Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
In
occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il Comitato Nazionale ANPI,
il Coordinamento Regionale ANPI della Sardegna, con la collaborazione
della Fondazione Giuseppe Di Vittorio,
hanno organizzato, dal 23 al 25 settembre p.v., una
Garibaldeide
nei
luoghi dell’esilio sardo dell’eroe dei due mondi: l’isola della Maddalena e Caprera.
Un viaggio formativo - che coinvolgerà delegazioni di giovani dell’ANPI da
tutta Italia - alla scoperta di un protagonista del Risorgimento e delle
battaglie per i diritti dei popoli.
L'incontro
tra i giovani avrà il valore umano della conoscenza, sarà occasione di un
interscambio culturale e politico, consentirà la possibilità di costruzione di
fruttuosi rapporti all'interno dell'Associazione.
PROGRAMMA
Venerdì 23 settembre
Arrivo
dei partecipanti all’aeroporto di Olbia, trasferimento all’isola della
Maddalena, sistemazione in hotel e illustrazione del programma.
Sabato 24 settembre
Mattina - Visita ai cippi garibaldini dell’Isola della
Maddalena; convegno nella Sala
Consiliare del Comune della Maddalena: saluti del Sindaco della Maddalena,
Angelo Comiti, del Presidente della Provincia di Olbia-Tempio, Fedele
Sanciu, e di Luciano Guerzoni, Vice Presidente Nazionale Vicario
dell’ANPI.
-
I Sessione: conferenza su “Garibaldi e il Risorgimento” tenuta dal prof.
Manlio Brigaglia.
-
II Sessione: conferenza sul “Lavoro nei 150 anni dell’Unità d’Italia” e
su “Garibaldi protagonista delle lotte per i diritti dei popoli” tenuta
da Carlo Ghezzi, Presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio e
componente del Comitato Nazionale ANPI.
Pomeriggio – Isola di Caprera: visita al Museo Garibaldino e
alla Casa di Garibaldi alla presenza e con racconti e testimonianze della
professoressa Annita Garibaldi Jallet, pronipote dell’eroe dei due
mondi.
Domenica 25 settembre
Gita
in barca (con pranzo a bordo) per l’arcipelago della Maddalena con visita alle
isole.
La
delegazione dell'ANPI Nazionale che parteciperà all'iniziativa sarà formata da: Luciano
Guerzoni, Vice Presidente Nazionale Vicario ANPI, Marisa Ferro e
Andrea Liparoto della Segreteria Nazionale ANPI, Marcello Basso, Piero
Cossu e Carlo Ghezzi del Comitato Nazionale ANPI.
Saranno
inoltre presenti Francesco Pranteddu, Coordinatore Regionale ANPI
Sardegna, Domenico Piccinnu, Presidente del Comitato Provinciale
Olbia -Tempio.
Il senso di un'iniziativa garibaldina
di Andrea Liparoto, Segreteria Nazionale ANPI
L’ANPI
e Garibaldi. Un rapporto antico, fecondo, quasi inevitabile, che la nostra
Associazione intende rinnovare, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia,
con una iniziativa nazionale rivolta ai giovani.
Una
“Garibaldeide” di 3 giorni, dal 23 al 25 settembre, che toccherà i luoghi dell’esilio
sardo del Nostro: La Maddalena e Caprera. Un viaggio formativo organizzato dal
Comitato Nazionale ANPI, dal Coordinamento Regionale ANPI della Sardegna con la
collaborazione della Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
Riattraversare
Garibaldi, dunque. E con i giovani. Perché? II Generale dei generali non smette
di essere presente. Nelle ufficialità più disparate, nelle intenzioni più umili,
in rumorose iniziative libertarie. I motivi di tanta sequela, quand’anche solo
sognata, sono legati a slanci impareggiabili. Italiano, si batteva nel 1840 per
I’indipendenza uruguayana, inventando una schiera di audaci in camicia rossa.
Difendeva fino allo stremo, e con illustri prodezze d’armi, la Repubblica
Romana.
