venerdì 16 aprile 2004

Antonio Falbo su Luna Nuova: "Berlusconi sbaglia nel criticare i Comunisti"



Berlusconi sbaglia nel criticare i Comunisti
Luna Nuova, 16 Aprile 2004 – Antonio Falbo, Presidente ANPI Grugliasco

Queste mie riflessioni nascono dagli ormai quotidiani riferimenti che il signor Berlusconi sfodera ad ogni occasione, sbandierando il fantasma del Comunismo a destra e a manca.
Il signor Berlusconi ignora la storia e il ruolo che il Partito Comunista Italiano ha avuto nella società italiana e di cui nessuno deve vergognarsi. Il PCI è stato un partito sempre alla testa della lotta contro tutti gli estremismi di qualsiasi tipo e colore politico, contro il terrorismo e contro la mafia. Esso ha rappresentato, sin dai tempi della guerra fredda, l’anima fattiva, cosciente ed eroica della maggioranza della classe operaia. Ricordo gli anni oscuri della sopraffazione ottusa e spietata del nazifascismo, anni in cui il PCI dette un grande contributo alla Resistenza: migliaia di giovani si sacrificarono, tra questi molti con la bandiera rossa tra le mani, immolandosi per dare dignità e libertà al popolo italiano. I diritti di libertà e legalità furono conquistati dalla Resistenza anche per quelle persone che sull’aggressione e persecuzione politica e razziale costruirono il loro potere dittatoriale e liberticida, così nacque la Repubblica, così nacque la Costituzione.
Ricordo anche i vari governi democristiani e centristi che agevolarono i disegni reazionari di De Lorenzo, Borghese e Tambroni, per non parlare dell’affare Gladio, frangenti di storia che nessuno più ricorda: nelle piazze, davanti alle officine, nei campi, nelle Università, il popolo italiano li fermò pagando di persona col sangue dei suoi figli minori. Ricordo Portella della Ginestra, Melissa, Montescaglioso, Terni, Genova, Modena, Licata, Torremaggiore, Avola, Molinella, Ceccano, Reggio Emilia e tanti altri luoghi dove è stato versato il sangue degli operai, dei contadini e degli studenti che hanno lottato per difendere la giustizia e i diritti democratici.
Dopo la Liberazione del ’45 e fino al tentativo di far passare cosiddetta “legge truffa” del ’53, i Comunisti sono stati alla testa di una nazione vera. È per questo che l’attacco al Partito Comunista Italiano è inaccettabile, esso è stato un grande Partito che fu sempre in prima fila nelle lotte in difesa della Pace, della Democrazia e della Libertà del nostro Paese.

6 commenti:

Aldo Olivero ha detto...

Gent.mo Sig. Falbo,

conoscendo e stimando la sua persona e la sua intelligenza mi stupisco del fatto che, in questa breve analisi del ruolo del PCI nella storia, abbia omesso alcuni fatti storici decisamente rilevanti nella determinazione di un giudizio realistico ed onesto su tale formazione politica.
Come è possibile affermare che il PCI sia stato "sempre alla testa della lotta contro tutti gli estremismi" quando nel '56 Togliatti affermò "È mia opinione che una protesta contro l'Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa non fosse intervenuta, nel nome della solidarietà che deve unire nella difesa della cività tutti i popoli" e quando l'Unità etichettò come "teppisti e spregevoli provocatori" gli operai insorti in Ungheria?
Come è possibile non ricordare l'atteggiamento del PCI nei confronti dei "compagni" abbandonati in URSS?

Certo del fatto che la ricerca della verità sia un obiettivo di fondamentale importanza anche per Lei, la invito a visionare i seguenti filmati RAI che documentano quanto ho appena affermato:

http://www.youtube.com/watch?v=_OmcTMWoDZc

http://www.youtube.com/watch?v=yLNDmoiuEvA

http://www.youtube.com/watch?v=2jLphuyRLX4

Distinti saluti.


Aldo Olivero

ANPI Grugliasco ha detto...

