Cancellare le feste laiche (ma non quelle religiose) per fronteggiare la crisi? “E’ una misura irrilevante – afferma Carlo Smuraglia, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) e
per alcuni aspetti anche controproducente dal punto di vista della
cosiddetta produttività. Ma in realtà l’intento è un altro: si
vuole portare a compimento "un’opera di revisione costituzionale e di
cancellazione della memoria. Noi non ci stiamo, lanciamo un appello alle
forze sane del Paese e al mondo dell’informazione. Serve una
rivoluzione culturale”.
Qualche giorno fa Gaetano
Saya, ex massone e leader del MSI - Destra nazionale e ideatore delle
"ronde nere" - si è lanciato in una nuova campagna al grido di: cacciamo
gli stranieri, gli omosessuali, ripristiniamo la pena di morte e
limitiamo la libertà di stampa. E’ il delirio di un folle isolato o il
sintomo di un degrado politico e civile?
Sono dichiarazioni
farneticanti. Credo tuttavia che sia uno dei tanti gravi sintomi di un
malessere del Paese. Se l’Italia attraversa un momento di crisi la
spinta dovrebbe essere quella all’unità nazionale. Ed è quantomeno
singolare che proprio in un momento come questo vengano fuori
manifestazioni di razzismo e odio. Se nemmeno in una simile fase storica
non si trova un’intesa su alcuni punti di fondo e assistiamo a tali
esternazioni - e Saya purtroppo è in buona compagnia - vuol dire che c’è
una grave malattia in questo Paese che non si riesce a rimuovere.
Malattia
che sembra estendersi anche ad altri Paesi. Ai Mondiali di canoa in
Ungheria sul podio hanno rispolverato la strofa di un inno nazista al
posto di quello tedesco… Il morbo infetta tutta l’Europa?
Se
non tutta, qua e là sembra riaffiorare un po’ ovunque. Cosa perseguono?
Riportare l’Europa ai tempi del nazismo? In cosa credono? Oltre ad
essere gravi e pericolosi questi episodi sono anche decisamente
irrazionali perché non hanno sbocchi né prospettive né si può pensare
che possano essere “contagiosi” perché il buon senso, almeno per adesso,
in Europa prevale.
Tornando all’Italia nella manovra del
governo c’è la proposta di cancellazione di alcun feste tra cui il 25
aprile, il 1° maggio, il 2 giugno….
Solo feste laiche tra
l’altro. Piuttosto singolare. Se si tratta di sacrifici dovrebbero
riguardare tutti senza distinzione di religione…
Si sostiene che tale abolizione potrebbe contribuire a fronteggiare la crisi…
Ho
sentito l’opinione di numerosi economisti e la stragrande maggioranza
di questi sostiene che si tratti di un misura irrilevante e per alcuni
aspetti anche controproducente dal punto di vista della cosiddetta
produttività. E non ho visto nessuno sostenere con forza e competenza le
ragioni di una misura di questo genere. Ci deve essere un intento
diverso.
Quale?
Quello di proseguire
un’operazione di sradicamento della memoria già iniziata dal momento che
in più di un’occasione si è cercato di mettere in discussione queste
ricorrenze. Come si fa a pensare di sopprimere commemorazioni
profondamente radicate come il Primo Maggio che appartiene ad una
tradizione remotissima e fondante a partire dall’articolo 1 della
Costituzione? O il 25 aprile e il 2 giugno che rappresentano la base
della nostra convivenza democratica attuale, la libertà del paese e la
Repubblica?
Su “la Padania” si propone di festeggiare insieme 25 aprile e San Marco…
Un
concetto di nazione piuttosto incompiuto. 25 aprile e 1 maggio sono
feste di tutti perché così ha decretato la legge e il parlamento
italiano. E’ la strada su cui camminiamo. Ed è doloroso che non si pensi
soprattutto al fatto che il 25 aprile è costato centinaia di migliaia
di morti sui quali, come diceva Calamandrei, si è costruita la nostra
Costituzione.
Eppure non c’è stata una indignazione così capillare di fronte a questa proposta. Chissà se fosse successo all’estero…
Concordo
con quanto scritto da Alessandro Pace su Repubblica. Ben altra sarebbe
stata la reazione dei francesi se qualcuno avesse proposto di spostare
la data del 14 luglio (la Presa della Bastiglia, ndr) o quella degli americani se fosse stato messo in discussione il giorno dell’indipendenza…
Una proposta da rigettare completamente quindi?
Sì,
perché sono fermamente convinto che ci siano tante altre misure,
diverse ed eque che si potrebbero adottare senza sacrificare valori
fondamentali.
La cancellazione della memoria non passa
solo attraverso le leggi… Ogni anno c’è chi vorrebbe mettere le mani sui
libri di testo scolastici…
Penso che ci sia un profondo
problema culturale nel Paese e su questo dobbiamo intraprendere una
forte iniziativa. Se non riusciamo a creare un sentimento comune che
parta dai valori fondamentali su cui si regge la nostra storia e se non
riusciamo a farlo partendo dalla scuola questo paese non decollerà mai
come una democrazia veramente concreta e compiuta. E’ a scuola che si
preparano gli artefici della democrazia.
Articolo21 ha
lanciato un appello rivolto anche al mondo dell’informazione affinchè
dia spazio alle tante voci contrarie alla “macelleria sociale e
costituzionale” perpetrata tra provvedimenti che ledono i diritti dei
lavoratori e ipotesi scellerate di revisione della Carta.
Un
appello che condivido in pieno. Ed è giusto che sia rivolto al mondo
dell’informazione il cui ruolo è fondamentale. I giornalisti devono
sentire il peso della propria responsabilità non solo dando le notizie
ma cercando anche di contribuire ad accrescere il grado di coscienza
civile. E magari dovrebbero anche imparare ad usare più cautela nel dare
le notizie.
Allude alla strage di Oslo attribuita
inizialmente al terrorismo islamico per poi scoprire che si trattava di
un fondamentalista cristiano e neonazista?
Quella vicenda
dovrebbe servire da lezione per chi fa informazione e che spesso
percorre la strada più rapida dando per scontate delle responsabilità e
facendo così un cattivo servizio: se si insinuano sentimenti negativi
poi è difficile recuperare…
L’informazione però, specie in
internet ultimamente, è anche quella attraverso cui si propagano grandi
mobilitazioni. Giornali on line, siti internet, blog, social network…
Un
fenomeno straordinario come abbiamo avuto modo di vedere in occasione
dei referendum dove l’effetto dei mezzi cosiddetti non tradizionali è
stato superiore a quello dei media “convenzionali.”.
E’
solo un fenomeno della rete o c’è un fermento crescente anche
nell’impegno civile tradizionale? L’ANPI è un’associazione di partigiani
eppure sono molti i giovani che vi aderiscono…
Sono tanti e
anche inaspettatamente, e portano con sé speranze e attese che talvolta
sembrano anche eccessive rispetto a ciò che un movimento come il nostro
può fare. Ma è importante e incoraggiante perchè fortifica le nostre
speranze e il nostro impegno per un futuro migliore.
di Stefano Corradini, fonte: Articolo21
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