Capeggiava
un battaglione di volontari di varie estrazioni – che al nome di Giuseppe
Garibaldi letteralmente impazzivano di coraggio – per andare a liberare una
Sicilia oppressa dal giogo di una monarchia rozza e oppressiva: la leggendaria
impresa dei Mille. C’è di più, non si arricchì. Non pronunciò promesse di convenienza,
scorrazzava per il globo per puro altruismo, la libido della carriera non gli
apparteneva. E non pretese riconoscimenti. Non gli vennero nell’immediato. All’atto
della consegna del Sud, nel celebre incontro di Teano, fu invitato a mettersi
da parte. Quella testa “calda” alla nazione non serviva più. E lui obbedì. Ma non
scomparve, richiesto a destra e a manca: lo chiamò anche Lincoln. “Uomo della
libertà, uomo dell’umanità” lo considerava Victor Hugo.
Un
mito – il “Che Guevara dell’800” – che persevera ancora oggi. II suo nome è
variamente marchiato in 6.000 comuni d’Italia. Quasi ogni paese ha una statua
che lo raffigura. I giovani sono i suoi più accalorati fedeli. Era, d’altronde,
inimmaginabile il contrario. Garibaldi odiava le prosopopee. C’era da liberare,
e partiva. Uno che parte così non può che ispirare fiducia immediata e brama di
farsi liberatore negli spiriti in formazione. È statistica: delle tante pagine
di storia impartite nelle aule, una sola non ha mai subito il disonore della
polvere: le imprese garibaldine. Schiere di società di sondaggi (Makno, Doxa,
Rq, tra le altre) da sempre sono impegnate a tirare le fila della passione dei
ragazzi per il Nostro. II risultato è scontato, anche perché oltretutto
Garibaldi non mancava di abilità comunicative. Aveva fotografi al suo seguito,
che lo ritrassero in pose accattivanti sostenute da avanguardistici blue jeans.
Nutriva un culto di sé abbastanza spropositato, cosa che non guasta se può
affascinare e indurre a muovere passi di lotta, anche minimi. Ha camminato quel
nome, quell’epopea nel tempo. Una parte consistente della Resistenza lo portava
come vessillo: le Brigate Garibaldi. Ebbe a scrivere Arrigo Boldrini, Presidente
Nazionale dell’ANPI per oltre 60 anni, in un passaggio di un suo articolo
pubblicato su Patria Indipendente: «In verità Garibaldi dette un contributo
importante per la formazione di una coscienza nazionale, senza la quale non
avrebbe potuto svilupparsi, durante la Resistenza, una politica sorretta da
profondi ideali di giustizia, di libertà, di progresso e di pace». II suo volto
era sulle bandiere dei partigiani, la “purezza”, il disinteresse del suo agire
nei loro cuori. II suo nome, poi, è “politico”, da sempre arruolato in tutte le
realtà partitiche: è stato garibaldino il PSI, il PCI, il Partito Radicale, il
Partito Repubblicano. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Fa comodo un
Garibaldi in famiglia. Politico fu anche lui. Nel giovane Parlamento italiano
battagliava, poco seguito. Sempre concreto, non aveva velleità da palcoscenico:
alla Camera dei Deputati ci sono depositati ben 17 progetti per porre rimedio
alle tracimazioni del Tevere. «Voleva rifare il Tevere, dopo aver fatto I’ltalia»
ha raccontato in una intervista una sua pronipote. Ebbe tra I’altro grandi
intuizioni politiche. Immaginò un futuro che oggi appare come I’uovo di
Colombo: gli Stati Uniti d’Europa. Quindi si schierò con la Comune di Parigi
nel 1871 e con la Prima Internazionale. II suo fattivo sostegno ai primi
esperimenti di forme organizzate della classe lavoratrice può annoverarlo tra
gli antesignani del movimento operaio.
Un
uomo completo, verrebbe da dire - seppure forse manipolati da un eccesso di considerazione
– un grande italiano, contro cui comunque c’è chi non smette di inveire.
Qualcuno ancor oggi gli dà del militare improvvisato, inconcludente e nocivo in
alcuni casi, nonché del pessimo politicamente. Ma i risultati sono lì a parlare.
Non occorrono apologie. Garibaldi parla da sé. Come parlano i tanti segni
lasciati nel tempo. In chi oggi lo fissa nelle corde di piccoli e grandi
impegni civili, in chi ancora prende appunti nella coscienza leggendo la sua
storia.
Giuseppe
Garibaldi scorre negli anfratti dei continenti, nelle intelligenze più
sensibili, umanitarie, eticamente non inquinate. Ha tanti nomi e tanto futuro
ancora.
Per
tutto questo andremo di nuovo ad incontrarlo con i nostri ragazzi.
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