Consigliere Olivero: "l'analisi del Presidente Falbo, in realtà, non è un'analisi, bensì è quanto si è potuto inserire su Luna Nuova in risposta alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, come recita l'articolo e l'etichetta del post "rassegna stampa".
Per l'analisi completa, quindi, può recarsi a trovare il Presidente Falbo per confrontarsi con lui direttamente, se è interessato.
In merito alle questioni da Lei toccate, data l'evidente mancanza di elementi fondamentali con i quali Lei giudica, di seguito trova qualche spunto per informarsi, documentarsi e riflettere.
Si ricordi, consigliere, che i comunisti italiani hanno combattuto strenuamente contro il Nazi-Fascismo e hanno contribuito a scrivere la Costituzione della Repubblica, fondamento della nostra Democrazia.
ANPI Grugliasco


Dal discorso di Antonio Falbo, Presidente ANPI Grugliasco, al Congresso Provinciale dell'ANPI, 17/12/05

Ancora una volta Berlusconi per attaccare la sinistra sfodera il suo unico argomento: agitare lo spauracchio comunista. Voglio solo ricordare che il PCI è stato il partito di Gramsci, Togliatti, Berlinguer; non di Ceausescu.
La critica a certi metodi applicati nei paesi dell'est riguardante lo scavalcamento della democrazia socialista sono state dal PCI non solo criticate ma condannate. Invitiamo Berlusconi a documentarsi. Esiste agli atti il memoriale di Yalta, scritto da Palmiro Togliatti nel 1964, prima di morire, pubblicato poi da Luigi Longo, dove chiaramente si prendevano le distanze da certi metodi. Poi ci fu lo strappo di Berlinguer che indicò la via italiana al Socialismo.


Enrico Berlinguer e lo strappo con l’URSS

Le idee: la via italiana al socialismo, fondato sulle peculiarità italiane
http://www.youtube.com/watch?v=-FHPpkRH8LM
http://www.youtube.com/watch?v=AWjT1uSU4oo&feature=related

La questione morale
http://www.youtube.com/watch?v=01cDwLAcdVY&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=-wq5J_-kXWo&feature=related

ANPI Grugliasco ha detto...

La notte dell’Ungheria

“Gli anni trascorsi all’Unità rimangono nella mia esperienza di vita, i più ricchi di emozioni, di scoperte, di passioni, di divertite scherzose avventure, intrecciate a momenti critici, intensamente legati alle vicende politiche e alle crisi vissute all’interno del Partito, in alcuni casi angosciante disperazione. È ciò che accadde in modo particolare nel 1956, con l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Armata Rossa. In redazione “l’aiuto fraterno dell’URSS al popolo ungherese per fermare la controrivoluzione voluta dal capitalismo e dal Cardinale Mitzinski” non era stato da tutti condiviso. In quelle drammatiche giornate, l’Unità voleva difendere ciò che agli occhi di alcuni di noi era indifendibile, creando all’interno del collettivo redazionale una profonda lacerazione, con momenti di aspro contrasto. Un editoriale in prima pagina, firmato da Piero Ingrao, col quale si intendeva dare la linea del Partito, accrebbe la tensione: quello scritto no nera solo infelice, ma profondamente sbagliato come lo stesso Ingrao ebbe a riconoscere in anni recenti.
Alla riunione della nostra cellula (alla quale erano aggregati i compagni della Casa editrice Einaudi) la discussione si protrasse per due intere giornate. In una pausa per il pranzo ci trovammo allo stesso tavolo del ristorante Pollastrini di corso Palestro, quasi di fronte alla redazione, io, Adalberto Minacci, Italo Calvino, Luciano Pistoni, Gianni Rocca e Paolo Spriano. Concordammo subito sulla necessità di fare emergere dalla discussione il nostro dissenso, fissando su un documento, da mettere in votazione al termine del dibattito, la nostra posizione. Scritto l’ordine del giorno, nel quale avanzavamo serie riserve sull’intervento sovietico, cercammo di raccogliere un certo numero di firme tra i compagni che nei colloqui personali avevano i qualche modo manifestato giudizi critici nei confronti della posizione ufficiale del Partito. Purtroppo alle nostre sei firme (fummo subito etichettati come “i dissidenti del ristorante Pollastrini”) non se ne aggiunsero altre.
Ma il peggio doveva ancora accadere. Il giorno dopo La Stampa riportava in cronaca cittadina la notizia dell’ordine del giorno di dissenso presentato dalla redazione torinese dell’Unità, provocando una severa reprimenda nei nostri confronti da parte del direttivo della cellula, che ci accusò, attraverso una vera e propria requisitoria del responsabile della Commissione quadri, di avere fornito “al giornale dei padroni” materiale per danneggiare il Partito, rendendo pubblico ciò che doveva essere tenuto riservato al dibattito interno. Nessuno di noi aveva fatto la “soffiata” all’organo della Fiat. Involontariamente fu Italo Calvino a parlare del nostro documento con un collaboratore della sua casa editrice, il professor Paolo Serini, il quale a sua volta, in buona fede, per dimostrare al direttore de La Stampa, Giulio De Benedetti, che non tutti i comunisti erano uguali, gli aveva riferito dell’iniziativa dei sei dissidenti.”

