della storia, falsi storici e strumentalizzazioni
La storia negata. Il revisionismo e il suo uso politico, AA.VV, 2009, Neri Pozza Editore
Revisionismo storico e terre di confine, atti del corso di aggiornamento del CESP del 13-14 marzo 2006 a Trieste, AA.VV, 2007, Kappa Vu
La foiba dei miracoli, indagine sul mito dei sopravvissuti, di Pol Vice, 2008, Kappa Vu

Campi di concentramento italiani e pulizia etnica fascista in Jugoslava
Fascist Legacy, L'eredità fascista, documentario sui crimini italiani in Africa e Jugoslavia e sull'impunità dei criminali di guerra italiani, 1989, BBC
Il campo di sterminio fascista di Rab, di Franc Pototnic, ANPI Provinciale di Torino
I campi di concentramento per internati jugoslavi nell'Italia fascista. I campi di Gonars e di Visco, atti del convegno del 29 novembre 2003 a Palmanova, 2004, Kappa Vu
I campi del Duce. L'internamento civile nell'Italia fascista (1940-1943), di Carlo Spartaco Capogreco, 2004, Einaudi
Lager Italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943, di Alessandra Kersevan, 2008, Nutrimenti
Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943, di Alessandra Kersevan, 2010, Kappa Vu
Dalle catene alla libertà. La "Rabska Brigada", una brigata partigiana nata in un campo di concentramento fascista, di Anton Vratusa, 2011, Kappa Vu
The Gonars Memorial 1942-1943. Il simbolo della memoria italiana perduta, DVD, di Alessandra Kersevan e Stefano Raspa, 2005, Kappa Vu
Sapevi che?, opuscolo sul Litorale Adriatico, ANPI Provinciale di Gorizia,
La Resistenza fa scuola, opuscolo sulle scuole partigiane slovene, 2010, ANPI Provinciale di Trieste
Ante Pavelic. Il Duce croato, di Massimiliano Ferrara, 2008, Kappa Vu

Occupazione militare, criminali di guerra italiani e mito della "brava gente"
Italiani senza onore. I crimini di guerra in Jugoslavia e i processi negati 1941-1951, di Costantino Di Sante, 2005, Ombre Corte
Criminali di guerra italiani. Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra, di Davide Conti, 2011, Odradek
Italiani brava gente, di Angelo Del Boca, 2005, Neri Pozza Editore
Si ammazza troppo poco, condannati a morte, ostaggi, passati per le armi nella provincia di Lubiana 1941-1943, di Tone Ferenc, 1999, Istituto per la Storia moderna di Lubiana
L'occupazione allegra. Gli italiani in Jugoslavia 1941-1943, di Eric Gobetti, 2007, Carocci
L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della "brava gente" 1940-1943, di Davide Conti, 2008, Odradek

"Foibe"
Operazione Foibe a Trieste tra storia e mito, di Claudia Cernigoi, 2005, Kappa Vu
Foibe, revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica, atti del convegno Foibe: la verità contro il revisionismo storico del 9 febbraio 2008 a Sesto San Giovanni, AA.VV, 2010, Kappa Vu
Dossier foibe, di Giacomo Scotti, 2005, Manni 
Foibe e deportazioni. Per ristabilire la verità storica, quaderni della Resistenza n°10, 1998, Comitato Regionale ANPI Friuli Venezia Giulia

Esodo
Esuli a Trieste. Bonifica nazionale e rafforzamento dell'italianità sul confine orientale, di Sandi Volk, 2004, Kappa Vu
Metamorfosi etniche. I cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria 1914-1975, di Piero Purini, 2010, Kappa Vu

giovedì 7 febbraio 2013

Presidio Antifascista per la verità storica: 10 febbraio


ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato ANPI Provinciale di Torino
Ente Morale dal 1945

 
Presidio Antifascista per la Pace, la Democrazia e la verità storica
Domenica 10 Febbraio 2013
Torino, piazza Nazario Sauro h 15.00
Mostre, documenti, musica, vin brulè, the caldo

 
Domenica 10 febbraio 2013 dalle 15.00 alle 18.00 il Comitato ANPI Provinciale di Torino, su proposta della Commissione Giovani e Istruzione, ha organizzato un presidio antifascista a Torino in piazza Nazario Sauro: per la pace, la democrazia e la verità storica sulle complesse vicende del confine orientale.
In piazza Nazario Sauro sono presenti panchine, una fontana e un'area gioco per bambini, per un presidio antifascista formato famiglia con bimbi e bimbe.
Al presidio eseguiremo letture, suoneremo musica dal vivo, sarò possibile prendere visione della mostra "Fascismo Foibe Esodo" dell'ANED e bere un bicchiere di vin brulè o di the caldo.
Tutte le nostre Sezioni territoriali e periferiche sono invitate a partecipare con la presenza dei propri iscritti e militanti con il foulard e con le rispettive bandiere di Sezione.
L'iniziativa si svolge nell'ambito della Nuova Stagione dell'ANPI per l'attualità dell'antifascismo nel XXI secolo.
Invitiamo tutti i cittadini, le associazioni e i soggetti politici che condividano i valori della Resistenza e della Costituzione a partecipare e diffondere.
Evento su facebook.
Grazie per la collaborazione.
Saluti fraterni e antifascisti