[Diego Novelli, ex sindaco di Torino, nel suo libro “Com’era bello il mio PCI”, 2007]


“I gulag sovietici rimangono pur sempre una manifestazione deplorevole di illegalità e di disumanità. Essi non hanno nulla a che vedere con il socialismo, ed anzi, sul socialismo sovietico spiccano come una brutta macchia; sono piuttosto da considerarsi una barbarica eredità dell'assolutismo zarista, di cui i governi sovietici non hanno saputo o voluto liberarsi. Ma è possibile, anzi facile, rappresentarsi un socialismo senza Lager: in molte parti del mondo è stato realizzato. Un nazismo senza Lager invece non è pensabile.”

[Primo Levi, 1976, anno in cui nel gulag sovietici restavano ancora circa 10.000 prigionieri politici]

ANPI Grugliasco ha detto...

A proposito della diversità dei Comunisti e del Comunismo come "male necessario" secondo Giovanni Paolo II

Dal Partito Comunista d’Italia provennero riflessioni e idee forti e complesse, espressione di un’abitudine, oggi sconosciuta alla sinistra, di osservare e studiare la società. Da quel corpo sociale enorme e stratificato che era il PCI veniva una possente riflessione intellettuale collettiva. Quel gruppo dirigente fu in grado, per lungo tempo, non solo di produrre democrazia, per se stesso e per il paese, ma anche di interpretare il mondo. Certo, fecero anche un sacco di errori (chi non li fa?) ma mantennero sempre una autonoma visione delle cose, capace di interagire con la realtà e di cambiarla sul serio, non andando sempre e soltanto a rimorchio dell’esistente.
I comunisti non sedevano al governo nazionale, ma intanto governavano e bene mezza Italia a livello locale ed erano in condizione di agire potentemente nella società civile e di influenzarla in modo significativo, spesso in modo decisivo.
Il terrorismo, pilotato dall’esterno, aveva trasformato in battaglia militare la lotta politica in Italia. In altri termini il terrorismo aveva portato lo scontro fuori dal terreno democratico e della legalità. Questa svolta era diretta e infatti fu usata proprio contro il PCI e il suo ingresso nel governo. Di questo sono sempre stato persuaso. Brigate Rosse o qualunque altra roba fossero, a questo puntarono con il rapimento Moro e l’uccisione sua e della sua scorta. Qualcuno, là dentro, aveva le idee molto chiare. Altri, utili idioti, prestarono la loro opera. “Il Piano di Rinascita” della P2 ebbe il suo battesimo allora. L’elezione di Berlusconi fu l’inizio della sua realizzazione”. La demolizione della Costituzione repubblicana, che sta avvenendo ora, è il suo successo strategico principale.
L’obiettivo era quello di omologare il PC, farlo diventare uguale agli altri partiti, tagliare il suo cordone ombelicale con il popolo, con la gente. Chi aveva pensato a questo aveva centrato il problema. Si può dire che centrò il risultato, perché la diversità del PCI era la sua caratteristica principale.
La stessa Chiesa cattolica non ha capito la potente azione sovversiva del sistema mediatico, e non ha compreso di essere divenuta anch’essa oggetto di attacco. L’unico che sembra aver percepito la situazione è Giovanni Paolo II che, dopo aver collaborato attivamente alla distruzione del nemico principale dell’Occidente americanizzato, il comunismo, si è accorto che l’ateismo comunista era uno scherzo da bambini in confronto all’individualismo più gretto, e all’ateismo consumistico dei beni materiali assurti a valori universali. Un ateismo di gran lunga più pericoloso, perché subdolo, indiretto, pervasivo. Non quello banale e pedagogico della propaganda atea di tipo sovietico, ma qualcosa di apparentemente privo di ideologia, neutro. Ma a flusso continuo, promanante come un miasma da tutto il sistema mediatico, da decenni, in dosi massicce. Per arrivare al punto che il pontefice – e quel pontefice! – pronunciasse la definizione del “comunismo come male necessario”, bisogna immaginare una traiettoria molto meditata. Non si dicono cose del genere senza averle meditate. Non si tratta di improvvisazioni. Il materialismo consumistico è rimasto da solo a dominare tutto il panorama, tutti i panorami: è davvero un pensiero unico.

[Giulietto Chiesa, ex Eurodeputato, nel suo libro “Cronache Marxziane”, 2005]

Aldo Olivero ha detto...

Spett. ANPI,

mi stupisce che mi venga attribuita la mancanza di "elementi fondamentali" per giudicare: ho citato delle parole virgolettate del leader del PCI Togliatti, non di "amici del mio partito". Sarei curioso di avere un vostro commento in merito a quelle affermazioni...
Trovo interessante la distinzione che suggerisce Falbo: se è vero che il PCI era diverso dagli altri partiti comunisti nel mondo, sono però documentati e provati nei video proposti i metodi non certo democratici messi in atto dal Togliatti stesso per tacciare i compagni italiani abbandonati in URSS: anche su questo non ho ricevuto risposta...

Quanto alla scissione del PCI in merito ai fatti ungheresi del '56, ricordo che la linea ufficiale del partito fu quella di appoggio all'intervento sovietico: nonostante i dissidi interni e il ripensamento (che non può che essere apprezzabile) di Togliatti nel '64, il PCI espresse appoggio all'operazione.

Se da una parte non ho timori nel riconoscere le cose buone fatte dal PCI sia durante la Liberazione sia negli anni successivi, non posso tacere sulle ignobili azioni commesse dal PCI. Mi aspetterei che altrettanta serenità di giudizio ci fosse da parte vostra...

ANPI Grugliasco ha detto...

Consigliere Olivero,
le affermazioni di Togliatti vanno lette nel contesto entro il quale sono state pronunciate: si ricordi la Guerra Fredda, i delicati equilibri nazionali, gli ancor più delicati equilibri internazionali, lo stesso ravvedimento del Segretario del PCI anni dopo.
Ci stupisce che Lei non comprenda questo: non è possibile estrapolare affermazioni o comportamenti di singoli e pretendere giudizi da terzi nel merito senza inquadrare - in questo caso - storicamente personaggi, eventi e dinamiche nel corretto contesto storico, politico, culturale e sociale, anche a livello internazionale.

A sostenere la distinzione tra il PCUS e il PCI non è solo Falbo, ma i fatti, gli eventi, la Storia.
L'ANPI ha sempre avuto serenità di giudizio e siamo certi che tale serenità continuerà ancora a lungo grazie all'apporto di nuova linfa per "una nuova stagione dell'ANPI".

Le risposte Le sono state date in modo esauriente, La invitiamo per la seconda volta a recarsi di persona dal Presidente Falbo nel caso volesse ulteriori delucidazioni sulla questione.

Prima di formulare qualsiasi altro giudizio, La invitiamo a documentarsi approfonditamente sull'argomento, se davvero Le interessa: Lei è giovane, curioso, ha avuto l'opportunità di studiare, certamente gli strumenti per ricerche di questo tipo non Le mancano.